4 settembre 2011

Rieccomi a casa dopo seconda tranche di ferie. Rientro un po’ così, martedì, perché tempo due giorni e Pietro ha sviluppato raffreddore e febbre (ieri notte fino a 39.8°C!) ed erano quattro mesi praticamente che non aveva più febbre!

In più ieri mattina ho accompagnato una mia amica con colica renale in ospedale per fare ecografia, esami e visita urologica (anche se sabato e anche se non vedevo l’ora di dormire un po’ visto che in questi ultimi giorni, sarà il caldo, sarà la panza, ma faccio una fatica bestia a prendere sonno anche se sono stanchissima) e questa cosa ha fatto sì che fossi là alle 8.30 e tornassi a mezzogiorno.

Per fortuna Pietro oggi è già sfebbrato.

Avrei un mucchio di cose da raccontarvi, fin da prima della partenza…

Alla fine la mia amica, nonostante mi avesse fatto rimanere male dicendomi che per lei era uguale andare con una macchina o con due, tanto lei portava le stesse cose e non le cambiava niente (cosa poi falsissima in quanto ha constatato che portando tutte le varie cosine (riduttore, passeggino, giochi, libri) la vacanza è stata perfetta) e che quindi ero io che dovevo decidere (grazie al cazzo, la logica voleva che dicesse, che siccome all’inizio non era nemmeno in dubbio di andare con due macchine e siccome sono incinta e siccome la mia famiglia consta di tre persone, non c’era alcun problema ad andare con due), ha preso la sua macchina, è partita da sola la mattina presto (all’inizio facendomi pensare che fosse arrabbiata, ma poi ho dedotto che preferiva prendersi i suoi tempi, guidare a 100 Km/h e fare tre soste) e ci siamo trovati direttamente là. Poi ci siamo parlate e ho dedotto che non era successo niente. La vacanza è andata benissimo.

Salvo alcune cose.

Ovviamente essendo là anche con l’altra mia amica coi gemelli e il marito, all’inizio abbiamo avuto qualche problema ad ingranare.

Sì, perché i loro figli si alzano alle 6.00. Loro andavano in spiaggia presto e tornavano presto e dal primo giorno hanno cercato di prendere ombrellone e lettino in spiaggia. Cosa che anche io all’inizio pensavo di fare, ma che poi, vista la spiaggia di Follonica (tipo Rimini) ho assolutamente combattuto. Perché io muoio in un cm2 di spazio, in un acqua che puzza di crema solare e con il corso di acquagym di fianco! Così noi andavamo nella libera (che comunque era accanto) e loro stavano all’ombrellone (che non usavano mai perché erano sempre appresso ai bimbi, ma che serviva fondamentalmente per avere doccia e lettini su cui cambiare i gemelli).

Il fatto è che Pietro andava in giro con costumino e maglietta (maglietta anche in acqua perché, come era accaduto anche in Corsica, gli è uscito il primo giorno un eritema pruriginoso paura, a questo punto direi da sole). Quando tornavamo su dalla spiaggia andavamo direttamente a casa con su costumino e maglietta bagnati. Arrivavo fuori dalla porta, gli toglievo i vestiti e lo prendevo in braccio per calarlo direttamente in doccia.

Loro invece li prendevano, li lavavano sotto la doccia, di distendevano sul lettino, li asciugavano, mettevano vestiti puliti, calzine con il pizzo, scarpine con gli occhietti e li portavano su a casa (dove non ho capito se rifacevano poi la doccia, ma spero proprio di no). Quindi venivano via molto prima ed erano molto nervosi soprattutto se poi i bimbi si risporcavano con la terra.

Dall’altra parte avevamo Clara che era ipersensibile su certe cose (come l’acqua negli occhi o la sabbia) e frignava tutte le volte che le capitava finché sua mamma (lei nemmeno ci provava a togliersi l’acqua da sola) non andava là a pulirla. Pietro ovviamente, non solo viveva eternamente cotolettato, ma con un certo sadismo godeva nello schizzare Clara (e io non sapevo bene che fare perché più che spiegargli che lei non gradiva, non me la sentivo di proibirglielo, non mi sembrava una cosa da vietare e allora lui andava a schizzare il papà).

