Siamo stati all’estero per il consueto torneo di tennis a squadre. Ci siamo portati SG e il cane. Si sono comportati bene, il cane soprattutto.
Santiago è stato quasi sempre all’aria aperta. Purtroppo la terra rossa sconsigliava di lasciarlo gattonare in ogni dove e quindi è stato spesso costretto nei movimenti o in braccio o nel passeggino. I primi due giorni sono andati piuttosto bene, il terzo giorno il bimbo ha cominciato a dare segni di scompenso. L’ultima sera non è stato possibile rimanere entrambi seduti simultaneamente a cena: o si alzava Fabio o mi alzavo io. Giretto, passeggio, in braccio, giù, avanti, indietro. SG era intenibile, stanco, ma non affatto propenso ad addormentarsi. E dire che quel giorno, in attesa che finisse la partita di Fabio, momento in cui gli avrei ceduto il pargolo per entrare a mia volta in campo, l’avevo portato sull’erba a gattonare, mangiare sassi e tirare palline. Ovviamente il viaggio di ritorno l’ha trascorso dormendo beatamente e non si è fatto nemmeno mancare dodici ore di sonno la prima notte trascorsa di nuovo nel suo lettino a casa. Probabilmente, a scoppio ritardato, ha sentito la necessità di tornare nel suo ambiente.
Siamo stati alla visita di controllo pediatrica. Santiago Gabriele pesa 11 Kg (tra il 75esimo e il 90esimo percentile), è lungo 75 cm (tra il 50esimo e il 75esimo percentile) e ha una circoferenza cranica di 48 cm (ancora tra il 75esimo e il 90esimo percentile). Come dice lei: “E’ più ciccio che alto”. Non per niente questa estate, mentre ci recavamo nei vari luoghi di villeggiatura, l’avevo soprannominato “il ciccione viaggiatore”. Le indicazioni sono di introdurre l’uovo (prima tuorlo sodo e poi anche albume) e, dopo l’anno, il latte vaccino (diluito dapprima al 50% e poi al 75%). Speravo di poter interrompere l’acquisto oneroso di una confezione di latte in polvere a settimana (18€ ogni settimana!) e invece mi tocca di aspettare ancora un mesetto. Pazienza.
Fra due giorni rientro al lavoro. Non so cosa troverò, probabilmente le stesse cose che ho lasciato, ma non si può mai dire. Confesso che sono agitata. Da un lato non vedo l’ora: da quant’è che non sto da sola in una stanza? Da quanto tempo non vado in bagno senza che qualcuno mi segua? Da quanto non ho la possibilità di stare seduta al PC a guardare la posta senza dover tenere in braccio qualcuno?
Da un lato non avrei mai voluto che questo giorno arrivasse.
Faccio i bilanci e mi chiedo se ho fatto tutto bene. Se avrei potuto fare di più. Godermi di più il bambino e gli altri due figli. Penso che, miei acciacchi di salute a parte, ho dato loro tutto quello che potevo in questi mesi. E’ stato stancante, a volte mi ha messo a dura prova. Ma è stata un’esperienza meravigliosa, che immagino non tornerà più. Per la prima volta mi è stato concesso di seguire fin quasi all’anno di vita i progressi del mio bambino. Ero con lui quando ha sorriso, con lui quando si è messo seduto. Eravamo insieme quando ha mangiato la prima pappa. C’ero quando ha gattonato. Gli ho dato io la manina quando ha tentato i suoi primi passi.
Tutto questo ha le sembianze di una pagina di storia di una bellezza unica e irripetibile, che rimarrà per sempre impressa nei miei ricordi.