Da dove partire?
Al nuovo ospedale tutto bene, nonostante abbia appreso in differita che le mie ferie hanno creato parecchio scompiglio tra i colleghi. L’ho scoperto per caso, grazie ad una dottoressa che si è sentita in dovere di comunicarmi che ero “molto privilegiata a far ferie in agosto” (ripetendo l’espressione per ben tre volte prima che io mi alzassi e uscissi dalla stanza mentre lei ancora parlava). In realtà, facendo qualche sondaggio, mi sono resa conto che, chi più chi meno, tutti si sono lamentati col primario del fatto che io, ultima arrivata, me ne andassi per ferie.
Senza contare che: 1) non sono mica assunta, 2) ho lavorato tutto l’anno, non è che vengo da un periodo di disoccupazione, 3) sono stata costretta a prendere ferie in concomitanza con mio marito, il quale a sua volta ha dovuto prendere ciò che i suoi colleghi più anziani hanno lasciato, 4) nessuno di noi avrebbe voluto andare in ferie in agosto, 5) le guardie erano inizialmente previste per settembre, per cui pensavo fosse stato addirittura meglio mettermi in ferie ad agosto, 6) ho fatto comunque quattro guardie nei primi 15 giorni di agosto, 7) non pensavamo nemmeno di andare in ferie, viste le ultime novità (auto rubata e stipendio di mio marito di 800 euro a luglio causa tasse!).
Ebbene, alla fine, cascasse il mondo, io avrei fatto ferie. E mandato affanculo tutti.
Però… c’è sempre un però. Mio marito. Che di ferie non voleva sentire parlare. “Che dobbiamo sistemare questa cosa della macchina, che a settembre chi ce l’ha prestata la riprende, che non si può star senza macchina” e tutta una serie di ragionevoli considerazioni che però non avevano il potere di mitigare la sensazione opprimente che avvertivo, quella cioè che se non fossi riuscita ad andare in ferie, o meglio, a vivere le ferie come tali, avrei egregiamente interpretato il ruolo della cosiddetta “cornuta e mazziata”.
E un assaggio di ferie per la verità l’avevamo già fatto, alla fine, partendo un mercoledì sera dopo il lavoro, prendendo con Leonardino il traghetto notturno per la Corsica, per poi tornare col notturno del martedì sera successivo. Pochi giorni, ma belli davvero. Una sera siamo usciti io e Fabio a cena al ristorantino sulla spiaggia con musica dal vivo. Una sera sono usciti i miei (eravamo in casa assieme). Di giorno andavamo in spiaggia sotto casa, a volte a Calvi. Poi mio padre tirava su tutti in gommone e partivamo verso lidi vergini, a cercare calette nascoste tra le rocce. I bimbi entusiasti. Coi braccioli entrambi, nuotano nell’acqua alta, scendendo direttamente dal gommone.
Un pomeriggio abbiamo pure rischiato la “traggedia”: cambio repentino del vento, mare grosso nel giro di due minuti, Pietro che gridava: “Leviamo l’ancora!”, la quale era però incagliata sul fondale. Dopo alcune manovre (e devo dire che mi sono un po’ cagata sotto perché quando il mare s’è ingrossato ero in acqua con Leo ed ho potuto appurare che, nonostante i suoi braccioli e la mia destrezza, quelle onde ci avrebbero sopraffatto, tanto erano alte!) siamo riusciti a salpare e a riparare verso casa.
Pietro ha provato anche a guardare sott’acqua con maschera e boccaglio, che il previdente e sportivo nonno aveva acquistato all’uopo. Disdegnate invece le pinne.
Nonno che, in quella settimana in cui Pietro era stato solo con lui (e la consorte), si è letteralmente innamorato del nipote. Piste di sabbia con le biglie, castelli, tuffi, rituale dell’ombrellone, cartoni animati… Senza contare l’educazione impartita dalla nonna nel corso di soli sette giorni.
Appena sveglio, pipì e costume. Poi colazione, lavaggio denti e ciabattine del mare. Insomma. Un militare. Pare che prima che arrivassimo noi con Leo al seguito, i tre avessero “un ménage perfetto”, fatto di piccoli appuntamenti quotidiani, ritmi serratissimi ed accurata divisione delle mansioni e dei piccoli compiti. In pratica, siamo arrivati a rompere le balle.