Alla fine comunque abbiamo convertito i nostri amici alla spiaggia libera. Io avevo una seggiolina mini (altra cosa a cui avrei dovuto rinunciare se fossimo andati con una macchina), che mi permetteva di non stare a terra (cosa che all’inizio mi aveva condizionato quando volevo prendere i lettini). La mattina andavamo comunque sotto casa a Follonica (soprattutto perché Pietro si alzava con noi dopo le 9.00 e non c’era poi molto tempo per andare in giro), ma il pomeriggio abbiamo preso l’abitudine di andare a fare gite nei dintorni. Posti veramente meravigliosi, selvaggi, dove abbiamo trascinato anche i gemellini addirittura guadando un fiume (in alcuni posti però non sono venuti, per esempio in un posto dove era necessario camminare 2 Km per andare e 2 Km per tornare (anche io temevo di non farcela), anche se poi è stato bellissimo e Pietro, a differenza di Clara che è stata sul passeggino tutto il tempo, è andato avanti e indietro a piedi.

Il 24 agosto Fabio e Francesca con Clara son tornati a casa per sostenere il concorso per ricercatore bandito per il giorno dopo. Son rimasta da sola un giorno, ma è andato tutto bene. Sono tornati il giorno dopo con in macchina la cuginetta di 10 anni di Fabio, Valentina. Ovvio che se fossimo andati con una macchina non avrebbe potuto farlo (ok, adesso la smetto di ripetermi).

I giorni successivi andavamo in giro dapprima con due auto (i gemellini hanno la Qashqai x7), ma poi, vista l’incompatibilità di orari, se la gita era breve andavamo in sei sulla nostra (vi lascio immaginare!).

Altre piccole incomprensioni riguardavano la cena: io e Pietro ci docciavamo in 3 minuti di orologio. Lui è diventato bravissimo, tiene il doccino, mi sciacqua tutta davanti e di dietro e non piange più se glielo metto in testa (gli dico di chiudere gli occhi). La Fra e la Clara ci mettevano mezz’ora tutte le volte. Alla fine i bimbi mangiavano prima e poi ci trovavamo nel cortile degli appartamenti su dei tavolacci di legno con gli altri genitori per mangiare (ci dividevamo i compiti, ma fondamentalmente cucinava Fabio e lavavamo sempre noi i piatti perché, avendo l’appartamento al piano terra, apparecchiavamo sempre noi). I bimbi nel frattempo giocavano sui giochi.

Ed è qui che si sono sviluppati i vari litigi, come logico immaginare. Per due vote ho distintamente visto Pietro fare male al gemellino (credo pizzicandolo o stringendogli un braccio). E quando poi l’ho portato via e gli ho chiesto cosa avesse fatto, lui ha risposto: “Pum pum ad Albetto!” e io: “Ma perché?” e lui: “Pecchéééééééééééé –pausa di riflessione- c’eo pima io su o scivolo!” Insomma, proprio dichiarato!!! Anche in spiaggia litigavano, ma un po’ tutti devo dire. Solo che Pietro non piange mai, non urla, si avvinghia all’annaffiatoio e combatte finche gli altri, piangendo disperati, tirandolo dall’altra parte, non lo mollano. Quindi il succo era: Pietro sempre calmo e silenzioso e gli altri tre a urlare… l’impressione era davvero che fosse lui a farli urlare. Poi hanno scoperto la frase magica: “Facciamo cambio?”, che consentiva quasi sempre l’immediato scambio dei giochi che fino al secondo prima erano tanto gelosamente custoditi. Alla fine Pietro è stato comunque l’unico a farsi male (e ti pareva). La prima volta è caduto dalla cima dello scivolo alto perché io, spaventatami e lontana gli ho urlato: “Siediti bene!” e lui si è seduto nel vuoto. Salto mortale all’indietro, giro completo e caduta sul braccio, ma non si è fatto quasi niente anche se ha detto che si è “paventato”. Poi è rovinato da solo correndo sul ghiaino. Poi e caduto dal lato dello scivolo (altro ghiaino in testa, che praticamente era diventata tutta crostosa). Infine Clara, involontariamente, gli ha spinto l’altalena nei denti, rompendogli il labbro e facendogli sanguinare la gengiva superiore. Io non ho detto niente: era mezz’ora che gli dicevo di levarsi da davanti e di non fare quel gioco stupido, per cui credo di essermi comportata coerentemente.

