28 novembre 2021

La settimana è stata molto piacevole. Tempo permettendo, sono riuscita a fare grandi passeggiate con bimbo e cane al seguito. A piedi fino in centro, fermandomi poi per un caffè, e al parco, camminando per almeno quattro chilometri. Quando ha piovuto mi sono invece dedicata alla sistemazione della casa. In cinque e con il cagnolino, c’è sempre qualcosa da fare.

Camminare mi fa stare bene, mi sento in forma. Mi è tornato il mio solito cronico mal di schiena lombo/sacrale, ma il dolore al bacino mi è completamente passato, le perdite stanno scemando piano piano (ho terminato anche il ciclo di eparina) e mi sentirei pronta per tornare a giocare a tennis… L’unica cosa che non migliora come vorrei è il tunnel carpale, soprattutto per quanto riguarda la mano destra, ma forse, impercettibilmente, qualcosa si sta modificando. L’altro giorno però ho avuto un incipiente tendinite al polso per cui ho cercato di sforzarlo di meno e di tenere il bambino prevalentemente con il braccio sinistro (i vantaggi di essere ambidestri!).

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23 novembre 2021

Avrei voluto poter scrivere che ho finalmente trovato la formula magica per la regolarizzazione dell’allattamento notturno. Pensavo così alle 4.00 di questa notte, quando per ben due volte, da mezzanotte alle 2.00 e dalle 2.00 alle 4.00, Santiago ha tirato due ore intere di fila.

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22 novembre 2021

Nel corso della settimana, a parte il cane, la diarrea l’abbiamo avuta tutti, iniziando da Pietro. Leo ha anche sviluppato un modesto raffreddore. Io ovviamente ho tamponato tutti per il Covid: tutti negativi. Non nascondo che però la cosa mi ha messo di cattivo umore, Santiago ha preso a starnutire in modo un po’ troppo frequente e io mi sono sorpresa a gridare ai bambini di stargli lontano, per l’amor del Cielo. In più la piaga ha colpito anche me e, anche se è durata una sola mattina, sommata a tutti gli altri acciacchi non è stata piacevole.

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18 novembre 2021

Ieri mi ha chiamato il consultorio territoriale ostetrico. Mi hanno chiesto come andasse l’allattamento e, spiegati i miei problemi, mi hanno dato appuntamento per oggi.

Sono uscita a piedi, con carrozzina, e ho camminato fino in centro. Circa venti/venticinque minuti. Giornata bellissima. Ennesima ostetrica eccezionale. O forse avevo solo bisogno di parlare. Alla domanda di come fosse andato il parto, sono scoppiata a piangere. Sì, perché credo di non averlo ancora metabolizzato. Me ne ero già resa conto parlando con mia madre al telefono: ogni volta che si accennava anche solo brevemente a quella notte, io cominciavo a piangere. Stamattina ho raccontato per filo e per segno tutta la vicenda, forse in maniera catartica, spero. Ho pianto, mi sono scusata, ma mi è sembrato non fosse necessario. Lei ha capito perfettamente il mio stato d’animo e mi ha lasciato sfogare. Poi siamo passati a Santiago. Messo nudo sul fasciatoio ha prontamente emesso un litro di pipì. Non la classica pisciatina a pisello libero che può capitare al cambio pannolino: un lago di pipì a basso flusso che ha inondato tutto il ripiano per poi percolare fino a terra. Preso, pulito e pesato: 4150 g!  In sei giorni ha superato il peso della nascita: è tutto il mio orgoglio.

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17 novembre 2021

E come è stato preso l’arrivo del nostro Santiago Gabriele a casa? 

Il cane non l’ha preso benissimo: affetto da una misteriosa forma di diarrea idiopatica, i primi giorni ho dovuto spesso pulire casa (e se fosse stata una reazione emotiva?). Di fatto, ogni volta che Goga fa qualche versetto, il cane risponde abbaiando. Abbaiando all’aria più che altro. Perché ovviamente non capisce da dove provengano i singhiozzi, i singulti e i vagiti. E quello stridio “Hiiiiiiii” tanto somigliante a quello di Pietro appena nato, che anche Santiago ha al posto del pianto classico del neonato. A nulla è valso fare annusare il pargolo al cane, spiegargli amorevolmente che d’ora in avanti avrebbe avuto un altro ospite in famiglia: dopo poco, al versetto successivo, riprende la sfilza di abbai, che a quanto pare non disturbano il sonno del poppante. Probabilmente ci era già abituato da quando stava in pancia. 

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16 novembre 2021

Ieri sera ho proposto a Fabio di andare a dormire in camera di Goga e di lasciare a noi due il lettone. Non è da me, lo so. Ma quando lui mi ha chiesto cosa potesse fare per aiutarmi, questa è stata l’unica cosa che mi sia venuta in mente. In effetti è stato molto meglio: l’ho attaccato sdraiata da ambedue i lati e poi si è addormentato di fianco a me e non ho avuto paura che cadesse o che venisse schiacciato.

