25 agosto 2009

Rispondo alle vostre mail.

Come avevo già scritto, io fatico a scostarmi dalle otto poppate nelle 24 ore, cioè una ogni tre ore (a volte anche una in più!). Penso possa dipendere da quella faccenda dello spurt di crescita dei 90 giorni, ma non so dirlo con certezza.

Ipotizzando una necessità dovuta alla sete, ho riprovato a sfoderare il biberon con l’acqua, ma a parte qualche volta in cui riesce a fare setto o otto ciucciate, di solito lo schifa.

In più ultimamente il bimbo è nervosetto! Cioè, è sempre tendenzialmente bravo, ma rispetto a quando era piccolo la sua “psicologia” si sta complicando (come dice Fabio). Fa veri e propri capricci. E l’esempio delle apine è tipico. Insomma, giustamente, non è più solo una creaturina che mangia-caga-dorme (per dirla brutta) ma comincia ad avere le sue esigenze sociali. A volte piange e smette solo se preso in braccio. A volte, se lo metto sulla sdraietta pensando di fargli cosa gradita dopo dodici ore che è supino nella culla, strilla come un dannato, gli occhi ridotti a due fessure, il viso paonazzo, i pugni contratti, tanto che devo rimetterlo nella culla. A volte mi accorgo che quando ha queste “crisi” di pianto irrefrenabili funziona molto bene prendergli una manina o meglio, schiacciare un mio pollice proprio al centro del suo palmo. Lui afferra e, piano piano, smette di piangere. Poi c’è la faccenda dei pugni in bocca: fame o ricerca di consolazione? A volte se li ficca in bocca appena finito di mangiare (quindi non è fame…oppure non ha mangiato a sufficienza?). A volte ce li ha in bocca mentre guarda le apine (un passatempo?). A volte le ciuccia con voracità, l’intero pugno in gola (non so come faccia!) come se dovesse farsi i denti (impossibile così presto!). Anche Fabio mi chiede se possa indicare un deficit di qualcosa…e io come faccio a saperlo?

Anche Pietro non ama stare molto tempo in braccio. Premetto che l’ho sempre abituato ad addormentarsi da sé nella cullina, ma devo dire che, quando magari è la mamma che vorrebbe coccolarselo un po’, se lui non è dello stesso avviso comincia a piangere e a contrarsi tutto finchè lo devo mettere giù. Frustrante? Abbastanza, ma non tanto: l’importante è che sia contento lui. E prova a spiegarlo quando magari è la nonna che ce l’ha in braccio e non capisce perché piange! Mi dice: “Prendilo tu così smette!” E io dico: “No, mettilo giù: vedrai che smette solo se lo rimetti giù” Mi guardano tutti male, come se non lo volessi prendere… in realtà lo conosco bene! Il problema è quando si ostinano a tenerlo in braccio e se io dico di metterlo giù sembra che non voglia che lo tengano loro… è dura!

Certe volte anche le poppate sono interrotte da contrazioni spasmodiche, da attacca-e-stacca continui, da tira e molla del capezzolo e simili. A volte mi basta cambiare tetta dopo pochi minuti (anche se dicono non si dovrebbe – vedi la faccenda del latte nutriente che arriva solo alla fine), a volte non c’è verso e lo devo mettere giù anche se appena giù piange come un disperato che non è riuscito a mangiare (anche se poi di solito si addormenta per poi svegliarsi magari solo un quarto d’ora dopo per mangiare la sua quota senza fare una piega). Ecco che così facendo però le poppate aumentano di numero. 

E anche io a volte mi domando se faccio bene a lasciarlo nel suo brodo: è un bimbo autonomo, passa anche ore con le apine (salvo farle ripartire) o sulla sdraietta vicino allo stereo. A volte mi domando se non dovrei essere più presente o dargli più stimoli ma poi penso che 1) in ogni caso ogni tre ore al massimo me lo ritrovo volente o nolente fra le braccia e 2) tutti i giorni più o meno usciamo per varie cose (pulizia casa nuova, visita al negozio lampadari, commissioni) e ok, non è il parco di Monza, ma l’aria aperta la vede sempre e non so se abbia cognizione di dove si trovi, ma sicuramente si rende conto di uscire (e di solito ha un effetto calmante).

