22 giugno 2011

In risposta alle vostre domande:

Mio figlio credo faccia la dieta più monotona di chiunque altro, allergici compresi.
Una serà sì e una no è prosciutto cotto, Babybel, pappone preconfezionato Mellin o fatto da me con mais e tapioca e (udite udite) omogeneizzato.

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26 maggio 2011

Come sapete, quel famoso 27 aprile, di ritorno dalla Corsica, il pediatra mi disse di fare gli esami a Pietro, tra cui i markers infettivi di toxoplasma, citomegalovirus ed epstein barr virus.

Quando ho visto gli esiti, con alta positività di Pietro per IgG e negatività per IgM per citomegalovirus (indicanti una infezione pregressa, anche se probabilmente non più lontana di tre mesi prima, visto l’alto titolo di IgG, ma comunque non in fase attiva) ho pensato: per me nessun rischio, tanto sono immune.

Poi ci furono i giorni col febbrone e il Pronto Soccorso per cui la cosa non mi diede più pensiero. Ma una mia amica mi diceva che, a differenza dell’epstein barr (che dà la mononucleosi e che comunque non dà problemi al feto), il citomegalovirus non dava immunità persistente e che la gravida, seppur già immune, poteva recidivare con l’infezione (anche se con conseguenze di solito meno importanti). A quel punto vado a recuperare i miei vecchi esami che risalivano al 2001 circa (non li avevo ripetuti nemmeno alla mia prima gravidanza) e… sorpresa: ero sì immune al toxoplasma e alla rosolia (di cui avevo fatto il vaccino a 13 anni) come ricordavo, ma al citomegalovirus no! E alla gravidanza di Pietro, visto che non avevo contatti con bambini piccoli, la mia ginecologa non me l’aveva fatto controllare.

Presa dal panico, il giorno successivo vado a fare gli esami per il citomegalovirus.

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19 maggio 2011

Ok, anche se la voglia rasenta lo zero, mi accingo al papirone riassuntivo…

Arrivati a Milano quel venerdì mattina abbiamo subito avuto a che fare con questa professoressa, che appunto si occupa di Kawasaki e che già telefonicamente tramite il mio primario era stata messa al corrente della situazione (e secondo me, aveva già etichettato Pietro come Kawasaki). Il giorno prima infatti era stato tutto un continuo di telefonate a conoscenti, amici, medici, pediatri. E ciascuno diceva la sua. La cosa in comune era comunque che il mio pediatra era stato assolutamente in fallo nel non effettuare il tampone a Pietro a inizio aprile e che se Pietro avesse avuto davvero la Kawasaki, sarebbe stato comunque troppo tardi per una terapia efficace.

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16 maggio 2011

In risposta alle vostre domande:

Pietro graffia la faccia di chi gli sta sulle balle. Strappa gli occhiali, all’epoca mordeva e dava i pizzichi.
Da mesi la nostra tecnica è dire che non si fa e dirgli di chiedere scusa (lui chiede “cusa” e ti dà un bacino). Ma non è che poi non lo faccia più.

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5 maggio 2011

Due righe veloci per dire che oggi è stata una giornata da incubo.

Per farla breve ho sentito i pediatri di Monza (che non mi richiamavano) e mi hanno detto che sospettano la cosiddetta Malattia di Kawasaki, una vasculite autoimmune che può dare complicanze cardiologiche anche mortali. Volevano ricoverarlo domani per fare immunoglobuline endovena, ma ho sentito la Clinica De Marchi a Milano e glielo porto domani per valutazione cardiologica e ricovero là (sempre se c’è posto letto, oltretutto domani c’è sciopero della Sanità).

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3 maggio 2011

Aggiorno col dire che Pietro non ha avuto febbre oggi (fino ad ora). Temperatura massima 37.1°C.

Nonostante io non avessi più l’appuntamento per il Day Hospital ho seguito il vostro consiglio e son rimasta a casa dal lavoro oggi. Anche perché stanotte c’è stato un cinema che non vi dico.

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2 maggio 2011

Innanzitutto grazie a tutte per il supporto psicologico-morale.

Sabato Pietro ha avuto ancora febbre alta, ma senza mai superare i 39.7°C della mattina. In compenso non ci ha fatto mancare l’ennesimo brivido del week end.

