Ieri mi ha chiamato il consultorio territoriale ostetrico. Mi hanno chiesto come andasse l’allattamento e, spiegati i miei problemi, mi hanno dato appuntamento per oggi.
Sono uscita a piedi, con carrozzina, e ho camminato fino in centro. Circa venti/venticinque minuti. Giornata bellissima. Ennesima ostetrica eccezionale. O forse avevo solo bisogno di parlare. Alla domanda di come fosse andato il parto, sono scoppiata a piangere. Sì, perché credo di non averlo ancora metabolizzato. Me ne ero già resa conto parlando con mia madre al telefono: ogni volta che si accennava anche solo brevemente a quella notte, io cominciavo a piangere. Stamattina ho raccontato per filo e per segno tutta la vicenda, forse in maniera catartica, spero. Ho pianto, mi sono scusata, ma mi è sembrato non fosse necessario. Lei ha capito perfettamente il mio stato d’animo e mi ha lasciato sfogare. Poi siamo passati a Santiago. Messo nudo sul fasciatoio ha prontamente emesso un litro di pipì. Non la classica pisciatina a pisello libero che può capitare al cambio pannolino: un lago di pipì a basso flusso che ha inondato tutto il ripiano per poi percolare fino a terra. Preso, pulito e pesato: 4150 g! In sei giorni ha superato il peso della nascita: è tutto il mio orgoglio.