Che dire, mi ero rilassata, abbronzata e goduta il mare.
Ma le Ferie, quelle con la “effe” maiuscola, si sa, sono le Due Settimane. E pace amen che capitino ad agosto e che scatenino un putiferio.
Fatto sta che fino alla mia ultima sudata guardia, venerdì scorso, non facevo altro che quotidianamente domandare a mio marito almeno dove gradisse andare, in modo che avrei provveduto ad organizzare con il miglior rapporto qualità/prezzo uno straccio di una vacanza.
Alla fine mi ero rassegnata. Venerdì sera arrivo a casa e scopro che il consorte aveva prenotato in un B&B a Ponte di Legno le notti di sabato, domenica e lunedì. Là, dei nostri amici radiologi hanno una casa e si dà il caso che fossero in ferie e ci avessero invitato. Immaginate la mia gioia. E il mio stupore.
Perché Fabio detesta la montagna e mai nella vita avrei pensato che mi avrebbe sorpreso con una boutade simile. Fatta la valigia la mattina stessa, partiti, litigio per la mancanza del navigatore in auto (rubato anch’esso), arrivati per pranzo, trovatici con gli amici davanti a un bel piatto di pizzoccheri.
Quel sabato è stato pesante, passeggiata in centro, parco giochi e cena fuori con scena isterica di Leo per una torta Sacher servita al fratello prima che lui terminasse il pappone (dopo aver appreso che il nostro B&B non era ubicato in paese bensì al Passo del Tonale, 20 minuti di tornanti più in su…).
Il giorno dopo siamo andati a camminare coi bimbi. Sono stati abbastanza bravi, abbiamo costeggiato il laghetto artificiale e il campo da golf sopra Ponte di Legno, poi abbiamo preso la seggiovia (avete capito bene: la seggiovia!) sulla quale Leo si è addormentato, proseguendo a dormire (a terra appoggiato sulla mia felpa) per un paio d’ore, mentre Pepi giocava sull’altalena e io (udite udite) prendevo il sole. Scarpinata giù dalla montagna fino alla macchina, con tanto di stronzo chilometrico di Pietro a bordo strada.
La sera, festa degli alpini in un borgo montano in provincia di Trento, polenta e cervo. E un sorso di vino rosso somministrato per errore al povero Leo che pare avere una particolare propensione per gli alcolici. Quella notte è stata psichiatrica. Il piccolo s’è svegliato urlando con occhi sbarrati e ci abbiamo messo un paio d’ore prima di sedarlo. Oltretutto in albergo i bimbi dormivano in un letto a castello (io terrorizzata che Pietro cadesse dall’alto, dato che Leo la prima notte aveva battuto il record di rotolamento-con-caduta-sul-pavimento).
Indomiti, il giorno dopo abbiamo preso direttamente dal Tonale l’ovovia che portava ai duemila e più metri, dove abbiamo visitato le grotte sfruttate come postazioni belliche dai nostri soldati durante la Grande Guerra (con tanto di secondo stronzo di Pietro a bordo sentiero) prima di prendere un’altra seggiovia (sulla quale questa volta Leo mi ha fatto disperare agitandosi un po’ troppo e passando più volte dalla posizione seduta a quella in ginocchio e ritorno) diretta al ghiacciaio Presena (2750 m). Abbiamo camminato sulla neve, mangiato al rifugio e poi siamo scesi a piedi (non prima di essere stati ripresi da un vecchio montanaro che sosteneva che sotto i due anni i bambini non vanno portati a 3000 metri).
Leo ha dormito dal ghiacciaio in poi fino allo spaccio della Galbusera di Sondrio (per intenderci, mi sono fatta la scarpinata con bimbo in braccio – Pietro sulle spalle del papà – siamo arrivati alla macchina e siamo partiti direttamente verso casa, anche perché aveva cominciato a piovere). Praticamente un week end e un giorno che sono valsi una settimana intera.
