20 ottobre 2012

Tutto bene ragazze. A parte che qualcuno ha staccato il tasto “o” dal PC e mi tocca schiacciare direttamente sui chip metallici per scrivere, ma pazienza.

Volevo tirarmela…posso? Solo con voi posso essere sincera fino in fondo!

Siamo andati al colloquio con la maestra martedì. A parte che per esser lì alle 17.00 ho fatto i salti mortali, mollando il reparto e i pazienti e lasciando consegne a mezzo mondo… arrivata lì scopro che sono pure in anticipo di cinque minuti, che l’appuntamento ce l’ho alle 17.05. Peccato che ci fosse una signora (appuntamento delle 17.20) già pronta per entrare e che mio marito non si vedesse ancora (aveva detto che ci teneva moltissimo). Dico, guardi, arriva mio marito… ed esco per andare a recuperarlo. Lui arriva puntualissimo, alle 17.03 minuti.

Ebbene, quando rientriamo, scopro che la suora (la direttrice) ha fatto passare avanti la signora… Direte, e va beh che vuoi che sia…

E invece mi sono incazzata di brutto.

Primo, perché alle 18.00 avevo il dentista in centro.

Secondo, perché ero puntuale, anzi, in anticipo.

Terzo, perché ho mollato tutto di corsa per essere puntuale, anzi, in anticipo.

Quarto, perché a me le ingiustizie fanno proprio venire i lacrimoni.

Quinto, perché era tutta settimana che aspettavo ‘sto colloquio e non vedevo l’ora di sedermi ad ascoltare senza preoccupazione alcuna.

Immaginatevi quel quarto d’ora abbondante come l’ho trascorso… incazzata nera. Quando finalmente la tipa è uscita alle 17.20 ero nervosissima perché volevo farmi il mio bel colloquio senza avere l’ansia di dover essere in centro meno di quaranta minuti dopo. Insomma, mi siedo rigida come un fuso e dico alla maestra che mi è dispiaciuto molto che la signora fosse passata, perché avevo un altro appuntamento alle 18.00. “Oh, scusa! Sei di fretta allora?” E comincia a parlare velocissima. E io penso ecco, quello che non volevo accadesse, ora non potrò più chiederle tutto quello che volevo…

Inizia con tono molto professionale.

“Dunque, Pietro si è inserito bene, a parte i primi giorni, ma anche allora il suo pianto era facilmente consolabile: lo prendevo in braccio due minuti e stop. Mangia di tutto, tranne le verdure, anzi devo dire che è proprio un mangione: vuole sempre il bis (???). E’ un po’ pericoloso con la forchetta, sai, mangiamo proprio un po’ strettini, e lui si muove sempre tanto… Dorme bene, da solo, senza problemi, col suo dito in bocca… In bagno è autonomo…”

Poi fa una pausa. Perde totalemente l’aplombe e parte a raffica sorridendo: “Devo dire che Pietro è un bambino intelligentissimo! A proposito del bagno per esempio… i bimbi hanno gli asciugamanini tutti identici, gialli, con il nome su. Solo una bimba ha l’asciugamano giallo, ma con l’asolina rossa. Oggi gli stavo lavando le mani, lo aiutavo perché avevamo giocato con la farina, e gli ho detto aspetta che cerco il tuo asciugamano. E mentre sfogliavo i vari asciugamani cercando il suo nome lui mi fa: – Aspetta, ti aiuto io! Vedi, il mio lo metto sempre accanto a questo qui con l’asolina rossa, così lo trovo subito!- Insomma, si era organizzato!”

A questo punto comincio a sorridere e mi rilasso. Dopotutto non mi sembra comunque una cosa così assurda per un bambino…

“Poi, ma lo sai che Pietro sa leggere? Unisce le letterine e legge proprio! Incredibile! Sa tutti i numeri e anche i giorni della settimana, anche in inglese (???) e la suora lo ha soprannominato “il dotto”!”

