Come sopravvivere all’allattamento al seno

Ho allattato quasi ovunque. A letto, sul divano, in poltrona, al ristorante, in chiesa, ai margini di un campo da calcio, camminando, mangiando, tra una partita di tennis e l’altra, in gita all’acquario, al minigolf, in spiaggia, in funivia, in una macchina in corsa (è successo una sola volta, lo giuro. Non lo farò più. E comunque non guidavo io…).

Alla fine allatti dappertutto. E in ogni modo. Alla fine si attacca anche se stai a testa in giù. Se lo tieni con una mano sola. Se con l’altra stai cucinando. Alla fine sembra tutto così semplice. 

Infatti il difficile è l’inizio. Con ogni figlio. Almeno per me è stato così.

Mi ritrovo a dare consigli sull’allattamento quando anche io ho avuto qualche difficoltà. Ma forse è giusto così, perché posso condividere con voi vere esperienze di vita vissuta, problemi e loro risoluzioni.

Il primo consiglio in assoluto, soprattutto con il primo figlio, è una regola aurea, da tatuarsi su un braccio (o un seno, che forse è meglio): chiedete aiuto all’ostetrica fin da subito.

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Cambiare il bambino di notte

E’ come cambiarlo di giorno. O no?

Con l’esperienza si impara a farsi furbe, ovviamente quando si può…

Nel primo mese non c’è scampo: solitamente il neonato come mangia, fa la cacca. A volte anche due volte di fila (io la chiamo la “doppietta”). E questo accade anche di notte. E la cacca, si sa, sarebbe meglio sempre lavarla con l’acqua corrente. Tuttavia, di notte qualche eccezione si può fare. E vi spiego il perché.

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Come vestire il neonato

Beh, che domande! Con un bodino e un tutino! Semplice, no?

Non sempre…

Specie quando sono appena nati, che sono flaccidi (quasi tutti), che non tengono su la testa, che non controllano gli arti, insomma… che non collaborano! Ecco qualche spunto per facilitare la vita.

Partiamo dal bodino. Spesso le neomamme fanno un po’ fatica a far passare la testa per il foro previsto (uno psicanalista fantasioso ci vedrebbe un significato freudiano, almeno per quelle che non hanno dovuto subire un cesareo…). Capita di vederle armeggiare con questo capo di vestiario, nel vano tentativo di infilarlo dal basso, facendo passare prima i piedi: tutto apparentemente semplice, fino a quando il bodino si incastra irrimediabilmente sotto le ascelle dell’infante e, a quel punto, se non vogliono correre il rischio di lussare un braccio al proprio figlio, devono arrendersi all’evidenza e desistere dall’ardua impresa. In verità infilare la testa non è poi così difficile, basta avere fiducia nel fatto che lo scollo del bodino è stato disegnato e studiato per questo scopo e infatti è diverso dalle nostre T-shirt. Ammetto di non essere in grado neppure io di spiegare come facciano le ostetriche ad arrotolare tutto il bodino riducendolo ad una sorta di pozzetto che poi posizionano sotto la testa in modo che magicamente, pluf, cada all’interno e ci si ritrovi già con il bambino mezzo vestito…

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Il cambio del pannolino

Sembra una banalità, ma non lo è. Perché se all’inizio il bimbo è piccolo e sta quasi (quasi!) immobile, mano a mano che cresce bisogna spesso imbastire una lotta greco-romana per riuscire a fissare i cerottini adesivi sulla pancia. E anche perché, sebbene non si direbbe, è stupefacente la mole di escrementi che una creatura così piccola può produrre.

-Scegliere come posizionarsi rispetto al fasciatoio non è una cosa irrisoria. Durante la degenza in ospedale insegnano a cambiare il pannolino stando frontali, ma a casa spesso il fasciatoio è addossato ad una parete per il lato lungo e quindi si tratta di scegliere almeno per i primi tempi, una posizione che rimanga quella, in modo da creare un certo automatismo nei movimenti. Personalmente tengo la testa del bambino a sinistra e i piedi a destra

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