12 maggio 2022

Oggi SG compie 6 mesi. Pesa 8.8 Kg. Mangia tette a colazione, merenda a metà mattina, pappone con carne a pranzo (e abbiamo introdotto già anche vitello, manzo e prosciutto), merenda a metà pomeriggio, tette come aperitivo, pappone con formaggino a cena (ricotta o robiola) e latte finto della buonanotte, che avviene attorno alle 21.00. Verso mezzanotte si sveglia e, fino a pochi giorni fa, lo raggiungevo in camera e lo attaccavo. Seguiva un risveglio alle 3.30 circa, durante il quale mi ero abituata ad andare al microonde a scaldare il latte finto che avevo già predisposto dalla sera prima. Se l’operazione di incastonamento del biberon nelle mani di Santiago andava a buon fine, grazie anche all’ausilio dell’orso musicale che fa da puntello, tornavo a letto e venivo svegliata solo verso le 7.00. O le 8.00. O addirittura alle 8.30. Se il risveglio avveniva presto, andavo a prelevarlo e me lo portavo in camera (non mi sono ancora disfatta della Next to me, anche se l’etichetta riporta che ne è proscritto l’utilizzo sopra i 9 Kg). Qualche volta invece l’ho trovato a rigirarsi nel lettino in camera sua perché, nonostante i preparativi dei fratelli per andare a scuola, non si era svegliato. 

Una sera ho avuto un’illuminazione: e se invece di allattare a mezzanotte, avessi provato a dare latte finto anche alla prima tappa? Ed è così accaduto un miracolo: dopo il biberon, nessun risveglio fino alle 6.30. Vale come notte intera? Secondo me sì.

Messo da parte l’orgoglio (e le tette), decido che di notte darò solo latte finto, riservando il materno per la prima colazione e verso sera, quando nonostante la merenda mi sembra che sia insoddisfatto. Tutto bene all’inizio.

Ma si sa, le piccole vittorie di solito hanno vita breve. 

Da un paio di giorni Santiago è nevrastenico, prepotente, esigente. Mia mamma è venuta a trovarmi e quando mi ha detto: “Non si può certo affermare che sia un bambino di facile gestione!” mi sono sorpresa. Goga di non facile gestione? Ma cosa dici? Ma se è bravissimo, risvegli notturni a parte… Poi però mi sono fermata a ragionare. E mi sono resa conto che, in effetti, sta diventando progressivamente sempre più impegnativo. 

E’ forzuto. E non sta fermo un minuto. In braccio è tutto un tirare fendenti a destra e a manca, con le mani e con i piedi. Più di una volta uno dei maggiori è venuto in lacrime da me: “Mamma, Santiago mi ha dato un pugno! Digli qualcosa!” Ma come? Non ha nemmeno sei mesi!

Tenerlo in braccio quando si dimena è un’impresa e la mia malandata schiena inizia a risentirne.

Metterlo nel seggiolone è una buona idea, gli piace giocare con oggettini vari, sonagli, palline, libri morbidi. Ma, inevitabilmente, lo sport preferito è il lancio del giocattolo giù dal seggiolone. E tira su. E butta giù. E tira su. E butta giù.

Pierluigi (la palestrina) non lo gratifica più come prima. Ma a parte questo, non è nemmeno saggio lasciarlo giocare ancora sul letto: rotola a pancia in giù. E se fino a poco tempo fa non riusciva più a tornare nella posizione di partenza e iniziava a urlare come un macaco fino a che non lo ruotavi manualmente, adesso riesce a girarsi di nuovo supino. E il letto, si sa, ad un certo punto finisce. Quindi addio docce calde mentre il pargolo si sollazza con Pierluigi. A meno di depositarlo nella culla. Dove però, una volta girato a pancia in giù, ancora ha problemi e supinarsi per via dello spazio ridotto. E quindi mentre ti insaponi senti in sottofondo queste urla disumane come se lo stessero scuoiando vivo. Insomma, non proprio quella che si suol dire una doccia rilassante.

Stessa cosa se lo metto nel passeggino. Se l’uscita non è più che immediata inizia a urlare e l’unica cosa che lo fa smettere è un biberon di camomilla tiepida (di cui adesso, a differenza di un mese fa, fa un uso quasi continuo). All’aperto è bravo, tanto che a volte lo porto fuori solo per farlo smettere.

Ma la cosa di cui mi sono resa conto è che, una volta perso il contatto visivo con la mia persona, comincia a urlare. Tanto che so già, quando cambio stanza, dopo quanti secondi partirà con il suo acuto lamento. Che penetra i timpani e, qualche volta, esaurisce. Mi sforzo per non prenderlo in braccio e diciamo che comunque non è più una cosa che lo tranquillizza, come detto prima. Impossibile vedere qualcosa alla tele, anche se sta accanto sul divano: si sbraccia in ogni direzione e caccia urletti per tutto il tempo.

Anche il momento delle pappe non è più così idilliaco: se qualcosa lo distrae, smette di mangiare. Il cane per esempio. Finalmente si è accorto della sua esistenza e, se passa il cane, basta, non mangia più. Perché deve sorridere al cane, urlare al cane, sbracciarsi verso il cane. Il quale, poverino, non dice nulla, neppure quando, in accordo con la passione di Santiago per i capelli, il bambino gli ha strappato una ciocca di peli. Ha grugnito sommessamente e mi ha guardato con i suoi occhi languidi come a chiedermi per quanto ancora dovessimo sopportare questa peste in casa nostra.

Negli ultimi giorni è stato difficile anche metterlo a dormire. Dopo pranzo si è addormentato solo sul lettone, accanto a me che gli davo le pacchette sul culo mentre gli baciavo la testa. E ieri sera, nonostante biberon incastonato, orso musicale a palla etc etc non si è addormentato. Ho dovuto prenderlo in braccio e portarlo in sala dove è poi crollato in braccio a papà, per poi risvegliarsi verso le 23.00 urlando e riaddormentandosi solo nel lettone. Salvo risvegliarsi a mezzanotte: altro giro di biberon. Così come alle 3.30, altro biberon. E alle 7.00, giro di tette. Insomma, magari è disturbato. Magari sta per mettere altri dentini. Magari invece sta crescendo e il fatto di essere sempre con me sta iniziando a creare qualche “problema”. 

Io so solo che, qualche volta, sento il bisogno di uscire da sola per dieci minuti. Magari anche senza cane. Solo per prendere una boccata d’aria e far riposare i timpani. 

Qualche volta, se si addormenta in auto dopo che ho portato Leo a tennis, parcheggio sotto casa, spengo il motore, reclino il sedile di qualche grado e chiudo gli occhi per una decina di minuti.

Chissà cosa penserà la gente vendendo una tizia inanimata chiusa in auto con cane e figlio.

Non preoccupatevi, è solo il momento di silenzio di cui tutte le mamme hanno bisogno almeno una volta al giorno.

Quindi: do not disturb.

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