A questo punto do un calcio negli stinchi a Fabio e dico… oddio, ma non si renderà antipatico?

“No, guarda, è simpaticissimo. E’ attento a tutto quello che dico! Se sono un po’ in ritardo lui si tira su e mi dice: –Allora, quando comincia questo appello?- L’appello consiste nel chiedere a ciascun bimbo qualcosa, che so, cosa ha fatto il giorno prima, o qual è il colore del suo bagno, ogni giorno una domandina diversa, serve a far parlare un po’ i bimbi. Ogni tanto ce n’è qualcuno che non risponde subito. Allora io dico, va beh, dai, ci pensi su e me lo dici dopo! Oggi in classe una bimba non ha risposto e lui si è alzato in piedi e ha detto: -Vabbeh, dai, ci pensi su e ce lo dici dopo!-. Mi ha fatto troppo ridere… Insomma è un bimbo eccezionale, cognitivamente parlando è come un bimbo dei grandi, stesso livello!”

Allora io, che mi stavo sciogliendo, le ho chieso di dirmi come andava dal punto di vista prepotenza per stemperare un po’…

“Dunque, è molto migliorato. Innanzitutto non ha più fatto male a nessun bambino. Gli ho detto che deve imparare a usare le parole e non le mani per chiedere le cose. Anche perché è proprio forte… una volta, giocavano a nascondino e siccome voleva contare lui, ha preso per le spalle il bambino che contava contro l’albero e l’ha scaraventato a terra… un bambino dei grandi!”

Altro calcio a Fabio…

“Adesso non fa più così, però non sa ancora giocare benissimo con gli altri. E’ bravo con gli attrezzi, con i puzzle, con i memo, ma quando si gioca insieme tende sempre a volere i giocattoli degli altri e si mette a urlare: –Lo voglioooooooooooooooo!- E se gli dico, uno per uno! Risponde: -Ma io li voglio tutti e dueeeeeeeeeee!- E mi fa morire. E gli dico, fattene una ragione!”

Lo imitava benissimo, giiuro.

“Poi deve imparare a mantenere le impugnature. Delle posate e dei pennarelli. Se mi aiutate in questo vi sono grata. Cioè lui tiene le penne bene per un po’ e poi cambia e le prende con il pugno.”

A questo punto mio marito si sveglia dal suo torpore e dice che sarà una dura lotta perché i geni sono quelli e che in questo ha sicuramente preso da lui che da piccolo (e anche ora) era negato per il disegno e per tenere in mano oggetti di precisione…

“Ha un’amica del cuore, Alice, con la quale è stato subito amore. Si amano alla follia, si abbracciano, si baciano, si rotolano nell’erba e mi scuso per come talvolta l’ho rimandato a casa, sporco lercio, ma sai, si rotolano e non riesco a impedirglielo. Alice oggi aveva anche l’otite e ho dovuto mandarla a casa…”

Evvai, prepariamoci all’otite! Sì, dico, anche con la sua amica Clara è così. Ma lui in realtà è sempre stato molto fisico, sia nelle manifestazioni di rabbia che in quelle affettive, perché in verità è un bambino molto sensibile e dolce… Non faccio in tempo a finire la frase che vedo che lei guarda lontano, si tocca i capelli e sorride…

“Sì, Pietro è… è… interessante. Un bambino molto… molto… interessante…”

E mentre lo dice penso, cavolo, sembra stia parlando del suo fidanzato, ha lo sguardo da innamorata….

E mentre lo penso dice: “Insomma… ogni tanto mi appoggia la testina qui sulla spalla e… insomma, mi sono proprio innamorata…!”

E vabbeh… forse non è stata molto professionale, ma mi ha commosso.

Per fortuna (o purtroppo) mio marito ha pensato bene di sdrammatizzare dicendo: “Anche in questo ha preso dal padre….!” Altro calcio negli stinchi e fine del colloquio.

Ma vi sembra che mio marito debba fare il brillante con la maestra di asilo di mio figlio?

Un pensiero su “20 ottobre 2012”

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