Al mattino presto mi sono alzata, ho allattato e sono andata in doccia. Pulita e truccata mi sento subito meglio, tanto che ho preso coraggio, cane e bambino e sono scesa a fare la prima passeggiata “a tre”. E’ stato emozionante ripercorrere le vie del parchetto, anziché con cane e pancia, con cane e carrozzina. Certo, bisogna coordinare i movimenti per evitare di arrotare il cane o di inciampare sul guinzaglio, però come inizio non mi è sembrato male.

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15 novembre 2021

Siamo tornati a casa ieri, a sorpresa.

Dopo il parto ho scoperto che quella notte c’è stato parecchio movimento. A parte aver perso la gara con tutte le partorienti (ho finito per ultima), abbiamo dovuto aspettare su una barella nella cameretta dove avevo cenato la sera prima, insieme ad un’altra donna, in attesa che si liberassero i letti in reparto. Alla fine la camera in solvenza era libera e in quel momento mi sono detta che, mannaggia, me la meritavo eccome. Mi hanno portato qualcosa da mangiare sulla barella e poi mi hanno portato in reparto. 

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12 novembre 2021

Sono le 15.00 di giovedì pomeriggio. Il tampone l’ho fatto ieri, Covid negativo. Suono al Pronto Soccorso Ostetrico come da indicazioni.

“Sono qui per il ricovero programmato”

Mi aprono. Non era proprio così che l’avrei immaginata, questa fine gravidanza. Quante volte in questi nove mesi ho pensato al mio arrivo al PS. Arriverò di notte, no, di giorno, no, la sera. Arriverò perché mi si saranno rotte le acque, non ho mai provato, chissà com’è. Le romperò a casa, di notte, nel letto, no, in auto, no, per strada. Arriverò già dilatata, arriverò e mi diranno: “Appena in tempo, signora, ancora un po’ che aspettava e…”. Arriverò dopo che avrò fatto partire il travaglio a casa, con i bambini, chissà che esperienza da condividere e ricordare negli anni! Avrò monitorato la situazione, avrò capito quando sarebbe stato il momento giusto per uscire, ci siamo, lo sento, andiamo.

E invece no. Un citofono. E la mia voce: “Sono qui per il ricovero programmato”.

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Nascita di Santiago Gabriele 12/11/2021

11 novembre 2021

Sono le 15.00 di giovedì pomeriggio. Il tampone l’ho fatto ieri, Covid negativo. Suono al Pronto Soccorso Ostetrico come da indicazioni.

“Sono qui per il ricovero programmato”

Mi aprono. Non era proprio così che l’avrei immaginata, questa fine gravidanza. Quante volte in questi nove mesi ho pensato al mio arrivo al PS. Arriverò di notte, no, di giorno, no, la sera. Arriverò perché mi si saranno rotte le acque, non ho mai provato, chissà com’è. Le romperò a casa, di notte, nel letto, no, in auto, no, per strada. Arriverò già dilatata, arriverò e mi diranno: “Appena in tempo, signora, ancora un po’ che aspettava e…”. Arriverò dopo che avrò fatto partire il travaglio a casa, con i bambini, chissà che esperienza da condividere e ricordare negli anni! Avrò monitorato la situazione, avrò capito quando sarebbe stato il momento giusto per uscire, ci siamo, lo sento, andiamo.

E invece no. Un citofono. E la mia voce: “Sono qui per il ricovero programmato”.

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10 novembre 2021

Questa gravidanza, a dieci anni dall’ultima, mi ha trovato diversa. Ovvio, in dieci anni ne sono cambiate di cose. E non parlo solo della forma fisica, che dal punto di vista atletico era migliore adesso che dieci anni fa, praticando regolarmente sport, cosa che non facevo all’epoca. Dieci anni di vita vissuta. Dieci anni in cui si sono verificati due dolorosissimi aborti spontanei, per i quali ancora adesso non trovo pace. Dieci anni durante i quali ho visto i miei primi due figli crescere e il rapporto con mio marito evolvere e modificarsi. Dieci anni lungo i quali ho cambiato contratto e luogo di lavoro più volte. Dieci anni di avventure, di esperienze, di emozioni, di viaggi, con quella che pareva essere la versione finale della nostra famiglia, suggellata dall’arrivo del nostro cagnolino a maggio del 2020, in piena pandemia Covid. Dieci anni nei quali spesso ho pensato ad un terzo figlio, magari una bambina, da crescere come una principessina, distante per età da quei due bruti che ho generato tempo fa. E proprio quando mi stavo rassegnando al fatto che ormai non ci sarebbe più stata nessuna speranza, l’età che avanza e Fabio poco convinto, ecco che un bel giorno di febbraio mi accorgo di avere un ritardo. 

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