Ecco, l’unica cosa che mi ha dato fastidio è che un’altra volta Clara, abbracciandolo, l’ha fatto cadere (io non ho visto), ma lui ha pianto perché forse si è fatto male. Allora ho detto, dai, non ha fatto mica apposta… hai qualche ferita? E la mamma di Clara interviene in difesa della figlia dicendo ironica: “Sì, guarda, ha uno squarcio in testa e gli esce il cervello!”. Vabbeh. Quello che mi dispiace è che nessuno dei nostri figli è perfetto, ma mi sembra di essere l’unica che ammette i limiti del proprio bimbo. Gli altri o sminuiscono (quando ci sono capricci veramente allucinanti) o negano o dissimulano…

Da quando siamo arrivati a Follonica gli ho tolto il patello. Ma dopo che ha pisciato sullo scivolo (con tanto di bambino toscano di sei anni che ha urlato: “Ccche schiffoooooo!” mi sono sentita (probabilmente a torto) in grave imbarazzo. Ero terrorizzata che ci facesse anche la cacca (cosa che in effetti poi ha anche fatto). Per cui in realtà stava senza patello in giro (anche una volta alla Coop e comunque anche in macchina), ma quando tornavamo a casa, dopo la doccia di mezzogiorno e di sera, glielo rimettevo subito. Alla fine al mare ha imparato a farla nel bidet (gli piace vedere che esce dal pisello) ma non nel water né nel vasino. In giro era tutto un: “Mamma pipì” Tirava fuori il pisellino ogni 10 minuti per farla in ogni dove. “Io facendo pipì in pineta!” Questo ha fatto sì che al ritorno non è che fosse molto orientato sul dove si fa la pipì. Appena portato da mia suocera, il mercoledì mattina e annunciato che era senza patello, nel bere il latte caldo(che peraltro non beveva da mesi) ha subito rilasciato pipì. Le ho detto che se fosse stato un inferno, avrebbe potuto desistere. Invece lei mi ha detto a fine giornata che non ha desistito, col risultato però che si è pisciato addosso plurime volte. La sera a casa mia, dopo aver tirato su i tappeti e messo una ceratina sul divano, ho assistito effettivamente alle stesse scene. Pisciatine un po’ ovunque, come i cani. All’inizio ero molto ansiosa perché pensavo che l’avrebbe fatta ogni cinque minuti. Poi mi sono detta, ma va, quante volte vuoi che la faccia in un giorno? In realtà ho potuto constatare che, soprattutto i primi due giorni, probabilmente anche volontariamente, lui ne faceva poca e spesso, come per gioco, come per provocazione, come per il piacere di vederla. Ero abbastanza disperata: da un lato ero preoccupata per la casa, temevo anche la cacca sul divano, dall’altro passavo da momenti di euforia (guarda che bello, l’ha fatta nel bidet!) a momenti di disperazione (ma cazzo, ti avevo appena chiesto se ti scappava e tu mi avevi detto di no!). Il giorno dopo, mia mamma mi ha comprato delle specie di mutandine della Huggies, per aiutare a usare il vasino. Il fatto è che, anche se gli dicevamo che non aveva su il patello, ma una mutanda, lui si rendeva secondo me perfettamente conto che in realtà era un po’ più spessa di una mutanda. Le ho trovate comunque asciutte, ma una volta con la cacca dentro. Ho deciso che le avrei usate solo per uscire in posti dove sarebbe stato imbarazzante un suo eventuale rilascio sfinterico. E poi, di colpo, il “miracolo”: sarà la disidratazione da febbre, sarà che ha capito che il gioco è bello se dura poco, dall’altro ieri sera il bimbo ha cominciato a gridare: “Papà, pipì!” Allora Fabio dice: “Corri, corri!” Lo prende per le ascelle, lo mette davanti al water IN PIEDI e gli fa fare pipì al grido di: “Spara!”. In questo modo il bimbo ha pisciato bene e tanto riducendo a quattro il numero di volte. Inoltre gli ho messo il patello per la nanna del pome (anche se non lo voleva!) e gliel’ho tolto asciutto. E idem la sera dopo cena quando l’ho messo a letto, ma poi non voleva dormire perché c’erano gli zii e allora, quando finalmente tre ore dopo l’ho ricambiato per metterlo definitivamente a nanna, era ancora asciutto. Insomma, ora vi capisco in merito all’apparentemente insana abitudine del riutilizzo del pannolino: anche il mio Pampers è durato ben tre cambi! Il gran successo si è riproposto anche stamattina quando siamo andati al bar per la schiumetta: io sono andata in bagno e lui, pur avendo la mutanda assorbente Huggies, ha chiesto di fare pipì e l’ha fatta nel cesso del bar! Rimangono ancora molteplici problemi: la cacca te la dice solo dopo o meglio, grida: “Io facendo la cacca!” e tu arrivi troppo tardi. Tipo ora, mentre vi scrivo. L’abbiamo provato a lasciare in mutande per la nanna pomeridiana (rivestendo il lettino di plurime cerate e dopo avergli fatto fare pipì). Ebbene, due secondi fa mi ha chiamato e ho trovato la cacca nelle mutande (per fortuna abbastanza solida). E qui, altro annoso problema. Io le lavo a mano, ma finché non le metto in lavatrice, puzzano lontanamente ancora di cacca! E non posso mica fare una lavatrice al giorno. Voi come fate? Quante mutande avete? Le mettete in un sacchetto finché non diventano tante e allora le lavate?

