Innanzitutto grazie a tutte per il supporto psicologico-morale.
Sabato Pietro ha avuto ancora febbre alta, ma senza mai superare i 39.7°C della mattina. In compenso non ci ha fatto mancare l’ennesimo brivido del week end.
Era pomeriggio inoltrato. Non avendo mangiato niente, Fabio gli offre UN PANINO ALLE NOCI.
Pietro dà un morso e non so cosa sia successo… ma la noce, la briciola, il pane stesso, il mal di gola… non so che dire: smette di respirare. Comincia a diventare paonazzo e a produrre un suono gutturale di soffoco. Io comincio a dargli le pacche sulla schiena (era seduto sul divano). Poi gli metto un dito a uncino in gola, fino a toccargli le tonsille e a sentire del pane, ma non c’è verso di cavar fuori qualcosa. E allora, ve lo giuro, ho pensato al corso di disostruzione a cui non sono mai andata. E ho detto, ecco, avrei dovuto andare. E poi ho pensato, le dita in gola sapevo che possono spingere ancora più in giù il boccone (ma con le cose piccole, tipo le ruotine delle macchinine che metteva in bocca per dispetto, avevano sempre funzionato). Realizzo che Pietro non respira e diventa viola. Lo prendo in braccio e lo capovolgo tenendolo per i piedi. E penso che se gli faccio la ventilazione bocca a bocca lo faccio soffocare prima. Poi guardo Fabio, impietrito e grido: “Cristooooooooo!” (espressione di vera invocazione religiosa).
Penso che il bambino è morto, che anche se chiamassi l’ambulanza non arriverebbe in tempo. Che non c’è più niente da fare. Fabio interviene e me lo toglie dalle braccia, lo mette a pancia in giù e gli dà le pacche sulla schiena. Non ha sputato niente, ma ad un certo punto ha cominciato a piangere, con la sua voce. E lì ho capito che passava di nuovo dell’aria. Dopo di che ha iniziato a tossire di brutto e piano piano s’è calmato continuando a tossire e tenendomi abbracciata. Più tardi è andato da Fabio e gli ha detto “Butto, butto!” E lo picchiava, come per rimproverarlo che fosse stato lui a dargli il pane (o a dargli le botte sulla schiena?).
Vi giuro, ho perso dieci anni di vita. Dopo tremavo tutta e piangevo dallo spavento!
Domenica meglio, fabbre max 38.3°C. Ieri sera sono stata di nuovo poco bene io, con 90/60 mmHg di pressione e nausea (ma forse avevo mangiato troppo gelato!).
Stanotte la tosse non gli ha dato tregua, non mi sembra molto migliorata. Stamattina sono andata al lavoro ma sono uscita alle 14.00 perché era l’ora dell’antibiotico e bisogna essere in due a darglielo. Dopo aver provato con zucchero, miele, nutella, succo di frutta, latte, fruttolo e mela (sempre senza successo il quanto il pargolo riconosce l’aroma dell’Augmentin a distanza), forse ho trovato un modo. Se non scappa appena vede la siringa (cosa che spesso succede e che gli fa serrare irrimediabilmente le mascelle), si riesce a schizzattargli un paio di siringhe di acqua in bocca. Al che lui si fida e ZAC, la terza siringata è di antibiotico. Devo dire che questa somministrazione di oggi è l’unica che penso sia realmente riuscita.
Ora mi ha chiamato la pediatra dell’ospedale (gentilissima). Mi ha chiesto come stava Pietro.
Sabato e domenica è uscito proprio un esantema pazzesco, tutto in faccia e sul corpo con spelatura di accompagnamento. Ieri sera ha anche mangiato un po’. I linfonodi sul collo sono ancora più grossi e la tosse non è molto migliorata, ma lui gioca, è attivo e sta grossomodo bene. Oggi all’una aveva ancora 38.3°C. La pediatra mi ha detto che vorrebbe aprire il Day Hospital con relativi esami a bimbo sfebbrato. Per cui mi ha annullato la data di domani e ha detto che mi richiama mercoledì: se è sfebbrato, bene, mi dà un appuntamento per settimana prossima. Altrimenti, se non ha meno di 37.5°C nel culo, lo vuole rivedere subito, “Perché così non mi sta bene”.
Questo è quanto.
Concludo dicendo che domenica mi piacerebbe tanto venire a trovarvi, ma mi sa proprio che, anche in rispetto vostro, non possiamo permetterci di portarlo fuori.