La verità è che sto cominciando a preoccuparmi per il mio rientro in ospedale. Mi domando come faranno a dargli da mangiare senza di me. Potrei fargli dare l’artificiale a metà mattina e primo pomeriggio e io nel frattempo tirarmelo in ospedale per non perderlo (ma come fare, se ci sono giorni che non ho tempo nemmeno per pisciare? – e non è un modo di dire) e io provvedere alle poppate della mattina e della sera. Potrei magari cominciare a dare qualche volta l’artificiale e io a tirarmelo all’ora della poppata per un po’, magari verso fine settembre, in modo da mettere via una scorta da usare poi sfasata di uno o due giorni (in questo modo potrei evitare di dare l’artificiale una volta ingranato il meccanismo).

Poi mi dico che non so nemmeno quanto poppa per volta e le rare volte che ho provato a fare la doppia pesata salta fuori che prende circa 60 grammi (ma non è possibile! E poi secondo me la bilancia che ho io non è per niente precisa…basta che si muova sopra il bimbo che non capisco più se il pesetto sta al centro o pende verso destra o sinistra…e poi come farebbe a crescere se mangiasse così poco? Forse per questo fa ancora così tante poppate?).

E poi ammetto che l’idea di non allattarlo più io integralmente mi fa soffrire (mi manderanno a cagare tutte quelle di voi che non hanno mai potuto farlo o che hanno smesso prima! Scusatemi ma non posso non parlarne!).

Insomma, per quanto io faccia sempre la brillante (per modo di dire) non è sempre tutto rose e fiori. O meglio: non ho mai avuto per fortuna preoccupazioni serie, ma mi rendo conto che il mio prossimo rientro al lavoro mi sta inficiando la serenità di questo ultimo mese. Senza contare che tra poco devo affrontare il trasloco e non sono ancora riuscita ad organizzare il Battesimo di Pietro (argomento, questo, che mi sta molto a cuore) e mi sembra di non riuscire a star dietro a niente. Oppure mi sembra che quando finalmente sarà tutto a posto (i lavori alla casa, il trasloco, le pulizie finali, la cucina etc…) io non potrò godermi niente perché dovrò tornare in ospedale.

Infine ho l’ansia di delegare la cura del bimbo a mia suocera e a mia madre (come già vi avevo spiegato faranno i turni tre e due volte a settimana rispettivamente da mattina fino a che Fabio o io torniamo dal lavoro fino almeno a gennaio se va tutto bene per procrastinare l’ingresso al nido). Un po’ mi chiedo se saranno capaci (ridicolo, non è vero? Ovviamente ci sono già passate!) con i pannolini o il latte artificiale, un po’ ho paura che facciano piangere il bambino senza intervenire, perché so bene cosa vuol dire non riuscire a passare un’aspirapolvere tutta in una volta per dover correre a dare il ciuccio e far partire le apine e penso che solo la pazienza di una madre possa essere tanta così (anche se in realtà ho potuto constatare che sono molto più interventiste di me, lo soccorrono appena fa uè…ma proiettato nella quotidianità lo faranno con costanza? Anche loro devono vivere e non sarebbe mica un loro dovere quello di badare a mio figlio, bensì un favore che mi fanno!).

Scusatemi se sono stata così malinconica e prolissa… un po’ volevo sfogarmi, un po’ volevo essere solidale con tutte le altre che hanno vari problemi di cui magari non parlano perché pensano di essere sole ad affrontarli. Siamo tutte sulla stessa barca! Grazie per avermi letto fino a qui: già solo aver messo per iscritto tutti questi pensieri per me è stato terapeutico!

PS Domani vaccinazione! Vi dirò come è andata!

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