19 settembre 2012

Oggi all’asilo tutto bene. L’ha portato la nonna per la prima volta (e io sono andata al lavoro presto). In realtà erano svegli entrambi alle 7.15 (incredibile come “sentano” che io mi alzo!).

Pare che abbia pianto al momento del distacco. E che mia suocera gli abbia proposto un disegno insieme, sollevando la disapprovazione della maestra che le ha detto che non era il momento, ma che ormai lo doveva fare perché glielo aveva promesso e che da domani deve arrivare, mollare il bambino e andarsene. Forse io mi trovo bene con la maestra, ma lei non ama mia suocera.

Forse semplicemente ha ragione la maestra.

Forse mia suocera non aveva capito che non si doveva stare lì. Vabbeh.

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18 settembre 2012

Alla fine ho deciso di andare io a portare Pietro a scuola. Immaginavo che mi avrebbero liquidato con un sorrisone in due minuti, visto il momento critico (siamo arrivati dopo l’apertura, quando ormai i bimbi erano tutti dentro, tra cui alcuni in lacrime, ma preferivo così perché altrimenti avremmo dovuto aspettare davanti al cancello chiuso e Pietro anche stamane continuava a dire che non ci voleva andare, pacatamente, ma lo diceva).

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17 settembre 2012

E come preannunciato… eccoci al punto!

Giovedì all’asilo Pietro ha graffiato in faccia un bimbo. La dinamica non è stata chiara. Giulia l’ha sgridato (la sua prima maestra, Lara, era in pausa pranzo). Poi a casa lo abbiamo sgridato un po’ tutti. Dicendogli che così non andava, che se faceva così all’asilo non si poteva andare etc. La mattina dopo Pietro non vuole andare all’asilo. “Non mi piace. Non mi piace Lara. Non voglio andare a scuola”. Arrivati fuori dal cancello di casa mi dice che gli scappa la cacca. Torniamo a casa e la fa (quindi cacca vera, probabilmente era agitato!).

All’asilo Lara mi racconta il fatto e mi dice: “Tranquilla, succede, non è mica l’unico! E’ un bambino intelligentissimo, vedo che sa usare i numeri, che ha avuto molti stimoli, vedrai che viene fuori bene. Ma non  è l’unico che non sa ancora bene come usare le mani… Vedrai, un po’ di pazienza, sono cose che si sistemano!”. Faccio per salutarlo e lui comincia a frignare che non vuole andare. Lara lo prende in braccio e l’ultima immagine che ho è di lui che scalcia in braccio a lei. Quel giorno, tutto bene. Ha mangiato tutto col bis del primo. E’ stato bravo.

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12 settembre 2012

Secondo e terzo giorno di asilo andati bene.

Ieri l’ho accompagnato io alle 9.00. Davanti alle porte chiuse c’era questo bambino dei “verdi” che faceva casino, menava la mamma sulla borsetta, faceva il gradasso con un suo amichetto, spintonava e urlava (anche il primo giorno) e Pietro ha cominciato a indietreggiare e a dire: “Non voglio andare a scuola oggi!”. Ho prontamente cambiato posto e hanno aperto le porte. Allora siamo entrati e lui è andato tranquillo in classe dove l’aspettava la maestra.

Tra parentesi, ma vi hanno fatto restare? Io proprio non mi son fermata nemmeno due minuti! Il primo giorno ho chiesto cosa dovessi fare (pensando ai dieci minuti fuori e dentro e simili) e mi han detto che “potevo andare” (niente “distacco” o cose del genere). Così ieri e oggi uguale.

Ieri sono andata a prenderlo qualche minuto prima (per non essere l’ultima e anche perché ho scoperto che le altre mamme avevano spiato i bimbi in giardino, mentre a me non era nemmeno passato per la testa!). Così l’ho cercato, ma all’inizio non lo vedevo. Poi l’ho visto sulla macchinina che si spingeva con i piedi avanti e indietro. Ed era enorme la mia gioia quando sentivo riprendere altri due bimbi perché andavano addosso ai compagni, mentre a lui non dicevano niente! Poi la maestra ha battuto le mani: “I gialli qui!” E allora ho sentito: “Pietroooo! Pietro! Dai, vieni… Pietrooooo! Dai che arriva la mamma!” E solo allora l’ho visto raggiungere gli altri. Quando sono andata all’aula sentivo che la maestra diceva che chiamava lei il bambino quando arrivava la mamma. E in effetti ha detto: “Alzati pure Pietro che c’è la mamma!” E io ho guardato dentro ed erano tutti e 27 seduti nelle seggioline, tra cui Pietro, che non si schiodava. E lei: “Pietro, ora puoi andare!” Allora piano piano s’è alzato e, frugandosi nelle taschine ha chiesto dove fosse la caramellina (che gli avevano dato evidentemente prima). Lei gliela trova nella tasca del grembiulino e mi dice: “Lui è quello dei “perché”! Deve capire sempre il perché di tutte le cose!” Strano… perché a me non ha mai chiesto i “perché” (tipo fase dei “perché” che si legge. Ma magari è iniziata adesso…).

