Leo è un bimbo bellissimo. Mi trovo spesso a pensare che, a differenza del fratello, ha subito molti meno servizi fotografici. Temo che me lo ritroverò cresciuto e non me ne sarò neppure accorta.
Adoro quando lo porto in cameretta per far la nanna: si accoccola nell’incavo del mio collo e comincia a canticchiare la ninna nanna. Ogni tanto si confonde e canticchia “Tanti auguri a te”, la sua canzone preferita.
Gioca col telefono (o con qualunque cosa ne abbia la parvenza) e quando risponde dice: “Aiàia”. Adora stare in piedi in una nicchia della libreria (il nonno ha dovuto fissare per sicurezza tutte le mensole e la libreria stessa al muro). Ogni tanto finge di nascondersi, ma in realtà si mette solo sdraiato con la testa sotto il braccio.
Odia essere cambiato, è forte come un mulo e si inarca tutto fino a che non ti rassegni a cambiarlo in piedi (o in braccio).
Mangia tutto e con appetito. Per comodità gli do spesso pastina, ma mangia anche le penne col tonno. E la frutta intera.
E’ geloso di me e ogni tanto, se mi sta in braccio, scaccia Pietro. Se Pietro gli impedisce di toccare troppe volte di fila qualche gioco, lui reagisce e, come ieri, gli tira il gioco addosso. Una volta ha morso Pietro sulla manina (e io, sommessamente, ho ridacchiato). Ho fatto notare a Pietro che mordere faceva male e gli ho ricordato di quando lui mordeva. Poi ho sgridato Leo.
Ama l’acquetta in fondo al water, una cosa che mi fa accapponare la pelle. Non si possono più lasciare porte aperte. Il problema è che secondo me Pietro un paio di volte l’ha aperta apposta. E poi mi ha chiamato per dirmi che Leo era andato nel water.
Ama anche la pattumiera e oggi mi è volato il primo scapaccione quando l’ho sorpreso a ravanare con la bocca dentro un Fruttolo vuoto (che era appena stato buttato insieme ad un pannolino). Lui è rimasto male, ma veramente, ero raccapricciata (non mi dite di comprare i fermini per le antine, che la pattumiera viene aperta così tante volte di fila che impazzirei. Inoltre mio marito ne ha già buttato freudianamente uno “senza accorgersene”…).
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