31 agosto 2022

Ho riesumato le biciclette.

La mia in particolare erano più o meno dieci anni che non la utilizzavo. Una passata di straccio, una pompata alle gomme, una rapida verifica che il seggiolino fosse ben fissato e siamo stati pronti per partire. Pietro e Leo pedalavano davanti a me. Sulla mia schiena, il trasportino per il cane (vuoi andare al parco senza cane?). Santiago sembrava contento. Mano a mano che prendevo velocità alzava le mani come se fossero ali. Salutava i passanti. Urlava e sorrideva.

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26 agosto 2022

Goga dice “mamma”.

In realtà le prime sillabe che ha pronunciato somigliavano più a “da-dá”. Tant’è vero che Fabio continuava a ripetergli “pa-pá” sperando di ottenere un primato su di me. Dopo giorni interi di “da-dá”, una mattina si è sentito un “ma-má”. E piano piano è diventato una sorta di richiamo. Quando voleva scendere dal seggiolone: “Ma-ma-ma-ma”. Quando voleva la pappa che stavo ancora cucinando: “Ma-ma-ma-ma”. Quando cambiavo stanza e non mi vedeva più: “Ma-ma-ma-ma”.

E poi, finalmente, il primo “mamma”. 

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17 agosto 2022

Mio marito ha preso ben quattro giorni di ferie questa estate e quindi abbiamo deciso di trascorrerli insieme ad una coppia di amici in Trentino. Siamo partiti la mattina dopo il mio rientro dalla Corsica. Via i costumi dalla valigia, dentro le felpe. Abbiamo preso in affitto una casa totalmente in legno, sperduta nel bosco insieme ad altre tre o quattro analoghe costruzioni sempre gestite dalla stessa famiglia di autoctoni, in un paesino isolato da ogni forma di vita, eccezion fatta per un cerbiatto e una lepre che ogni tanto si palesavano all’uscio (Bambi e Tippete?).

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8 agosto 2022

Quest’anno finalmente sono riuscita a tornare in Corsica, ospite dei miei genitori, con i quali ho condiviso 40 metri quadri per quindici giorni. Fabio non è venuto e io ho dovuto imbarcarmi in questa nuova esperienza di madre single in viaggio con tre figli. Mi preoccupava lievemente la partenza dovendo prendere il traghetto da Livorno: già immaginavo SG urlante sul seggiolino mentre i grandi si menavano litigando per chi avesse diritto a scegliere la canzone da suonare. Invece devo dire che è andato tutto piuttosto bene, pausa in Autogrill compresa. In cabina (sì, ho preso la cabina e consiglio assolutamente di farlo anche se si viaggia di giorno) la parte difficile è stata domare l’eccitazione dei maggiori che, come mufloni impazziti, continuavano a saltare da un letto all’altro. Alla fine, chiuse fuori le bestie, Santiago ha potuto fare un ulteriore sonnellino. Gli ho propinato la pappa alle 11.00 e alle 18.00, praticamente anticipando gli orari di pranzo e cena per far quagliare quelli del traghetto. E ha funzionato. Il tratto da Bastia a casa è stato tranquillo, paesaggi bellissimi e figli tranquilli. E poi io amo guidare.

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15 luglio 2022

Nonostante la scaramantica scelta di non augurarmi nulla, il weekend fuori porta con amici è stato piuttosto impegnativo. Perché Santiago ci ha testato con il suo primo febbrone della vita. 

Tutto è iniziato un paio di giorni prima della presunta partenza. Di ritorno da consueto giretto con cane, prelevo il bambino dal passeggino e me lo trovo rovente. Ok, fuori ci sono 37°C, aspetto un poco a misurargli la febbre. Diciamo però che la percezione tattile materna difficilmente sbaglia, dopo tanti anni di esperienza. E infatti il fornellino rimane bello caldo anche una volta rincasati e il termometro rettale segna 38.5°C. Il pargolo non sembra presentare sintomi aggiuntivi, peraltro mangia e beve. E’ solo un poco più letargico. Il giorno prima, oltretutto, mentre si trovava sul divano in braccio a Leo, divincolandosi come solo lui sa fare, si è esibito in un tuffo di testa con impatto frontale su gres porcellanato effetto legno. Tanta paura, un bellissimo unicorno da sfoggiare, ma niente di più.

In presenza di febbre il mio secondogenito, che già il giorno prima sentendosi responsabile si è messo a piangere, mi chiede: “Non sarà mica stata la botta in testa di ieri, vero?”

