Secondo e terzo giorno di asilo andati bene.
Ieri l’ho accompagnato io alle 9.00. Davanti alle porte chiuse c’era questo bambino dei “verdi” che faceva casino, menava la mamma sulla borsetta, faceva il gradasso con un suo amichetto, spintonava e urlava (anche il primo giorno) e Pietro ha cominciato a indietreggiare e a dire: “Non voglio andare a scuola oggi!”. Ho prontamente cambiato posto e hanno aperto le porte. Allora siamo entrati e lui è andato tranquillo in classe dove l’aspettava la maestra.
Tra parentesi, ma vi hanno fatto restare? Io proprio non mi son fermata nemmeno due minuti! Il primo giorno ho chiesto cosa dovessi fare (pensando ai dieci minuti fuori e dentro e simili) e mi han detto che “potevo andare” (niente “distacco” o cose del genere). Così ieri e oggi uguale.
Ieri sono andata a prenderlo qualche minuto prima (per non essere l’ultima e anche perché ho scoperto che le altre mamme avevano spiato i bimbi in giardino, mentre a me non era nemmeno passato per la testa!). Così l’ho cercato, ma all’inizio non lo vedevo. Poi l’ho visto sulla macchinina che si spingeva con i piedi avanti e indietro. Ed era enorme la mia gioia quando sentivo riprendere altri due bimbi perché andavano addosso ai compagni, mentre a lui non dicevano niente! Poi la maestra ha battuto le mani: “I gialli qui!” E allora ho sentito: “Pietroooo! Pietro! Dai, vieni… Pietrooooo! Dai che arriva la mamma!” E solo allora l’ho visto raggiungere gli altri. Quando sono andata all’aula sentivo che la maestra diceva che chiamava lei il bambino quando arrivava la mamma. E in effetti ha detto: “Alzati pure Pietro che c’è la mamma!” E io ho guardato dentro ed erano tutti e 27 seduti nelle seggioline, tra cui Pietro, che non si schiodava. E lei: “Pietro, ora puoi andare!” Allora piano piano s’è alzato e, frugandosi nelle taschine ha chiesto dove fosse la caramellina (che gli avevano dato evidentemente prima). Lei gliela trova nella tasca del grembiulino e mi dice: “Lui è quello dei “perché”! Deve capire sempre il perché di tutte le cose!” Strano… perché a me non ha mai chiesto i “perché” (tipo fase dei “perché” che si legge. Ma magari è iniziata adesso…).
Ieri era convinto che oggi si sarebbe fermato a mangiare. Ma ho dovuto spiegargli che sarà domani. E stamane, avendomi sentito raccontare a Fabio del bambino gradasso e che mi aveva detto che all’asilo non ci voleva andare, ha cominciato a dirmi, sorridendo, che non ci voleva andare. E guardava la mia reazione. E io gli ho detto: “Pace, ci vai lo stesso… o vuoi che mandi tuo fratello?” E ieri poi mentre faceva i dispetti a suo fratello lo minacciavo: “Guarda che se fai così domani non ti porto all’asilo!”. Vi è mai capitato di minacciare di togliere una cosa che potrebbe anche non essere un premio, ma che ovviamente appena la usi come ricatto loro vogliono a tutti i costi? Secondo me funziona!
Comunque oggi sono arrivata giusto per l’apertura così non abbiamo incontrato il bambino dei verdi. E siamo entrati e lui è andato dalla maestra di sostegno (credo che un suo compagno abbia qualche problema) e me l’ha presentata: “Mamma, questa è Giuditta!” La quale, essendo nuova, s’è stupita perché: “Nemmeno i bimbi dei grandi si ricordano ancora come mi chiamo!”.
Oggi alle 11.00 non sono andata a prenderlo, ho mandato la babysitter e sono andata al lavoro. Domani credo che lo accompagnerò io ma poi, alle 13.30, lo andranno ovviamente a prendere o la baby o mia suocera. Comunque io ho avuto un’impressione positiva sotto tutti gli aspetti. Rispetto al nido intendo. La maestra non se la tira. Non mi ha fatto manfrine psicologiche (vi ricordate il “gioco euristico” o la “psicomotricità” o le “manipolazioni”… insomma a me sta roba fa girar le balle). Molto easy. Puoi andare. E io vado. Trasmette serenità.
I bambini sono 27. Ma non c’è casino. E secondo me, forse Pietro aveva proprio bisogno di questo: di non essere al centro dell’attenzione, di stare con altri bambini, di non avere gli adulti addosso.
Al nido era un casino! La giornata coi genitori è stato un baccano unico. Con le maestre che hanno dovuto interrompere le attività perché non li tenevano!
Qui mi sono commossa a vederli con i grembiulini tutti seduti sulle seggioline. E Pietro mi sembra contento. Oggi mi ha telefonato per dirmi che ha fatto un disegno bellissimo. E io sono emozionatissima per il pranzo di domani. So già che non durerà questo stato di grazia. Prima o poi mi diranno che ha spintonato o pizzicato qualche bambino. O che ha detto “cazzo”. O che ha pianto. Ma per ora me la godo!
PS Mah, ogni tanto chiede “perché” (per esempio stamattina mentre andavamo all’asilo mi ha chiesto perchè le macchine e le biciclette vanno più veloci delle persone a piedi), ma non in maniera ripetitiva e sinceramente non mi ha mai chiesto il perchè di qualcosa che ha fatto lui!
Oddio penso che non avrei la pazienza sufficiente per non mandarlo a quel paese dopo un po’.
Spero che non inizi ora!
Ho dimenticato di dirvi che mentre arrivavamo al cancello, un bambino mai visto che si ciondolava attaccato a un palo della luce ha detto: “Ciao, Pietro!” E Pietro: “Ciaooooooo” E io: “Chi è, un tuo compagno?” “Sì”. Ok, è una cosa normale, ma il fatto che un bimbo lo abbia salutato chiamandolo per nome e facendolo per primo, mi ha commosso…