Il cosiddetto “strippo latte” è una costante per ogni donna che allatta. O almeno posso dire, alla terza esperienza, che lo è per me.
Ti avvisano che ci sono i cosiddetti scatti di crescita, ma a quello del novantesimo giorno di vita teoricamente mancavano ancora due settimane e quindi perché mi sembrava di avere meno latte? Dopo qualche minuto che ciucciava avidamente, si staccava e cominciava a urlare, poi si riattaccava, ribaltava gli occhi indietro in segno di godimento, ma dopo qualche minuto ancora, riprendeva ad urlare. A differenza degli altri due figli, finora a Santiago ho quasi sempre dato una tetta alla volta e quindi, sembra stupido, ma ho fatto fatica all’inizio a ricordarmi che di tette ne ho due. Pesa quasi 7 Kg, ci sta che una tetta non gli basti più. E quindi, quando la scena si è ripetuta, specie in occasione delle poppate dalle ore 18.00 in poi, ho cominciato a dare la tetta controlaterale e così ho tamponato un paio di giorni.
“Fabio, mi sembra di avere meno latte!”
“Eh, va beh, lo sappiamo che, per quanto ti riguarda, la latteria chiude dopo tre mesi”
La solita incoraggiante risposta.
Ma non mi sono data per vinta. Alla prima occasione ho fatto un salto in erboristeria e ho riesumato la cara, vecchia tisana alla galega. Che poi sa di finocchio perché dentro ci mettono pure quello e il suo sapore diventa predominante. In più, facendomi consigliare dalle amiche del primo storico gruppo preparto, ho comprato Piùlatte dell’Humana (Silitidil e galega) in bustine. E questa volta faccio sul serio. Ogni giorno 1 litro di tisana (quattro cucchiai in un litro, lasciati bollire 1 minuto e poi fatti riposare per altri 10 minuti prima di filtrare) e una bustina di Piùlatte. E, lo dico sottovoce, ma mi sembra che il problema si sia andato risolvendo.
Di notte le tette sono tornate ad essere pienotte, ma si sa, l’ossitocina il suo porco lavoro lo fa principalmente di notte. Diciamo che sono ancora le ore serali quelle nelle quali sembra di avere quasi finito le scorte.
La cosa interessante è che SG ogni tanto ripete il siparietto “attacca e stacca” con urla incluse, ma quando accade, noto la bocca piena di latte e, solitamente, dopo adeguata verticalizzazione, il tutto si conclude con un mega rutto e, ahime, maxi rigurgito annesso.
“Non vomitare! Che non immagini nemmeno quanto mi sono costati questi millilitri di latte!”
Lui mi guarda, con un rivolo bianco che cola di sbieco sul suo sorriso gengivale.
E allora lo perdono in un battibaleno.