Nonostante la scaramantica scelta di non augurarmi nulla, il weekend fuori porta con amici è stato piuttosto impegnativo. Perché Santiago ci ha testato con il suo primo febbrone della vita.
Tutto è iniziato un paio di giorni prima della presunta partenza. Di ritorno da consueto giretto con cane, prelevo il bambino dal passeggino e me lo trovo rovente. Ok, fuori ci sono 37°C, aspetto un poco a misurargli la febbre. Diciamo però che la percezione tattile materna difficilmente sbaglia, dopo tanti anni di esperienza. E infatti il fornellino rimane bello caldo anche una volta rincasati e il termometro rettale segna 38.5°C. Il pargolo non sembra presentare sintomi aggiuntivi, peraltro mangia e beve. E’ solo un poco più letargico. Il giorno prima, oltretutto, mentre si trovava sul divano in braccio a Leo, divincolandosi come solo lui sa fare, si è esibito in un tuffo di testa con impatto frontale su gres porcellanato effetto legno. Tanta paura, un bellissimo unicorno da sfoggiare, ma niente di più.
In presenza di febbre il mio secondogenito, che già il giorno prima sentendosi responsabile si è messo a piangere, mi chiede: “Non sarà mica stata la botta in testa di ieri, vero?”