Ieri era convinto che oggi si sarebbe fermato a mangiare. Ma ho dovuto spiegargli che sarà domani. E stamane, avendomi sentito raccontare a Fabio del bambino gradasso e che mi aveva detto che all’asilo non ci voleva andare, ha cominciato a dirmi, sorridendo, che non ci voleva andare. E guardava la mia reazione. E io gli ho detto: “Pace, ci vai lo stesso… o vuoi che mandi tuo fratello?” E ieri poi mentre faceva i dispetti a suo fratello lo minacciavo: “Guarda che se fai così domani non ti porto all’asilo!”. Vi è mai capitato di minacciare di togliere una cosa che potrebbe anche non essere un premio, ma che ovviamente appena la usi come ricatto loro vogliono a tutti i costi? Secondo me funziona!

Comunque oggi sono arrivata giusto per l’apertura così non abbiamo incontrato il bambino dei verdi. E siamo entrati e lui è andato dalla maestra di sostegno (credo che un suo compagno abbia qualche problema) e me l’ha presentata: “Mamma, questa è Giuditta!” La quale, essendo nuova, s’è stupita perché: “Nemmeno i bimbi dei grandi si ricordano ancora come mi chiamo!”.

Oggi alle 11.00 non sono andata a prenderlo, ho mandato la babysitter e sono andata al lavoro. Domani credo che lo accompagnerò io ma poi, alle 13.30, lo andranno ovviamente a prendere o la baby o mia suocera. Comunque io ho avuto un’impressione positiva sotto tutti gli aspetti. Rispetto al nido intendo. La maestra non se la tira. Non mi ha fatto manfrine psicologiche (vi ricordate il “gioco euristico” o la “psicomotricità” o le “manipolazioni”… insomma a me sta roba fa girar le balle). Molto easy. Puoi andare. E io vado. Trasmette serenità.

I bambini sono 27. Ma non c’è casino. E secondo me, forse Pietro aveva proprio bisogno di questo: di non essere al centro dell’attenzione, di stare con altri bambini, di non avere gli adulti addosso. 

Al nido era un casino! La giornata coi genitori è stato un baccano unico. Con le maestre che hanno dovuto interrompere le attività perché non li tenevano!

Qui mi sono commossa a vederli con i grembiulini tutti seduti sulle seggioline. E Pietro mi sembra contento. Oggi mi ha telefonato per dirmi che ha fatto un disegno bellissimo. E io sono emozionatissima per il pranzo di domani. So già che non durerà questo stato di grazia. Prima o poi mi diranno che ha spintonato o pizzicato qualche bambino. O che ha detto “cazzo”. O che ha pianto. Ma per ora me la godo! 

PS Mah, ogni tanto chiede “perché” (per esempio stamattina mentre andavamo all’asilo mi ha chiesto perchè le macchine e le biciclette vanno più veloci delle persone a piedi), ma non in maniera ripetitiva e sinceramente non mi ha mai chiesto il perchè di qualcosa che ha fatto lui!

Oddio penso che non avrei la pazienza sufficiente per non mandarlo a quel paese dopo un po’.

Spero che non inizi ora!

Ho dimenticato di dirvi che mentre arrivavamo al cancello, un bambino mai visto che si ciondolava attaccato a un palo della luce ha detto: “Ciao, Pietro!” E Pietro: “Ciaooooooo” E io: “Chi è, un tuo compagno?” “Sì”. Ok, è una cosa normale, ma il fatto che un bimbo lo abbia salutato chiamandolo per nome e facendolo per primo, mi ha commosso…

10 settembre 2012

Oggi il grande giorno!