Un consiglio che do a chi si sta cimentando è di creare il culto della mutanda. Gliele ho prese di tutti i colori e fogge. Gli dico: “Guarda che belle! Quale vuoi mettere? Vatti a vedere allo specchio!” E così lui gongola…

Secondo punto: lui al mare la faceva nel bidet o nella doccia. Ora la fa nel water, sì, ma in piedi e sostenuto. Potrei comprare uno di quei gradini di plastica se si usano anche per rialzare il bambino quando deve raggiungere il lavandino, ma in realtà temo che cada a picco nel cesso con testa e mani. E poi in tutti gli asili del mondo, i bimbi fanno la pipì seduti! E come faremo visto che lui ama vederla uscire dal “buchino”?

Capitolo asilo… Vi avevo detto alla pizzata che non sapevo che fare. L’asilo riapriva a settembre, ma io dal primo di ottobre sarò a casa dal lavoro. Inoltre non volevo mandare il bimbo al nido dopo che fosse nato l’altro per evitare contagi, ma d’altra parte, non volevo perdere il posto comunale visto che al mio rientro al lavoro a maggio 2012, Pietro avrebbe potuto usufruire del posto per tutto maggio, giugno e luglio. Poi c’erano altre questioni: il mio asilo è fallito e si è trasferito nella sua seconda sede, mantenendo però due educatrici e qualche amico di Pietro. Questa sede era oltretutto più comoda. Ma dovendo rifare un inserimento, mi chiedevo se non valesse la pena mandarlo in un pre-asilo, in modo che poi a settembre dell’anno prossimo avrebbe continuato con la materna. Però la materna sotto casa, con le suorine bianche, non faceva pre-asilo. Infine non mi sembrava etico “occupare” un posto da comunale senza mandare Pietro, privando così un altro bimbo bisognoso di questo enorme vantaggio economico. Quando però siamo andati a parlare in Comune, sentita tutta la storia, la signorina ci fa: “Mi sembrate abbastanza bisognosi anche voi per tenere questo posto in caldo!” A parte l’imbarazzo momentaneo, questo ci ha fatto decidere di reiscriverlo al nostro asilo nido. Speravamo che gli esami di Pietro fossero a posto e invece ancora adesso, che gli ho fatto un controllo qui in ospedale, mentre le piastrine sono normali anche se di poco, la VES è ancora mossa (in De Marchi la VES era normale e le piastrine ancora sballate, ma vabbeh). Fatto sta che il primo settembre chiamo l’asilo per chiedere quando avrebbe riaperto e mi sento dire: “Abbiamo già riaperto, oggi!”. Gli ho chiesto se sapevano che avevo reiscritto Pietro e mi hanno detto di sì. Mi hanno fatto incazzare perché mi hanno proprio dato l’idea che, pur sapendo che avrebbe dovuto fare un reinserimento, hanno pensato bene di lasciare che fossi io a chiamare, tanto a loro i soldi arrivavano comunque (l’anno scorso mi avevano chiamato loro per organizzare tutto!). Mi dicono che mi richiamano nel pome per decidere, dopo essersi consultati, come reinserire Pietro. Ma quando torniamo dal lavoro, prendiamo su il bambino e lo portiamo al nido, alla sede nuova, anche per vedere com’è. E lì lui si inchioda sulla porta, ma poi va a giocare con gli incastri permettendoci di parlare con la coordinatrice. Ed in effetti emergeva la sensazione che Pietro fosse un po’ una “rottura”: ci ha chiesto se era contagioso (e vagli a rispiegare che la malattia era autoimmune e che soprattutto l’ha fatta ad aprile e che questi sono solo gli strascichi!). E poi ha detto che sicuramente merita un reinserimento. Peccato che questa settimana hanno già tre inserimenti (chiaramente fissati da loro). Per cui mi hanno rimandato al 12 settembre. Ora: già non ero sicura di far frequentare Pietro solo due mesi per poi tenerlo a casa, ma se me li fate diventare anche uno e mezzo…

