3 settembre 2012

Oggi rientro al lavoro dopo le ferie più rilassanti degli ultimi anni.

Vi starete chiedendo cosa mi sia successo. Come mai così positiva? Non è possibile!

E infatti non è che non ci siano stati cazzi e scazzi. Ma sono stati surclassati da due settimane di sole in un mare bellissimo.

Andiamo per punti.

Il giorno della mia ultima mail, che ero di guardia, non faccio in tempo a finire le varie visite sparse per l’ospedale che mi chiama mio marito angosciato perché, mentre non guardava, con una dinamica non ben chiara (o dolosamente non svelata), Leo si è rotto il labbro superiore (probabilmente in seguito a testata sferrata da Pietro). Sono tornata a casa prima (mezzora prima in realtà) perché lui era spaventato e diceva che aveva sanguinato molto e che era un po’ intontito. Ovviamente non era niente di grave, ma poi a casa Pietro ha fatto qualche altro dispetto a Leonardo e io mi sono proprio presa male, l’ho scapaccionato e messo a letto arrabbiata. Il proposito era di “rieducarlo” durante le ferie…

E così… Sveglia alle 4.00 di mattina. Traghetto alle 7.00. Alle 16.00 eravamo in spiaggia sotto casa. Cotti, ma al mare. Poi nei giorni seguenti lo schema era sveglia-mare sotto casa-pranzo-nanna bimbi-mare da un’altra parte-cena a casa-nanna.

La sveglia era variabile, a volte erano svegli alle 7.30 e facevamo i salti mortali per tenerli a letto (anche perché questo è stato il primo anno che Clara avrebbe dormito anche fino alle 10.00 e non mi sembrava giusto tirare giù dal letto lei e sua mamma a quell’ora…). In media si  alzavano attorno alle 8.15. Cacca di Leo che svegliava tutti. Oppure Pietro che entrava rumorosamente nel nostro letto e svegliava Leo.

Ora, immaginate una camera da letto con una porta, un matrimoniale ridossato al muro di sinistra, un lettino da campeggio ai piedi del matrimoniale e un lettino da campeggio sulla destra del matrimoniale e ridossato all’armadio a destra. Insomma. Per entrare a letto dovevamo prodigarci in un carpiato silenzioso (a rischio di svegliare i bimbi). Vi risparmio i dettagli riguardanti l’intimità. Di notte, dopo che mi sono resa conto che Leo avrebbe prosciugato il latte in polvere in cinque giorni, ho cominciato a toglierglielo (quello dell’addormentamento e quello notturno) sostituendolo con ciuccio e tisana. Nonostante la frenetica attività diurna, Leo mi ha fatto impazzire per addormentarsi (rare le cene iniziate e finite senza interruzioni: prevalentemente mi alzavo per metterlo giù perché frignoso e stanco e mi ritrovavo a stare per un’ora in camera con il bambino in braccio, nel letto, in braccio, nel letto, in braccio… un incubo). E di notte, a parte due miracoli (sveglia solo alle 3.00 e poi alle 7.00), mi ritrovavo dalle cinque alle otto volte sveglia, magari solo per il ciuccetto, magari per la tisana. Magari si svegliava anche Pietro, che una notte ha persino pisciato due volte e poi fatto la cacca alle 4.00 di mattina (spezzo una lancia a favore della figlia della amica che si lamentava che tratteneva la pipì: Pietro pisciava venti volte al giorno, mentre Claraera già tanto se la faceva due volte al giorno. Forse davvero, all’epoca dello spatellamento, non è che tratteneva, ma semplicemente… non le scappava!).

La mattina, bardati fantozzianamente (sacca dei giochi, braccioli, piscinetta e macchinina gonfiabili, passeggino, ombrellone, borsa degli asciugamani, libri, merende, borsa degli effetti personali…) scendevamo alle spiagge sotto casa. Sabbia, sassi, scogli. Bagno tutti insieme. Poi Leo usciva con papà che lo asciugava, patellava e metteva nel passeggino.

