11 aprile 2022

Alla vigilia della partenza per una mini vacanza di due giorni da trascorrere nei pressi dei campi da tennis di Monte Carlo assistendo al Master 1000, mi rendo conto di non avere nulla di pronto in casa.

I ragazzi restano a casa, ma SG viene con noi. E realizzo solo ora che, avendo introdotto la pappa, la faccenda si farà impegnativa. 

Anzi, le pappe. Sì, perché, nonostante il pasto serale teoricamente andasse introdotto dopo un mese dal primo, nei giorni scorsi ho cominciato a proporglielo a cena.

Perché il bambino sembra un pozzo senza fondo.

Perché anche se mangia dalla tetta prima della nostra cena (e adesso le tette sono belle piene perché di tempo tra una poppata e l’altra ne passa a sufficienza), una volta messo sul seggiolone comincia a reclamare cibo.

Sembrerà assurdo, ma apre la bocca, segue con gli occhi il movimento delle posate portate alle nostre e poi si china a mordere il seggiolone. Allora, mi sono detta, diamogli la pappa anche di sera, così magari dorme tutta notte. E certo.

E certo che no.

Per cui ecco che il bimbo mangia sia a pranzo che a cena. Divido l’omogeneizzato di carne in due (i formaggini freschi previsti per la cena ho deciso di non darglieli ancora, visto che ha meno di cinque mesi) e somministro pappone a pranzo e pappone a cena.

Mangia tutto.

E poi beve dalla tetta.

E poi si scola il biberon di latte artificiale della nanna.

E poi si sveglia comunque dopo tre ore.

E dopo altre tre (se va bene).

E dopo altre tre (sempre se va bene).

E quindi ora come faccio a tornare indietro?

Una delle regole che ho imparato dai precedenti figli è di non ritornare mai sui propri passi (a meno che siano stati troppo precoci). Inizi le pappe? Continui. Inizi lo spannolinamento? Continui. E pace amen se avevi programmato due giorni di vacanza con amici, durante i quali probabilmente uscirai di casa alle 9.00 e rientrerai alle 22.00. Continui.

E quindi eccomi qua a fare le valigie.

Duecento bodini, magliettine, calzoncini, cappellini, bavaglini. Perché con due pappe i rigurgiti imbrattano un vestito dietro l’altro.

Duecento pannolini, salviettine, asciugamani. Perché con due pappe il pargolo caga pongo stantio, talvolta sotto forma di piccola pallina caprina. Piccola, ma drammaticamente maleodorante. Tanto che, anche se per così poca materia piange il cuore dover sostituire il pannolino, bisogna farlo di necessità affinché non piangano invece gli occhi, per le esalazioni che emana.

La sporta con crema di riso, mais e tapioca, omogeneizzati di frutta, tacchino, pollo, coniglio. Ma anche brodo preconfezionato liofilizzato in busta. E omogeneizzati preconfezionati di patata, carota, zucchina. Perché mica potrò mettermi a fare andare la pentola a pressione con le verdure di stagione nel monolocale in affitto. Ho comprato anche la camomilla liofilizzata. Quella che non volevo perché c’è lo zucchero etc etc. Ma in stato di emergenza tutto è lecito.

E solo alla fine mi rendo conto che non ho un thermos per la pappa. Vale a dire che se la preparerò al mattino, inevitabilmente si raffredderà. Opto per un tupperware che possa andare in microonde.

E che Dio me la mandi buona.

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