Come vestire il neonato

Beh, che domande! Con un bodino e un tutino! Semplice, no?

Non sempre…

Specie quando sono appena nati, che sono flaccidi (quasi tutti), che non tengono su la testa, che non controllano gli arti, insomma… che non collaborano! Ecco qualche spunto per facilitare la vita.

Partiamo dal bodino. Spesso le neomamme fanno un po’ fatica a far passare la testa per il foro previsto (uno psicanalista fantasioso ci vedrebbe un significato freudiano, almeno per quelle che non hanno dovuto subire un cesareo…). Capita di vederle armeggiare con questo capo di vestiario, nel vano tentativo di infilarlo dal basso, facendo passare prima i piedi: tutto apparentemente semplice, fino a quando il bodino si incastra irrimediabilmente sotto le ascelle dell’infante e, a quel punto, se non vogliono correre il rischio di lussare un braccio al proprio figlio, devono arrendersi all’evidenza e desistere dall’ardua impresa. In verità infilare la testa non è poi così difficile, basta avere fiducia nel fatto che lo scollo del bodino è stato disegnato e studiato per questo scopo e infatti è diverso dalle nostre T-shirt. Ammetto di non essere in grado neppure io di spiegare come facciano le ostetriche ad arrotolare tutto il bodino riducendolo ad una sorta di pozzetto che poi posizionano sotto la testa in modo che magicamente, pluf, cada all’interno e ci si ritrovi già con il bambino mezzo vestito…

Quello che posso dirvi è che, allargandolo bene sul davanti con i pollici e sostenendo la nuca con le dita indice e medio di entrambe le mani, alla fine la testa passa. Può capitare si incastri a metà strada, va bene. Che il bambino cacci qualche urlo di disappunto. Ma non è così grave. Spesso la verità è che abbiamo paura di fare male al pargolo e non accettiamo di essere maldestre. Ma soprattutto non accettiamo di sentirlo piangere. Non preoccupiamoci però più di tanto: non gli facciamo male. E dopo qualche cambio saremo sempre più brave.

Superato questo scoglio (più psicologico che altro), si possono far passare le braccia. Per i bodini, ma vale ancor più per le maniche lunghe in generale, il trucco per far passare le braccia è prendere la manina dalla fine della manica. Mi spiego: mentre da una parte accompagnate il braccio nel buco della manica, con la vostra mano andate a pescare la manina del bimbo dalla fine della manica. Anche qua c’è un trucchetto, ancora più valido se state vestendo il neonato con una giacca per uscire, che spesso sembra così stretta, ma in realtà non lo è: per accompagnare il braccio nel buco della manica si deve flettere il gomito del bambino e farlo aderire al corpo in modo che la manina si avvicini al buco della manica. Ogni tentativo di portare la manina nel buco senza aver prima flesso il gomito risulterà vano. Per aiutarvi invece nella “pesca miracolosa” della manina posso suggerire di arrotolare un pochino la manica, in modo che le dita della vostra mano debbano fare meno strada per arrivare ad incontrare le sue.

Tornando ai bodini: esistono dei modelli che dovrebbero semplificare la vestizione. Prenatal e H&M per esempio li hanno anche progettati con un abbottonamento completo sul davanti, con un lembo anteriore che in parte si sovrappone all’altro lembo anteriore. I “pro” sono che così non dovete più affrontare la sfida della testa, i “contro” sono che il numero dei bottoncini da chiudere aumenta esponenzialmente e, invece di dover solo chiudere i due clic clac sotto al patello, vi ritrovate a dover aprire e chiudere ogni volta dai quattro ai sei bottoni…

Per quanto riguarda il tutino, invece, ne esistono tantissimi modelli. In questo caso il consiglio è opposto: cercate sempre di infilarli dai piedi, a prescindere dal modello. Quelli più comuni hanno i clic clac lungo l’interno coscia e poi si chiudono con dei bottoncini sulla schiena. Ma vi sono anche quelli con una intera fila di clic cliac che parte dal collo fino a giungere ad una caviglia e quelli che invece hanno solo i bottoni sulla schiena e nei quali, dopo aver fatto passare il sederino, si devono chiudere solo tre clic clac sul retro. La scelta può dipendere da vari fattori, oltre che estetici, sicuramente anche pratici. Quest’ultimo tipo di tutino, ad esempio, ho imparato ad apprezzarlo solo tardivamente, scoprendolo molto utile nei cambi notturni di pannolini (una volta diventati pratici con l’inserimento delle gambe nel cul de sac del tutino, passaggio che richiede una decisa flessione delle cosce sulla pancia, ci si ritrova con meno bottoncini da aprire e chiudere).

Un ultimo consiglio che però tengo molto a darvi riguarda invece l’approccio della mamma. Spesso abbiamo tanti vestitini, qualcuno acquistato, la maggior parte regalata. Nella mia esperienza si tende sempre ad utilizzare gli stessi vestitini e questo può essere dovuto a diverse ragioni.

La mamma “pigra” sarà tentata di pescare direttamente dallo stendibiancheria il tutino pulito, lavato ieri, così non deve nemmeno cercarne uno nell’armadio. Oppure gli metterà lo stesso perché sa già che passa bene, che va su facile, che la misura è ancora buona.

La mamma “precisa” terrà i tutini da lei giudicati più belli nell’armadio, aspettando una degna occasione, che forse non arriverà mai. E quando finalmente deciderà che sì, per il Cinquantesimo dei nonni potrà vestire il bambino con quel meraviglioso completino che le hanno regalato, si accorgerà che la taglia è 3-6 mesi e il bambino ne ha ormai dodici.

La mamma “pratica” si ripeterà che non ha senso mettere i jeans e la camicia ad un bambino di due mesi di vita, che tanto sta nella carrozzina e chi lo vede? E che se gli mette i jeans, poi deve mettere le calzine e le calzine, si sa, scivolano sempre via. E poi la camicia viene sempre su e la pancia rischia di rimanere scoperta.

Allora io ti dico, non importa che tu sia una mamma “pigra”, una mamma “precisa” o una mamma “pratica”: io ti consiglio di cambiare spesso il tuo bimbo. Di mettergli tutto quello che hai in casa. Di osare, di divertirti e di far fuori tutto il guardaroba, nuovo o usato che sia.

Perché, mamma “pigra”, vedere tuo figlio con vestiti diversi ti aiuterà a superare quei inevitabili momenti nei quali ti sembrerà che la tua giornata sia un susseguirsi di identici gesti reiterati all’infinito.

Perché, mamma “precisa”, ogni lasciata è persa. E non importa se il vestito elegante l’hai usato per andare al Super: glielo metterai anche all’anniversario degli zii (a patto che arrivi prima di quello dei nonni).

Perché, mamma “pratica”, non sempre si fanno cose che hanno senso e, anche se nessuno vede tuo figlio, in verità tu l’hai visto, hai riso per quanto sembrava buffo, vestito da piccolo uomo dall’alto dei suoi 60 giorni di vita e magari ti è pure scesa una lacrimuccia pensando a quando i jeans e la camicia se li sceglierà da solo mentre fa shopping con gli amici. 

Anche io sono stata una mamma “pigra”, una mamma “precisa” e una mamma “pratica” in passato. Qualche volta lo sono ancora, è normale. Ma, adesso che ho avuto il terzo bimbo, ho scoperto che la gioia più grande è data dal godere appieno ogni singolo minuto trascorso con lui, anche nella routine.

E, fidatevi, anche il momento della vestizione può diventare emozionante…

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