29 febbraio 2012

Amica, sarò ripetitiva, ma concordo con le altre.

Anche io a volte spiego a Pietro i miei stati d’animo. Per forza di cose è diventato mio confidente. A volte credo di esagerare, ma mi è capitato più volte che fossi pensierosa e lui mi chiedesse: “Mamma, perché non parli?” E allora gli spiegavo che ero stanca perché il non dormire di notte mi faceva stare poco bene di giorno e che ero preoccupata per la sua tosse e che non volevo che il Leo si ammalasse etc. E lui sembrava capire.

Anche io concordo sul fatto che tuo marito abbia cercato di alleggerire te e non di proteggere tuo figlio nel momento in cui te l’ha portato via.

E ancora, sono d’accordo sullo sfogarsi, anche coi mariti. Io a Fabio dico tutto. Ultimamente facciamo fatica proprio per la stanchezza, ma uno stato d’animo così importante, che ti fa piangere quotidianamente, non puoi cercare di nasconderlo alla persona che ami.

La mia seconda gravidanza è stata molto desiderata. Ma l’ho vissuta con paura, sia per la precedente andata male, sia per la malattia di Pietro (che mi faceva pensare a catastrofi impossibili da gestire con due figli e avevo addirittura pensato che mi sarei ritirata dal lavoro), sia alla diagnosi di CMV che ho scoperto proprio mentre eravamo ricoverati.

Credo che però, se non ci fossero stati questi ultimi due “imprevisti”, l’avrei vissuta davvero con gioia. Non vogliatemene, non voglio dire che non vi capisco. Ma credo davvero che aver perso un bimbo mi abbia fatto ridimensionare tutto (soprattutto per il senso di colpa che era subentrato dopo la notizia, visto che quella gravidanza non era stata pianificata!) e che, per quanto consapevole che due bambini sarebbero stati impegnativi, abbia fatto sì che non potessi fare a meno di sperare che stavolta andasse tutto bene e ogni giorno che passava era una vittoria.

I miei momenti di pianto li ho avuti anche io. Soprattutto quando litigavo con mio marito, che accusavo di farsi i fatti propri e di non essere minimamente di aiuto. Gli dicevo: “E tu hai voluto anche un altro figlio! Ma se non mi aiuti ora che ne abbiamo uno..!” E piangevo pensando al fatto che non ce l’avrei mai fatta… 

Poi, chiaro, non finiremo mai di dire che la gravidanza si porta con sé una valanga di ormoni e di emozioni incontrollabili.

Io credo che tu ti senta così non perché sia degenere. Ma semplicemente perché la sola idea di un secondo figlio è stata difficile da contemplare. Poi, nel momento in cui vi siete lanciati, ve ne sono arrivati due. E questa cosa non potevi prevederla, né evitarla. Quindi, da fare un atto di coraggio, da decidere consapevolmente di dare un fratellino al tuo primogenito nonostante le paure che hai sempre manifestato di avere, ti sei ritrovata come “fregata”, “tradita”…

E’ normale che sia così, non ti colpevolizzare. Gli uomini sono più semplici di noi, certe cose non le capiscono finchè non ci sbattono il naso.

Io penso che tu sia un’ottima mamma e su tante cose, come ti ho già detto, anche uno dei nostri riferimenti (anche per “maturità”, non ti offendere!).

Io a Pietro, quando voleva venire in braccio, dicevo bellamente che non ce la facevo più a prenderlo perché “Io ho già il Tellino!” e indicavo la pancia. Poi dicevo: “La mamma tiene il Tellino e il papà prende Pietro!”. Ogni tanto capricciava, ma poi era lui a dire: “In braccio alla mamma no pecché c’è il Tellino!”. Non sono stupidi e le gelosie è vero che si sviluppano dopo la nascita, mano a mano che i fratellini crescono. 

Quello che ho evitato accuratamente era invece di “colpevolizzare” il Tellino con frasi tipo “la mamma sta male perché c’è il Tellino” o “la mamma piange perché il Tellino in pancia non la fa dormire”. Insomma, lui deve conoscere e rispettare i fratellini che verranno e soprattutto non deve pensare che siano causa di dolore alla propria mamma. Poi secondo me gli equilibri si instaurano da soli.

Tuo figlio è un po’ “fragile” dal punto di vista respiratorio/allergico/dermico, ma questo da quando è nato. Non associare per forza l’exploit delle sue manifestazioni cliniche al tuo stato d’animo. Magari è stato l’assaggio della primavera dei giorni scorsi a fargli tornare i sintomi.

Pietro sta meglio, ma è completamente ruvido al tatto e pieno di lesioni da grattamento nonostante Tinset e cremine lenitive. Non so più che fare, sono una pietà quando si conciano così!

Leonardo ha cominciato con la tosse: catarrosa, brutta, ma almeno senza broncospasmo. Mi sa che stasera uso l’inalatore per lui. La notte ve la risparmio: anche io avrò dormito sì e no cinque ore…

Ieri sono andata a lezione in ospedale. Mia suocera ha detto che Leo non è stato bravo nemmeno un minuto (nonostante non avesse dormito tutta mattina). Non ha potuto fare niente perché piangeva anche in braccio. Poi gli ha dato il MIO latte tirato (150 ml!) e ne ha bevuti solo 110, rifiutando categoricamente di mangiare oltre. Chiaro che poi non mi allunga le ore: cavolo, dovrebbe mangiare almeno 180 ml adesso (e infatti avevo scongelato anche un altro 60!). 

Continuo a colpevolizzarmi: per comodità mia e per non perdere il latte l’ho abituato ad attaccarsi quando voleva, senza dargli orari nemmeno ora che è più grandino. E ora, se di giorno riesco a tirarlo anche quattro ore perché se parlotta o frignotta lo posso distrarre, di notte, per quieto vivere, lo attacco ogniqualvolta si sveglia e questo fa sì, secondo me, che dorma un’oretta e basta tra una “poppata” e l’altra.

E’ un circolo vizioso e stanotte stavo per piangere (anche perché ho beccato Pietro sonnambulo nel bagno del papà e l’ho dovuto riportare a letto e poi è tornato in camera da noi nel lettone e ho dovuto riportarlo a letto…).

Che palle… questa è un’ulteriore lezione: non si può avere tutto: forse se avessi fatto diversamente ora non avrei più latte (come quando Pietro a Cattolica frignava di brutto e io, per tirarlo tre ore e (mi vergogno a dirlo) non fare la figura di quella che non dà regole a suo figlio, non lo attaccavo: magari, se l’avessi fatto, non avrei finito il latte il mese dopo!)

Coraggio mamme, coraggio! L’istinto di sopravvivenza ha sempre la meglio!

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