E allora perché il giorno dopo non andare a Gardaland? Decisione presa al risveglio, per cui allestisci zainetti e bambini e riparti verso Peschiera. Coda all’uscita. Inevitabile. Ma io pensavo di no. Pensavo che “le persone normali” fossero in Ferie, ad agosto. Invece no. Eppure, ci siamo divertiti. Nonostante le code. Abbiamo fatto tutte le giostre dei bimbi, anche con Leo che, essendo sotto il metro, bastava essere accompagnato, ma non c’è niente che non possa fare. Pure la casa di Prezzemolo (qualcuno ha presente???). Avremmo dovuto pensarci prima (era contrassegnata dal simbolo delle giostre “adrenaliniche”). In effetti ai primi segni di scompenso il papà ha sfoderato il telefonino per distrarlo, dimenticandosi completamente dell’altro figlio che, pietrificato, osservava il soffitto ruotare e ruotare e ruotare… fino a scoppiare in un pianto dirotto a giostra ferma.
Anche in questo caso Leo ci ha graziati con il sopore post prandiale che mi ha consentito di scarrozzarlo in braccio (niente passeggino) per mezzo Gardaland, salvo svegliarsi nel bel mezzo della attrazione dei Corsari in particolare nell’ambiente della foresta amazzonica con pappagalli urlanti, nebbiolina e liane pencole (che poi se vengon su turbati non chiediamoci perché). Come il povero Pietro che, avendo io adocchiatto i tre impiccati sul lato sinistro del trenino, su mio invito ha guardato dalla parte opposta, che ahime offriva allo spettatore la visuale dello scheletro del Pirata Barbablu trafitto da una lancia…
Tornati da Gardaland, ieri abbiamo deciso di sedarci. Bimbi dalla nonna, siamo andati a fare la spesa al Bennet. Quella sì che è stata vacanza!
Nel pomeriggio sono andata in piscina e poi, in preda ad un raptus mistico, ci siamo recati in concessionaria e abbiamo acquistato la macchina che avevamo puntato prima che il negozio chiudesse: una Nissan X Trail, usata, del 2007, garantita 12 mesi. Mio marito è contentissimo (eravamo dilaniati dal dilemma dei consumi, lei è diesel e noi volevamo GPL, ma pazienza) e soprattutto lo vedo sollevato dall’aver risolto quello che sembrava il problema più annoso della sua vita. Io sono convinta che, tempo due giorni, e mi ritrovano la Fiat16…
Oggi, per non farmi mancare nulla, mi son trovata al centro commerciale con mia mamma, che non vedevo da due settimane. Shopping. Ha pagato metà lei. E quindi grande shopping. E poi sono andata su da lei a pranzo (io e lei sole!). Spettacolo. Pomeriggio giro al parco in bici. Stasera Fabio è uscito a cena.
Programmi? Domani non so, ma l’idea è che domenica partiamo per quattro giorni nelle Marche (terremoti permettendo), raggiungendo un’altra coppia di radiologi (monotoni, nevvero?) che lì sono ospiti di un B&B (il gestore è il padre), purtroppo pieno. Per cui staremo in un altro, ad 1 Km di distanza. Il paese si chiama Montedinove, o qualcosa di simile. Non so dove sia, credo nell’entroterra, a circa 20 minuti da San Benedetto del Tronto. Dove andremo al mare. Ma non è che mi interessi più di tanto. L’importante è che le Ferie, con la effe maiuscola, dannazione, me le sto proprio facendo!
PS Leo ha fatto la cacca nel vasino due volte chiedendolo lui! E senza nessun training (non so nemmeno se avesse mai visto il vasino: semplicemente mi ha detto “cacca” e io ce l’ho messo! Poi, pazienza, mentre cercavo il pannolino pulito, mi ha pisciato per terra…)
PS2 Per solidarietà con voi, ecco anche la nostra lista infortuni: medusa che ha punto Pietro, squarcio sul ginocchio di Leo in Corsica (ci volevano i punti, ma non c’era modo e quindi si sta chiudendo malissimo, ma tant’è), squarcio sul piede di Pietro (con il filtro dell’idromassaggio di casa, taglio profondissimo, abbiamo messo gli steri-strip e si è rimarginato bene), capocciate varie (alla fine anche Pietro è caduto dal letto a castello e Leo in sequenza due volte dalla panchina del rifugio all’indietro), vespa oggi al parco per Pietro (che si vede che le attira).