Interrompo i vostri bei discorsi su caccole e pipì…
Ho avuto 24 ore da incubo e tuttora sono sull’orlo del pianto e della crisi isterica.
Ho avuto un colpo di testa sabato sera. Ma farò bene a rimandarlo all’asilo? Lo mando per due mesi? Lo mando per più mesi? Non lo mando più?
Quando ieri ho detto a mia mamma di non venire oggi perchè avevo l’inserimento, lei è caduta dal pero: ma come? Alla fine lo mandate? Ma che senso ha, ci siamo noi, tu sei a casa, guarda che bronchite che hai ancora adesso, ad aprile avrà quasi tre anni, mandalo ad aprile, devi pensare al suo bene, fregatene di quello che può sembrare se non lo mandi…
Io parlo con Fabio: un disastro!
“Ma come, ora che abbiamo l’appuntamento per l’inserimento, se non lo mandi vuol dire che pensi che non è guarito, lo discriminiamo, deve andare, ritrovare la sua routine, se fa meno di due febbri va avanti anche dopo ottobre…”
E io: “Ma io non volevo mandarlo dopo la nascita del “Tellino”, io volevo mandarlo due mesi, non è colpa mia che sono diventati un mese e mezzo, non è per la sua malattia che io non lo mando, è perché non voglio passare l’inverno ammalata come l’anno scorso, magari con anche il “Tellino” malato!.E poi noi non ne abbiamo bisogno, le nonne ci aiutano, io tra quindici giorni sono a casa per sette mesi, non mi ricapita più di stare con i miei figli a tempo pieno…
E lui: “Troppe ingerenze esterne, io non son d’accordo, se vuoi fai come vuoi ma lasciamene fuori, sistema tutto tu!”
Io, notte insonne passata sul divano, a piangere e pensare quale sia la cosa giusta da fare per il bene di Pietro, del “Tellino” e, se volete, anche mio e della coppia.
Stamattina mia suocera mi conforta sulla scelta: “Ti aiutiamo noi, ma certo che non ha senso mandarlo un mese e mezzo, ma certo che è un rischio mandarlo con il fratellino piccolo a casa…”
Morale: stamattina giro di telefonate allucinante.
Chiamo il comune, rispiego tutta la storia alla signora che aveva già sentito il tutto al momento dell’iscrizione e che si ricordava del caso, ma che quando le chiedo se è tanto immorale tenere il posto in caldo fino a primavera mi dice che come amministrazione comunale lei, conoscendo le esigenze e la lista d’attesa, in effetti vede il posto come perso. Alla fine mi dice che se voglio, posso prorogare la frequenza a dopo la visita di ottobre (che le ho detto che avrebbe dovuto affrontare in De Marchi con l’effettivo nulla osta del medico) allegando richiesta e visite mediche precedenti e poi eventualmente fare nuova richiesta di proroga fino a primavera. Io mi consulto con Fabio: non è quello che volevo, proprio quello che non volevo era medicalizzare Pietro, il vero motivo non è la malattia di Pietro, il vero motivo sono io. E poi, un altro bimbo bisognoso rimane senza asilo, quei bastardi dell’asilo si cuccano 500 euro al mese per fare un cazzo e il comune paga. No, non ne vale la pena, io a novembre comunque non lo manderei, a maggior ragione il trauma sarebbe anche peggiore perché in corrispondenza della nascita dell’altro.
Decidiamo di disdire tutto.
Chiamo l’asilo, spiego tutto a una che non conosco (nuova coordinatrice) che vuol sapere tutti i cazzi miei in una telefonata veramente difficile dal punto di vista psicologico: ma allora non è Pietro il problema, ma scusi, se quando nasce il fratello e si scopre che non ha contratto il virus, perché non può mandare Pietro all’asilo, ma guardi che non è mica detto che se lei non manda Pietro il comune ci manda qualcun altro. E poi, no, signora, ad aprile sicuramente anche se lei vorrà inserirlo come privatista, col fatto che poi andrà alla materna l’anno dopo, le dico già che non lo prenderemo…
Richiamo il comune, comunico che ho deciso di rinunciare al posto perché, in onestà intellettuale, non credo che lo userei fino ad aprile. Su esplicita domanda, mi confermano che troveranno subito un bambino che lo sostituisca (e che paghi anche la mia rata di settembre), basta che mandi subito la mail di disdetta. Cosa che faccio. Mi richiamano con la conferma che un altro bimbo andrà all’asilo al posto di Pietro.
Mi sento distrutta.
Non so se ho fatto bene, non so, ma son stata come folgorata sulla via di Damasco e io credo che un motivo ci sarà…
Mi sento come se avessi donato un organo (esagerando, ovviamente) ed è una bella sensazione.
Mi sento come se avessi buttato via un’opportunità irripetibile ed è un’orribile sensazione.
A maggio saremo nella merda, lo so.
Ma come diceva qualcuno, dopotutto, domani è un altro giorno…