Poi le educatrici erano abbastanza contrarie al fatto che Pietro stesse togliendo il patello, sostenendo che fossero troppi cambiamenti tutti insieme: asilo, fratellino e patello. Per fortuna la coordinatrice ha detto che se già eravamo a buon punto, era un errore tornare indietro. Come sapete poi il giorno dopo, come per maledizione, ha avuto febbrone e raffreddore. Io ho persino pianto perché vedendo 40°C di febbre mi son chiesta come mai, fra tutti i raffreddati (gemellina al mare, cuginetta e me, che ora ovviamente ho un mal di gola paura) lui fosse l’unico a sviluppare febbre, e pure alta! Per cui ho cominciato a dire che senso ha rimandarlo al nido. Cosa ci guadagniamo? Ne abbiamo bisogno? E mentre le nonne erano concordi con me che venisse anche troppo sballottato, Fabio ha detto che per lui è importante che il bambino non venga discriminato per questa sua pregressa disavventura. E alla fine ho dedotto che nei suoi progetti, se il numero di febbri in questi due mesi fosse stato ridotto, c’era quello di continuare a mandarlo anche dopo la nascita del “Tellino” per vedere come andava. Insomma, ora sono molto confusa e non so che fare.

Capitolo Fabio… Non so cosa sia successo, ma è migliorato tantissimo: oserei dire che non potrei desiderare di meglio! Sta molto con Pietro, gli ha insegnato praticamente lui a fare pipì, fa le cose in casa anche oltre al suo solito cucinare e sparecchiare, è diventato più attento sulle cose che mi fanno imbestialire, cerca di intrattenerlo quando sono occupata, ha interrotto quegli automatismi che odiavo (ingresso in casa, doccia, computer) per venire incontro alle necessità che vede quando entra. Insomma, credo che avergli raccontato di voi (e dell’altra mia amica che ha avuto il secondo e che ha detto che PER FORZA i bimbi bisogna dividerseli e che finalmente suo marito ha ammesso di non aver mai capito come fosse impegnativo seguire la figlia maggiore) lo abbia indotto ad allenarsi…

A proposito di bimbi nuovi… il 18 agosto è nata Scarlett Gracie, la mia nipotina australiana, 3.070 Kg. Ho visto solo foto e sono rimasta attonita nel vedere mio fratello con in braccio questa frugoletta. Sembrano felici, ma è chiaro che per noi è una sofferenza non poter essere partecipi!

Venerdì ho fatto eco anche io: il “Tellino” ha sviluppato (mi sembrava troppo strano!) il bogione del “Tellone”! Pesa 2 Kg e mi hanno prospettato il raddoppio del peso (evvai). Io ne ho presi nove per ora e mi mancano ancora due mesi! E’ iniziato il mio ultimo mese di lavoro e non vedo l’ora che finisca anche perché, nonostante abbia ottenuto di rimanere in ecografia (anche se non potrei aver contatti con i pazienti), non sono molto chiare le mie altre mansioni…

Ora che vi ho prosciugato con quasi tutto quello che mi veniva in mente, vi saluto: pan per focaccia, 50 mail in una!

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