Era pomeriggio inoltrato. Non avendo mangiato niente, Fabio gli offre UN PANINO ALLE NOCI.

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30 aprile 2011

Da dove partire…

Come sapete, Pietro ha avuto la diagnosi di scarlattina il 5 aprile. Nonostante l’antibiotico, ci ha messo un bel po’ a sfebbrarsi. E nonostante avesse fatto antibiotico fino al venerdì della settimana dopo, dopo qualche giorno (il martedì successivo) ha di nuovo avuto febbre. 38.4°C e poi sempre tra il 37.5°C e il 37.9°C. Al nido ci è andato praticamente tre giorni. Poi giovedì siamo partiti: la decisione è stata dura. Alla fine abbiamo pensato che l’aria di mare avrebbe giovato.

Il viaggio di andata è andato piuttosto bene: nanna fino a Livorno e poi svegli in cabina sul traghetto. Io mi sono bloccata la schiena appena arrivati in cabina. Come sapete ho due ernie lombari e ho fatto un movimento inaspettato dopo tre ore e mezza che ero ferma in macchina. Volevo morire. Non riuscivo a camminare. Scosse elettriche alle gambe e dolore fortissimo alla schiena. E’ durato tutta la vacanza e tuttora non sono a posto: il buongiorno si è visto subito dal mattino. Arrivati in Corsica ci siamo fatti altre due ore di auto da Bastia a Calvi. I bimbi sono stati ancora bravissimi. I giorni di vacanza non sono stati particolarmente soleggiati. Un giorno addirittura l’abbiamo trascorso chiusi in cinque nella casetta di 40 m2. Ogni tanto Pietro e la sua amichetta si menavano. Lui la chiamava “Papà” e lei si incazzava: “Non sono il papà, sono la bambina del mio papà!”. Così andavano avanti ore: “Papà” e lei: “Nonnina!” e si sfottevano a vicenda. Al mare una volta Pietro le ha tirato in testa tre volte il secchiello. Io mi sono infuriata e gli ho schiaffeggiato le manine (anche perché volevo dimostrare alla mia amica che lo sgridavo bene). Per poi sentirmi dire dalla mia amica che secondo lei non si insegna a non dare le botte dando gli schiaffi. Son rimasta male perché forse in quella circostanza aveva ragione. Anche in spiaggia c’era sempre un po’ di vento. Solo due giorni ha fatto caldo e per metà giornata.

Dopo qualche giorno, Pietro è impazzito. Premesso che a causa della febbriciattola con la quale è partito prendeva praticamente una Tachi tutti i giorni, dalla terza notte in poi ha cominciato a svegliarsi come un orologio svizzero alle 4.30. Si svegliava e urlava. Ma come un pazzo. Come un sonnambulo. Non ti vedeva. Tu gli parlavi e lui non sentiva. Poi a tratti chiudeva gli occhi per dormire e si tirava in piedi urlando. Urla acute, stridule. In quelle occasioni provavamo di tutto: dal cambio del patello, alla misurazione delle febbre (che era sempre tra 37.9°C e 38.4°C e allora partiva la Tachi notturna), al giro “di là” in soggiorno (peccato che sul soppalco dormiva la mia amica con la bimba e quindi lui svegliava irrimediabilmente tutti), dal giro fuori dalla porta di casa, avvolto nella coperta, per mostrargli che era buio e che i bimbi fanno la nanna. Poi ha cominciato a urlare “casa!” durante i risvegli, chiaramente manifestando il desiderio di tornale a casa e a “scola”. In una di queste crisi, addirittura si è poi addormentato nel lettone tra di noi (cosa mai successa in tutta la sua vita, come noto lui non ama stare nel lettone). 

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18 aprile 2011

La doccia è diversa: difficile annegarci… Con la vasca cerco sempre di stare lì, ma immancabilmente dimentico asciugamano, giochini etc.. per cui spessissimo faccio la fantomatica “corsa di là” e spero che non si faccia male né si affoghi (anche perché è tornato nella fase bagnetto, che si mette a pancia in giù, batte i piedini e mette la testa sotto per bere l’acqua saponata).

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