Sveglia alle 8.00 (ovviamente quando c’è da alzarsi dormono entrambi), colazione e doccia veloce (sapeva di selvatico, il mio bambino!). Poi camicia e calzoncini. Grembiulino, qualche foto e via. Abbiamo preso il lavoretto (abbiamo incollato delle conchiglie raccolte da Pietro su delle foglie e messo il tutto su un cartoncino che ci avevano consegnato alla riunione per mettervi i ricordi dell’estate…). Sacche gialle e in strada. Dove una signora ci guardava dal balcone e diceva: “Quanto è bello!” Era proprio bello col suo grembiulino candido con “Pietro P.” cucito sul taschino in giallo. Arriviamo a scuola alle 9.00, ma le porte sono ancora chiuse. Si accalcano mamme con bambini. Non vedo nessun “giallo”. Un bimbo un po’ prepotente spintona un po’ Pietro. Una bimba piange. Un’altra (che andava al nido con Pietro e che ora è nei “blu”) sta in braccio a sua mamma. Pietro è bravo, uno dei pochi che sta fermo, un po’ imbambolato. Comincio a sperare che aprano perché temo che potrebbe stufarsi!

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09 settembre 2012

In risposta a te, amica che mi chiedi cosa abbia letto e come abbia fatto a farlo:

Il primo libro, l’autobiografia di Chet Baker, l’ho letto quasi tutto sul traghetto di andata mentre ninnavo Leo sul ponte della nave.

Il secondo, di Fabio Volo, nel pomeriggio quando dormivano (un’ora) e la sera qualche pagina a letto.

Il terzo, Disperatamente (e in ritardo cane) di Sergio Caputo (che raccomando a tutte!), idem.

Il quarto, L’imperatore del male di Siddhartha Mukherjee (800 pagine che narrano la storia del cancro) lo sto leggendo tuttora a letto alla sera (sono a pag. 500…).

Il fatto è che una mia amica mi ha prestato due libri di recente (giugno) e mi ha fatto riscoprire il piacere di leggere e soprattutto la capacità di trovare due minuti per farlo, magari solo prima di dormire…

Tra parentesi… e tu allora che riesci a cucinare???

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3 settembre 2012

Oggi rientro al lavoro dopo le ferie più rilassanti degli ultimi anni.

Vi starete chiedendo cosa mi sia successo. Come mai così positiva? Non è possibile!

E infatti non è che non ci siano stati cazzi e scazzi. Ma sono stati surclassati da due settimane di sole in un mare bellissimo.

Andiamo per punti.

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16 agosto 2012

Dunque.

Inizio con il dire che invece di ottenere l’effetto sperato (parlare del Leo che si alza 9 volte sperando che smettesse di farlo), ovviamente ho ottenuto l’effetto indesiderato (parlare del Pietro che non si sveglia di notte nonostante le cannonate e ritrovarmelo sveglio per tre notti di fila per acqua, pipì e “paura del gallo che canta alle 4.00 di mattina” – maledetto il tipo che s’è comprato un gallo sotto casa).

Detto ciò…

Stanotte alle 4.00 di mattina partiamo per il mare. Traghetto a Savona alle 7.00. Arrivo a Calvi alle 14.00.

Pregate intensamente per noi.

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13 agosto 2012

Centinaia le cose che vorrei scrivere. Non possibile farlo come vorrei.

Di quello che vi sto per dire non parlavo perché mi sembrava poco carino, soprattutto nei confronti della nostra amica gemellare, che, davvero, non so come faccia, ma che reputo troppo una grande. Alla fine però credo valga la tesi del “mal comune mezzo gaudio”. E poi, non ce la facevo più.

Son giorni (o meglio notti) in cui Leo si sveglia anche nove volte per notte. E la cosa mi sta snervando parecchio. Facendo una premessa, non ho mai visto un bambino crivellato dalle zanzare come Leonardo. Nonostante Autan, Citronella e chi più ne ha più ne metta… è pieno di morsicature. In testa, sui piedi, le mani… dappertutto. Ha anche i linfonodi grossi sul coppino (secondo me reattivi alle punture in faccia). E credo possa dipendere da questo. Io non sono molto amata dalle zanzare, ma ieri in ospedale mi hanno punto in due e tuttora, a ventiquattro ore di distanza, mi prudono da morire. Mi domando come faccia lui. Morale. Va a letto con il lattino tiepido alle 21.00. E di solito dorme bene fino a mezzanotte circa. Poi cominciano i risvegli. Mezzanotte, mezzanotte e mezza, 1.30, 2.00, 3.30, 4.00, 4.30, 6.00, 7.00…

Io vi giuro che sto impazzendo. Perché magari si tratta solo del ciuccio da mettergli in bocca, magari gli faccio una camomilla oppure gli do acqua normale. A volte rifaccio il latte. Quello che mi uccide è che io torno a letto e mi riaddormento (anche se un paio di notti stavo per ripiombare nel dramma del “non riaddormentamento”) e dopo 20 minuti quello ricomincia a piangere.

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