29 ottobre 2012

Care ragazze, come vi capisco. Amica, è bello stare a casa un po’, soprattutto se tua figlia va anche all’asilo la mattina: hai davvero un po’ di tempo per te e per la casa e per tutti i tuoi progetti (suonare il pianoforte?).

Poi c’è l’altro lato della medaglia, i giorni no, in cui ti senti “non produttiva” o semplicemente, come dice qualcun’altra di noi, “relegata in casa” (ricordo quando per scelta sono rimasta in maternità con Pietro e Leo appena nato e alla fine mi passavano addosso i giorni e dicevo, ma cosa ho combinato oggi? A volte non uscivo nemmeno… soprattutto quando Pietro non era affidabile per strada, ricordate?).

Insomma, la tristezza e la malinconia sono sempre dietro l’angolo…

Io devo dire che ancora adesso ho i miei momenti no. Per esempio di notte. Per esempio questa notte.

Veramente, ragazze, a volte penso di non farcela. Perché Leo si sveglia ancora plurime volte (anche sei o sette) e quando va bene si riaddormenta subito, ma altrimenti parte un pianto inconsolabile. Inconsolabile fino a che non lo riprendo in braccio. Sì, perché il piccino sta crescendo e sta cominciando a capire. Capire che è bello stare in braccio alla mamma. Capire che più urla e più viene soddisfatto. E stanotte ho deciso di mollarlo a piangere (erano le 22.50 e io ero a letto dalle 22.10 e dormivo pure della grossa). Dopo svariati tentativi di metterlo giù dopo che si addormentava in braccio, invariabilmente si svegliava e urlava e buttava via il bibe e il ciuccio (ho cominciato con il latte vaccino, grazie a dio il mutuo dell’artificiale è finito per sempre). Alla fine ho detto a mio marito che dovevamo lasciarlo lì. Ho detto a Pietro di venire nel mio letto e gli ho spiegato che non doveva avere paura e che il Leo doveva imparare a dormire da solo. Ebbene, dopo cinque minuti (veri!), mio marito ha deciso che non si poteva andare avanti così e quindi è andato di là e l’ha preso su. Peccato che il bimbo continuasse a urlare come un dannato. Alla fine mi ha obbligato ad andare a prenderlo perché: “Non vedi che è disturbato, sta male, vuole te, evidentemente soffre, ha dei problemi, chiediti perché gli manca sua madre, non ci sei mai”. Insomma, litigio notturno con Leo che appena in braccio s’è abbandonato al mio collo. Altri dieci minuti in braccio, poi ancora urla se lo mettevo giù. Alla fine lo scarico nel lettone (sempre su parere di Fabio) ma io ho i coglioni così girati (avevo giurato che nel lettone non l’avrei messo) che vado a vedere la tele in cuffia.

Nel frattempo Leo crolla adeso a suo papà. Ad un certo punto (mezzanotte) arriva Pietro a dirmi che ha paura: “…ma non so di cosa”. Lo riaccompagno a letto, prelevo il Leo e lo metto nel suo lettino (riesce pure a svegliarsi, lo stronzo, ma stavolta prende il ciuccio e dopo qualche pacchetta sulla schiena, cede).

Mi infilo nel letto e mi rigiro fino all’una senza prender sonno. Fino a quando torna Pietro dicendo che ha paura: “…ma non so di cosa”. Stavolta cedo io e lo faccio venire nel lettone. Requie fino alle 4.00 di mattina, ora in cui si sveglia Leo (risveglio breve). Approfitto e prelevo Pietro e lo rimetto a letto. Poi sveglia alle 7.00. 

Sono due sere che va proprio male. Qualche giorno fa c’era stato un solo risveglio. E ogni volta che succede penso sia quella buona. E’ cresciuto, mi dico, è fatta. Invece dopo due giorni succede il finimondo. Stasera anche per addormentarsi ha fatto storie (cosa che non accadeva da un po’ di mesi). Cioè è andato a letto presto, ormai entro le 20.30 lui ed entro le 21.15 Pietro, ma la sensazione è proprio che non voglia che io mi allontani. Sembrerà scontato, ma per me non lo è perché alla fine ho cercato di mantenere dei rituali facili e rapidi e speravo funzionassero. Certo è che i risvegli notturni sono causati dal mio averlo viziato (e dal continuare a farlo) alzandomi subito appena urla. E’ che per quieto vivere ormai mi dico che non mi costa niente dargli il ciuccio e tornare a letto (ho provato anche a lasciargli il bibe dentro, ma mentre Pietro si serviva autonomamente, una notte l’ho proprio visto che non ce la faceva a prenderselo da solo, non contemplava la cosa, urlava e ce l’aveva lì e non se lo prendeva).

Ma in realtà io non ne posso più e, se solo mio marito mi sostenesse invece di farmi venire i sensi di colpa o i dubbi sul fatto che stia bene il bambino, sono convinta che ce la caveremmo in due notti…

Detto questo, il mio Leonardino è un amore. Ieri ha compiuto un anno. Ero emozionata perché abbiamo fatto una festa a casa mia. Mentre di solito andiamo dalle nonne (in generale, Pasqua e Natale compresi), il fatto di organizzare tutto da sola io (addobbi, torta, allestimento casa per più di venti persone) mi ha fatto proprio piacere. Ricordo che le mie feste di quando ero piccola si tenevano a casa mia e volevo provare (visto che i figli alla fin fine sono i miei!) a cavarmela da me…

Tutto riuscito perfettamente, con un po’ di sovraffollamento. Ci hanno regalato pochissimi giochini (cubo con incastri, finto telefonino, cagnolino da trainare) e tanti vestitini, tute + felpa fondamentalmente (ho un mucchio di roba di Pietro per il futuro, ma avevo proprio un vuoto per il periodo invernale 12-18 mesi, visto che Pietro ha compiuto l’anno che era primavera) che praticamente ho chiesto io. Poi una tazza per bere, un ciuccio con mollettina, una giacca a vento/tutona con sciarpa e berretto, due angiolettini da appendere, un peluche, un microonde nuovo (per le pappe…) e una bottiglia di vino che abbiamo sigillato con la ceralacca e che Leo dovrà bere ai suoi 18 anni. E’ stato emozionante!

Ieri era tutto timido, povero, stava molto in braccio, fondamentalmente a me. E’ per questo che Fabio pensava che stesse covando qualcosa. Era buffo! Nel frattempo Pietro giocava col cugino e con Clara. A proposito, la mamma di Clara (finalmente) aspetta un fratellino/sorellina! E’ ancora presto per sapere altri dettagli, ma sono proprio contenta!

E oggi Leo ha fatto i suoi primi veri passettini senza mani! (Pietro aveva cominciato al mare che aveva 15 mesi).

Domani vaccino ore 8.50. Dai, ci troviamo per un caffè al bar? Io starò dentro un quarto d’ora scarso e poi andrei a bermelo (9.20-9.30, troppo presto?). Perché poi devo correre al lavoro (ovviamente non prima di aver riportato Leo a casa…)

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