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5 luglio 2022

E siccome a gufarmela sono bravissima, non c’è da stupirsi se, non ancora giunti a destinazione, abbiamo dovuto fare una sosta forzata a 100 Km dal confine. Diceva mio marito: “Che meraviglia, non c’è traffico. E che bel cielo azzurro!”. Cantava Vasco: “Una splendida giornata” alla radio. E in quel momento abbiamo visto schizzare la lancetta della temperatura fuori scala, un attimo dopo che si fermasse di botto l’aria condizionata.

La scelta dell’auto con cui andare in ferie era caduta sulla mia per motivi di spazio, pur consapevoli che avrebbe potuto essere un terno al lotto. Si rompe qualcosa ogni tot mesi e tutte le volte ci diciamo che è l’ultima che la facciamo aggiustare. Ma alla fine ci rendiamo conto che, al momento, non ci sarebbe possibile sostituirla e quindi andiamo avanti in questo modo. Usciti dall’autostrada, accostiamo e constatiamo che il livello di liquido refrigerante è sotto lo zero. Rabbocchiamo con dell’acqua e, scesa la temperatura a valori accettabili, ripartiamo lentamente. Dopo poco però il motore ci molla e, incrociando le dita e lasciando scorrere le ruote in discesa, ci ritroviamo in panne esattamente davanti ad un’autofficina. Suoniamo disperatamente il campanello (è domenica!) e per fortuna un gentile signore ci fa lasciare la macchina dentro il cancello, promettendo di darle un occhio il giorno dopo. E precisando che: “Se il motore ha mollato, la situazione sarà sicuramente molto grave!”. 

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23 giugno 2022

Non ce la siamo sentiti di chiedere alle nonne di tenere SG di notte. E così, mentre marito e amici andavano in trasferta a Roma a vedere il concerto di Venditti e De Gregori, regalo di Natale del 2019, prima che la pandemia costringesse a svariati rinvii, sono rimasta a casa con il bimbo (rifiutandomi di portarlo con noi all’Olimpico, proposta da Telefono Azzurro avanzata da Fabio).

Le notti, in effetti, non danno segno di miglioramento. A parte che, se si sgarra una sera, la paghi per due giorni, ma questo dovrebbe essere noto a me, pluripara attempata. Come ad esempio quando siamo stati alla Festa Sarda, dove Santiago si è rifiutato di dormire nonostante scarrozzamenti vari per tutto il parco e ninne nanne reiterate. Rincasati a mezzanotte, poi per due giorni non ha voluto saperne di addormentarsi prima delle 23.00. Ma, trasgressioni culinarie a parte, anche quando il bimbo, come da scheda programmatica, va a letto alle 21.00, si sveglia ancora plurime volte. 

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10 giugno 2022

Santiago fa le prove di gattonamento. O, come dice Pietro, twerka. Si tira sulle manine puntando le ginocchia e comincia a sculettare. Ogni tanto punta anche i piedini e si mette a fare il ponte. Non coordina movimenti appropriati per spostarsi ma, chissà com’è, lo lasci in un posto e lo trovi in un altro. Ormai il suo telino igienico poggiato a terra è un patetico tentativo di preservarlo dal contatto con il suolo. Lo poggi lì, ti giri e lo ritrovi con in bocca le frange del tappeto, oppure a leccare le piastrelle del soggiorno. Lo metti seduto e lo trovi a pancia in giù in oscillante equilibrio sulla pancia, le braccia e le gambe stese e sollevate. Poco dopo, solitamente, rigurgita.

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2 giugno 2022

Andiamo al ristorante con gli zii. All’aperto. Convinta che, come suo solito, Santiago si sarebbe svagato con i profumi primaverili e che avrebbe chiuso gli occhi dopo il biberon della buonanotte, dopo poco mi devo ricredere. Alle 21.00 in punto, scolati suoi 180 ml di latte, il bimbo sembra non avere alcuna intenzione di dormire. Continua invece a cacciare le sue famose urla diaboliche, tanto che a turno dobbiamo tenerlo in braccio anche durante il nostro pasto.

E dagli il ciuccio.

E dagli il biberon di camomilla.

E fagli fare il giretto.

E cambialo, che ha fatto la cacca.

Niente.

“Ahhhh ahhhh ahhh!” tutto il tempo.

Stremata nell’udito e anche piuttosto infastidita a questo punto, l’unica cosa che mi viene in mente è di offrirgli un pezzo di pizza.

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