Io prendevo la macchinina gonfiabile di Pietro e ce lo mettevo dentro con i braccioli (fino a che non ne ha morsicato uno, poi ho dovuto usare un salvagente) e cominciavo a nuotare (un’ora circa) lungo la costa. E intanto parlavamo. Gli spiegavo che le barche avevano dentro i cavalli. Gli parlavo dell’asilo. Delle conchiglie. Insomma, di tutto. Era bellissimo. Poi tornavamo a riva.

A volte Leo dormiva e allora andavo di nuovo in acqua da sola, con la maschera o senza, e nuotavo come non mi capitava da anni e anni. Oppure rientravo sulla spiaggia anche io e aiutavo nel menage. Clara e Pietro si beccavano come sempre, ma lei ha imparato un po’ di più a reagire (e a non incavolarsi per ogni insulto inventato che veniva in mente a lui). Quest’anno lui la chiamava Stukas e lei ha risposto con Lindenaun e andavano avanti per ore. Oppure facevano le formine cantando una nenia propiziatoria per farle venire bene. Il Leo, quando ci siamo resi conto che forse era nevrastenico e poco assonnato perché stava sempre nel passeggino, è stato messo dopo alcuni giorni nelle condizioni di poter interagire con la natura. 

Ebbene, si cotolettava tutto nella sabbia. E infilava ogni cosa possibile in bocca. Sassi enormi, alghe, ciabatte… Tutto il tempo dovevi stare attento. E anche a casa dove si sporcava subito tutto (non pulivamo molto per terra…) e dovevi lavarlo mille volte. In acqua proprio un pesciolino. Adora fare il morto. Si tira tutto indietro e mette le orecchie sotto. E ride. Pietro invece ha provato a guardare sotto con la maschera e si è divertito molto!

Il rientro a mezzogiorno partiva come una staffetta. Fabio portava su Leo col passeggino, lo docciava in giardino (doccia fredda) e poi lo cambiava. Poi accendeva la tv su Paolo Limiti (che una volta è riuscito pure ad addormentare il bambino!) e preparava le verdure grigliate. Noi arrivavamo su, lavavamo i bimbi fuori e io davo la pappa al Leo. E qui partivano i nervi. Perché lui ha implementato la cosiddetta “mossa del diavolo”, che consiste nell’estrudere qualsivoglia tipo di cibo con la lingua, ovviamente dopo che il cucchiaino è stato tolto da davanti alla bocca. La mossa esiste anche nella variante con pernacchia, che mi faceva incazzare parecchio. Il tutto con i bimbi in sottofondo che urlavano/litigavano/piangevano. Ogni tanto veniva in mio soccorso la mia amica. Mangiavamo poi noi (i bimbi bravissimi in questo, Pietro un lupetto che divorava tutto più yogurt e pesche).

Leo nel passeggino di solito rompeva i maroni a manetta. E allora io decidevo di metterlo giù. Qualche volta ha dormito anche nel lettino. Ma la maggior parte del tempo passavo un’ora a sgigottarlo nel passeggino con il ciuccio in bocca. E ogni volta che mi fermavo apriva gli occhi. E io morivo di caldo. D’altra parte in casa non si poteva andare, che gli altri due dormivano e la casa è piccola. A volte l’ha fatto addormentare Fabio nel passeggino oppure la mia amica. Tanto che mi sono sentita inadeguata (non riesco a dargli da mangiare, non riesco a farlo dormire, insomma, non riesco a far la mamma con ‘sto bambino?).

Nel pomeriggio andavamo in paese (un carnaio) alla spiaggia principale, anche perché così Fabio ad un certo punto andava a far la spesa (quest’anno non ho dovuto metter piede in un supermercato!). A volte siamo anche stati sotto casa (un giorno che c’era vento e un altro che abbiam fatto una gita a piedi nella riserva fino ad una spiaggia particolarmente inaccessibile).

La sera tornavamo a casa verso le sette e partiva la seconda staffetta. Fabio ai fornelli e alternandosi alla doccia esterna. Io prendevo Leo e, mentre scaldavo la pappa, lo lavavo nella vasca. Poi la mia amica, mentre cercavo di dargliela, prendeva i bimbi e li lavava nella vasca insieme (non vi dico i litigi per chi doveva uscire prima-asciugarsi prima-vestirsi prima, tanto che anche la mia pazientissima amica ogni tanto ha sbarellato).

