Babbo Natale è arrivato anche quest’anno. Senza troppo clamore, in verità. Gesù Bambino gli aveva consegnato la lista dei doni da portare ai bimbi buoni. E così lui ha fatto.
I “bimbi buoni” avevano scritto la letterina.
Ruffiana e smaliziata quella di Pietro.
Concisa e pratica quella di Leo.
Santiago Gabriele non ha scritto nulla. Il suo Santo Natale l’ha visto impegnato a sgranocchiare le palline dell’albero e a strapparne i festoni.
Si dice che chi ha un gatto in casa non possa permettersi di decorare un albero di Natale. Credo lo dica gente che non ha mai avuto figli sotto i 3 anni.
Quando è stata l’ora di preparare latte e biscotti per Gesù Bambino (e le renne) e di versare un bicchiere di vino per Babbo Natale, Goguito già dormiva.
Ma Pietro, il figlio “grande”, ci teneva: “Non ci credo più, ma mi piace pensare che vengano a mangiare e bere”. E non ero forse emozionata anche io quando ho messo il piattino vicino alla finestra?
Il mattino di Natale i tre “bimbi buoni” hanno trovato il soggiorno colmo di regali. Con un bimbo buono in più, ce n’era un 30% in più…
Santiago non sembrava molto interessato. Creatura particolare, lui. Non guarda la TV, non vuole scartare i regali. E se ne sceglie uno, non è sicuramente destinato a lui.
Ha ricevuto vestitini, stivaletti invernali (per la gioia di mia madre) e tanti libri. E, finalmente, mi pare che abbia anche cominciato ad apprezzarli (ero un po’ preoccupata quando non si riusciva neppure ad aprire un volume sotto il suo naso che subito lo richiudeva quasi stizzito).
Anche ai fratelli sono arrivati diversi libri, per fortuna. Ormai il libro è diventato un regalo “vintage”, che però io amo ancora fare e ricevere. E poi articoli sportivi e musicali.
Sono stata contenta.
Dopo la messa abbiamo festeggiato con tutto il parentado in una sala multifunzionale affittata dal comune. Ciascuno ha portato qualcosa ed è andata bene così.
Santiago non mi ha concesso molto tempo per godermi la giornata. A parte un’oretta e mezza di sonno, ha gironzolato ovunque, strappando al cane gli avanzi di cibo che cadevano dal tavolo, rubando la scopa dallo sgabuzzino, importunando a turno tutti gli zii e soprattutto il nonno, dal quale non voleva quasi mai separarsi.
E’ stato un bel Natale.
E il pensiero che l’innocenza e la purezza di Santiago Gabriele me ne regaleranno altrettanti per diversi anni ancora mi infonde una gioia incommensurabile.