Il compromesso è domani, dobbiamo dare un acconto e firmare. Il rogito non so. Lo scopo sarebbe riuscire a fare i lavori necessari prima che io rientri al lavoro, cioè a ottobre o al più tardi a novembre. La verità è che mi angoscia tantissimo questa cosa. La casa è relativamente vicina ai genitori di Fabio, ma bisogna comunque prendere la macchina per raggiungerli. E’ un trilocale con due bagni e una cucina discretamente ampia. Il palazzo è di fine Anni ‘70 per cui c’è da rifare i bagni, piombare il marmo e lamare il parquet. In realtà io tenderei a fare il meno possibile: mi angosciano la spesa e il mutuo, che stiamo intanto contrattando con la banca. La casa poi mi piace: l’esterno è fin troppo “signorile” con portineria e troppe spese condominiali. Riscaldamento centralizzato e niente box. Insomma, lati negativi ne ha. Ma ha prevalso l’idea di investire i pochi soldi che abbiamo invece che pagare un affitto a vuoto e soprattutto, ora che siamo in tre, di avere un po’ più di spazio ed essere vicini almeno ad una coppia di nonni.
Capitolo faccende domestiche: non ho mai avuto nessuno che mi aiutasse a casa. Finché reggo, faccio io. Oggi finalmente, mentre Pietro dormiva, ho lavato per terra. Niente di che, ma la sensazione è che debba fare tutto di fretta tra una poppata e l’altra perché poi non posso più. Mi domando quando invece sarà naturale intersecare l’accudimento del pargolo con le normali attività. La spesa non l’abbiamo ancora fatta. All’epoca andavamo insieme io e Fabio di sabato. Ci dividevamo: lui gli alimenti e io tutto il resto. Ma aveva riempito il frigo prima del parto per cui per ora non siamo ancora usciti. La mia fortuna è che a lui piace cucinare e anche quando torna dal lavoro decide lui di solito cosa mangiare e mette su le cose! Da un lato mi fa comodo, dall’altro mi dispiace, perché vorrei fargli trovare pronto. Il fatto è che io non oso molto in cucina, invece lui ama sperimentare, per cui a me tocca far la cavia (di solito è tutto buonissimo), mentre io non mi sento di fare chissà che roba… Mi dispiacerebbe che tornasse dal lavoro e trovasse un flop.
Per quanto riguarda Pietro, non sempre dorme tra una poppata e l’altra, a volte piange per la cacca, a volte sta con gli occhi aperti anche due ore e poi dorme solo la terza. A volte passano tre ore a volte quattro tra una poppata e l’altra…
Stanotte gliel’ho dato all’una, poi ha fatto un’ora di lamentini, fino alla cacca. Quindi l’ho cambiato ma stentava a riaddormentarsi, per cui l’ho attaccato ancora minuti e poi l’ho rimesso a letto: s’è svegliato alle 6.00, poi alle 10.00… e anche io sono rimasta a letto fino a quell’ora!
Per quanto riguarda la tetta: ho notato che se lo tengo attaccato di più mi dura di più tra una poppata e l’altra e anche le tette però sono meno dure e gonfie.
Io sto cercando di vivere tutto con naturalezza, anche gli orari. Non prendo niente per scontato, non pretendo niente. Se devo attaccarlo prima…pace; se dorme quattro ore… meglio…
Insomma… credo che la nostra serenità sia la cosa migliore… e chissenefrega degli orari!