Poi tutti a cena con l’incubo continuo del Leo che rogna accanto sul passeggino (non avevamo seggiolone). E dagli il panino. E il biscottino. E il formaggino. Insomma, mi alzavo e andavo a provare a metterlo giù. E passava un casino di tempo. E a volte non mollava e lo riportavamo in giardino (Pietro andava a letto da solo: “Ciao mamma” e poi verso le 23.00 riprovavamo con Leo. Metterli a letto insieme era impensabile perché urlavano come matti eccitandosi fra loro.)

Clara sempre con il problema dell’addormentamento e sua mamma che doveva andare su con lei sul soppalco finché non dormiva. Poi le ultime sere, tra gemiti e lamenti, ha imparato a stare su guardandoci dall’alto e addormentandosi da sola. 

Incidenti di percorso:

-Leo ogni volta che strusciava la faccia contro la retina del lettino si staccava la crosta dal labbro e sanguinava copiosamente.

-La mia amica con l’otite (iniziata a casa) che ha dovuto prendere antibiotico.

-Punture di vespe (nell’ordine: mamma di Clara, Pietro, Clara, Pietro).

-Ribaltamento all’indietro del passeggino e caduta al suolo di Leo. Rinvenuto solo micro puntino sanguinolento sulla fronte che mi ha fatto ipotizzare puntura di vespa e relativo salto mortale all’indietro piuttosto che caduta all’indietro con volteggio e relativa ferita sulla fronte… Ma la verità non la conosceremo mai.

-Varie ginocchia sbucciate e tumefazioni varie di tutti i componenti della banda.

Il giorno del ritorno siamo stati in spiaggia fino alle 20.00. Il traghetto faceva la tratta notturna e abbiamo fatto tutti la doccia su e poi dormito in cabina (due cabine per fortuna). Temevo un incubo con mille risvegli e già mi vedevo a passeggiare sull’Esmerald Deck con un bibe di latte freddo in mano e un bambino urlante nel passeggino. E invece Leo ha dormito bene nel passeggino per la prima parte della notte e poi, dopo il risveglio delle 3.00, ha proseguito (udite udite, cosa mai accaduta prima perché lui non gradisce!) nel mio letto. Peccato che per la prima ora io non fossi riuscita a dormire (Pietro ha voluto stare in alto nel letto a castello col papà e io temevo che sarebbe/ro caduto/i giù sul passeggino) e che la sveglia sia stata alle 4.45 di mattino!

Note positive:

-Ho letto tre libri e mezzo. Ma vi rendete conto? Non leggevo così tanto dalle scuole medie!

-Fabio è stato marito e padre esemplare. A parte le “sue” ore pomeridiane durante la nanna dei bimbi in cui, cascasse il mondo – o il Leo – lui non si schiodava dal suo lavoro sul PC, devo dire che era operativo al massimo e aiutava in tutto, anche prima che ci fosse bisogno di dirgli qualcosa (chiaro poi, essendo un uomo, aveva i suoi limiti e ha fatto qualche danno, ma devo dire che sono stata proprio contenta di lui!).

-Pietro è stato strigliato un bel po’ di volte. E, cosa ancora più bella, da suo padre. Che l’ultimo giorno gli ha anche tracciato un solco circolare sulla sabbia e l’ha obbligato a starci dentro per dieci minuti (e ogni volta che usciva il conteggio ripartiva) e gli ha tolto la paletta per averla data nei denti (nelle gengive) di Leo (che era partito con il labbro rotto ed è tornato con il labbro rotto) perché gli aveva distrutto una formina (ovviamente per sbaglio). E devo dire che, senza nessuno scapaccione, in 15 giorni secondo me è migliorato parecchio (a parte che aveva Clara e il mare con cui sfogarsi) anche dallo stare a tavola e dall’obbedire a piccole cose (fare pipì, lavare i denti…).

Ora vado che Fabio agogna il PC. Sulle altre questioni (asilo e tattiche notturne) vi aggiornerò appena riesco.

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