16 novembre 2021

Ieri sera ho proposto a Fabio di andare a dormire in camera di Goga e di lasciare a noi due il lettone. Non è da me, lo so. Ma quando lui mi ha chiesto cosa potesse fare per aiutarmi, questa è stata l’unica cosa che mi sia venuta in mente. In effetti è stato molto meglio: l’ho attaccato sdraiata da ambedue i lati e poi si è addormentato di fianco a me e non ho avuto paura che cadesse o che venisse schiacciato.

Al mattino presto mi sono alzata, ho allattato e sono andata in doccia. Pulita e truccata mi sento subito meglio, tanto che ho preso coraggio, cane e bambino e sono scesa a fare la prima passeggiata “a tre”. E’ stato emozionante ripercorrere le vie del parchetto, anziché con cane e pancia, con cane e carrozzina. Certo, bisogna coordinare i movimenti per evitare di arrotare il cane o di inciampare sul guinzaglio, però come inizio non mi è sembrato male.

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15 novembre 2021

Siamo tornati a casa ieri, a sorpresa.

Dopo il parto ho scoperto che quella notte c’è stato parecchio movimento. A parte aver perso la gara con tutte le partorienti (ho finito per ultima), abbiamo dovuto aspettare su una barella nella cameretta dove avevo cenato la sera prima, insieme ad un’altra donna, in attesa che si liberassero i letti in reparto. Alla fine la camera in solvenza era libera e in quel momento mi sono detta che, mannaggia, me la meritavo eccome. Mi hanno portato qualcosa da mangiare sulla barella e poi mi hanno portato in reparto. 

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12 novembre 2021

Sono le 15.00 di giovedì pomeriggio. Il tampone l’ho fatto ieri, Covid negativo. Suono al Pronto Soccorso Ostetrico come da indicazioni.

“Sono qui per il ricovero programmato”

Mi aprono. Non era proprio così che l’avrei immaginata, questa fine gravidanza. Quante volte in questi nove mesi ho pensato al mio arrivo al PS. Arriverò di notte, no, di giorno, no, la sera. Arriverò perché mi si saranno rotte le acque, non ho mai provato, chissà com’è. Le romperò a casa, di notte, nel letto, no, in auto, no, per strada. Arriverò già dilatata, arriverò e mi diranno: “Appena in tempo, signora, ancora un po’ che aspettava e…”. Arriverò dopo che avrò fatto partire il travaglio a casa, con i bambini, chissà che esperienza da condividere e ricordare negli anni! Avrò monitorato la situazione, avrò capito quando sarebbe stato il momento giusto per uscire, ci siamo, lo sento, andiamo.

E invece no. Un citofono. E la mia voce: “Sono qui per il ricovero programmato”.

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10 novembre 2021

Questa gravidanza, a dieci anni dall’ultima, mi ha trovato diversa. Ovvio, in dieci anni ne sono cambiate di cose. E non parlo solo della forma fisica, che dal punto di vista atletico era migliore adesso che dieci anni fa, praticando regolarmente sport, cosa che non facevo all’epoca. Dieci anni di vita vissuta. Dieci anni in cui si sono verificati due dolorosissimi aborti spontanei, per i quali ancora adesso non trovo pace. Dieci anni durante i quali ho visto i miei primi due figli crescere e il rapporto con mio marito evolvere e modificarsi. Dieci anni lungo i quali ho cambiato contratto e luogo di lavoro più volte. Dieci anni di avventure, di esperienze, di emozioni, di viaggi, con quella che pareva essere la versione finale della nostra famiglia, suggellata dall’arrivo del nostro cagnolino a maggio del 2020, in piena pandemia Covid. Dieci anni nei quali spesso ho pensato ad un terzo figlio, magari una bambina, da crescere come una principessina, distante per età da quei due bruti che ho generato tempo fa. E proprio quando mi stavo rassegnando al fatto che ormai non ci sarebbe più stata nessuna speranza, l’età che avanza e Fabio poco convinto, ecco che un bel giorno di febbraio mi accorgo di avere un ritardo. 

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