17 settembre 2012

E come preannunciato… eccoci al punto!

Giovedì all’asilo Pietro ha graffiato in faccia un bimbo. La dinamica non è stata chiara. Giulia l’ha sgridato (la sua prima maestra, Lara, era in pausa pranzo). Poi a casa lo abbiamo sgridato un po’ tutti. Dicendogli che così non andava, che se faceva così all’asilo non si poteva andare etc. La mattina dopo Pietro non vuole andare all’asilo. “Non mi piace. Non mi piace Lara. Non voglio andare a scuola”. Arrivati fuori dal cancello di casa mi dice che gli scappa la cacca. Torniamo a casa e la fa (quindi cacca vera, probabilmente era agitato!).

All’asilo Lara mi racconta il fatto e mi dice: “Tranquilla, succede, non è mica l’unico! E’ un bambino intelligentissimo, vedo che sa usare i numeri, che ha avuto molti stimoli, vedrai che viene fuori bene. Ma non  è l’unico che non sa ancora bene come usare le mani… Vedrai, un po’ di pazienza, sono cose che si sistemano!”. Faccio per salutarlo e lui comincia a frignare che non vuole andare. Lara lo prende in braccio e l’ultima immagine che ho è di lui che scalcia in braccio a lei. Quel giorno, tutto bene. Ha mangiato tutto col bis del primo. E’ stato bravo.

Sabato giornata campale: la mattina in centro con amici per aperitivo (i bimbi al tavolino abbastanza bravi). Poi pranzo e caffè dal cuginetto. Poi a casa per la nanna di un’oretta. Poi a casa della mia amica gemellare che festeggiava i tre anni dei suoi bimbi. Là c’era anche la figlia di una mia collega che fa tre anni a novembre e un bimbo che non conoscevo, tale Alessio, che mi ricordava il Pietro di un anno fa. Prepotente, rubava i giochi a Leo solo per farlo piangere, spingeva in bimbi giù dallo scivolo e alla fine s’è pure pisciato nelle mutande mentre giocava.

Pietro dal canto suo è stato bravo. Ma che dico bravo, bravissimo! Era il più grande, è vero, ma devo dire che non è successo niente di sgradevole, anche nel momento topico in cui si rotolavano tutti sul piumone a piedi nudi. S’è conteso un gioco con questo Alessio e hanno urlato come matti tutti e due, ma non è partito nessun corpo a corpo. Insomma, eravamo contentissimi.

Da lì siamo ripartiti per cenare dalla nostra amica e festeggiare il compleanno di Fabio. Mentre cenavamo, Pietro e Clara hanno giocato mezz’ora in camera di Clara e non s’è sentita volare una mosca. Poi, verso le 23.00, è scattato un litigio per un gioco e ho visto coi miei occhi Clara che tirava tre ceffoni in testa a Pietro e lui che rispondeva con una sberla sulla pancia (poi qualcuno dice che ha cominciato lui, ma sinceramente, stavolta non l’ho visto!). Torniamo a casa e gli facciamo promettere che non lo farà più, anche se è un altro a cominciare. Domenica mattina schiumetta, poi Messa, poi pranzo e giro in centro. Poi dai nonni per un aperitivo serale, poi a casa, dove ci è venuti a trovare il mio amico che era stato in Africa…

Andiamo tutti a letto stanchi ma felici.

A parte che Leo (che a tradimeno alla festa dei bimbi, mentre nessuno guardava, s’è fregato una fetta intera di pan di spagna con chantilly e che a casa di Clara, mentre nessuno guardava, s’è sbafato la fine del tiramisù di Pietro – e io che non ho ancora introdotto l’uovo e il latte vaccino!!!) domenica notte s’è svegliato a mezzanotte, all’una e alle 2.00 e poi anche Pietro è venuto in camera nostra e io ho dovuto andare nel suo letto per lasciar dormire almeno Fabio e mi son sorbita il pianto di Leo fino a stincamento per poi tornare alle 5.00 nel mio letto…

Stamane ancora la solfa: “Non voglio andare a scuola”. Arrivati là, neanche il tempo di entrare che mi saluta e va ai giochi. Evvai, penso. Oggi pomeriggio in ospedale mando un sms alla baby: “Se tutto bene domani portalo tu all’asilo, che io è ora che torni ad andare presto al lavoro.” E lei risponde: “Tutto bene, ha tentato di morsicare un bambino, è stato messo nel “pensatoio”, ma poi tutto ok.”.

Cazzo, m’è caduto il mondo addosso. Ho detto, chiamo Fabio? Ma no, lo lascio tranquillo che poi lui va in paranoia. Finito questo pensiero, esco dallo studio e mi ritrovo Fabio davanti, che era venuto nel mio reparto per altri motivi. Mi chiede se ho saputo dell’accaduto (evidentemente era stato informato prima di me!). E che lui era disperato. E che non va bene. Che adesso basta. Che stasera il bambino è in punizione. Che è ora che capisca. Etc.

Morale, arrivati a casa Pietro ha finto che fosse andato tutto bene. Poi, messo alle strette, ha confessato, anche se non ho capito se il motivo del contendere fosse un’altalena (versione numero 1), un brondolo rosa (versione numero 2 – tra parentesi, cos’è il brondolo?) o un dondolo giallo (versione numero 3). Fatto sta che è stato chiuso in camera fino a ora di cena. Sorpreso a dormire, è stato svegliato. Poi dopo cena s’è messo a giocare con Leo, sempre in maniera che io odio, cioè gattonandogli sempre più vicino fino ad andargli addosso. Alla fine, niente TV. E’ stato messo a letto alle 20.30 (erano mesi che non andava così presto), con un po’ di capricci. Gli abbiamo rispiegato tutti i motivi 100 volte. Poi è andato a letto anche Leo (e per ora sembra dormire). Domattina sarà da capire cosa fare. Forse è meglio che l’accompagni io. Anche perché se no la maestra cosa deve pensare, che l’unico giorno che non vado là è quando c’è bisogno di parlare?

PS Non vi ho raccontato della prima (e spero ultima) caduta dal divano di Leo! Venerdì sera Fabio ha fatto partire un DVD e io insistevo che era meglio mettere a letto i bimbi, che intanto, sovreccitati, giocavano come matti per tutto il soggiorno, più o meno pericolosamente.

Io avevo i nervi a fior di pelle e mi sono incavolata con Fabio che era bello serafico sul divano con il DVD che iniziava. Messo il Leo nel box, Pietro ha cominciato a sporgersi per ribaltarvisi dentro come suole fare. Allora mi sono inalberata, ho estratto il Leo, l’ho messo sul divano tra me e Fabio e ho preso il Pietro e l’ho sbattuto nel box. “Così Leo sta con noi sul divano e tu stai lì, peggio per te!”

In quella Fabio si alza per andare a fermare il DVD e Leo si sporge per seguirlo. Mi giro in tempo per vedere il volo di faccia. Lo prendo anche per la cintola e alla fine riesco sì a non farlo cadere con il corpo, ma il bogione sbatte sordo sul marmo (son mesi che provo a tenere il tappeto tirato sotto in modo che, quando Leo fa le prove di camminata attaccato al divano, le probabilità di una bogiata sul marmo si riducano…).

Urlo di dolore. Genitori in panico. Pietro basito. Un bernoccolo viola, giuro, in tempo zero è spuntato sulla fronte (e stava proprio in quei giorni sparendo il precedente dall’altro lato!).

Insomma, soprannominato Berny, il povero Leo persiste con l’essere ubiquitariamente tumefatto…

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