Viva sono ancora viva. E’ trovare il tempo che è impossibile. E magari ce la potrei fare, ma il PC ce l’ha Fabio e allora non se ne parla.
Vacanza in Sicilia (o come diceva Pietro “andiamo a Le Ciglia”) meravigliosa. Non solo perché dopo anni e anni eravamo solo noi (Fabio, i bimbi e io), senza altre persone. Ma anche perché abbiamo collaudato la famiglia sull’aereo e, in generale, abbiamo visto che si sopravvive benissimo anche in quattro lontani 1200 Km da casa e dagli aiuti vari.
Inoltre abbiamo dimostrato a noi stessi di poter non rinunciare (quasi) a niente.
La mattina colazione (a volte al bar, a volte a casa). Poi spiaggia fino alle 12.00 circa. Poi a casa, pappa bimbi e nanna (Leo sempre, Pietro un giorno su sette, ma vabbeh). Nel pomeriggio, dopo le 15.30 causa caldo, si partiva per una gita predeterminata il giorno prima. E così abbiamo fatto vacanze itineranti con la macchina a nolo (speso un capitale solo di seggiolini e di assicurazione… per cui tanto valeva usarla!). Abbiamo visto Erice, Marsala, le rovine di Segesta, Palermo, la Riserva dello Zingaro… Pietro frignava un po’ che voleva fare mare anche il pomeriggio, ma alla fine lo convincevamo che il pomeriggio si faceva la gita e lui lo si compra facilmente con una granita una volta arrivati a destinazione. Leo meraviglioso, ottimo osservatore, sempre buono all’aria aperta.
Ho proprio chiamato mia mamma al telefono sulla strada di ritorno da Marsala, decantando le doti dei bambini dormienti e in particolare del Leo che non aveva detto “bè” per tutto il giro e, appena messo in macchina, s’è addormentato come un sasso e: “Mamma, sono troppo contenta, che va tutto bene…” E ovviamente… nel mentre che scarico il pargolo dal seggiolino una volta giunti a casa, prendo atto di avere tra le braccia un vero e proprio fornellino (39.2° C di temperatura). Da come smoccicava nei giorni precedenti (e dal fatto che io ho preso l’antibiotico il giorno prima di partire per tonsillite con placche e febbre), ho dedotto che non si trattava probabilmente (per fortuna!) di un colpo di calore, bensì di un raffreddore dovuto ai mille sbalzi termici, tra aereo, aria condizionata in macchina, 40 gradi fuori, vento a Erice etc… Alla fine avevo paura di dovergli dare l’antibiotico, ma dopo il primo giorno con 38° C (in cui siamo stati a casa e ci siamo turnati con Pietro per scendere in spiaggia, rinunciando così ad un’unica gita, quella che avremmo voluto fare prendendo un aliscafo per Marettimo), dal secondo giorno aveva 37.5° C alla mattina e poi più nulla.
Pietro, dal canto suo, è stato abbastanza bravo (ovviamente più bravo quando eravamo soli o io o il papà). Ogni tanto, soprattutto quando non dormiva il pomeriggio e si annoiava, ha piantato dei capricci mostruosi, come anche quando doveva andare al mare col papà e io dovevo stare a casa con il Leo (era il primo turno e lui continuava a dire: “No papà, TU stai col Leo e la mamma viene giù con me!”: alla fine abbiamo tenuto duro (o col papà o niente) e non è andato al mare, finché il pomeriggio ha ceduto lui ed è andato con il papà e poi abbiamo fatto cambio. All’inizio mi sentivo in colpa, ma poi ho capito che è stato importante non mollare, che se diciamo una cosa lui deve imparare ad accettarla e basta).
Le notti sono andate così così. Tuttora il Leo si sveglia dalle due alle tre volte. E al mare gli propinavo un bibe di latte (che ha imparato a tenere da sé, in modo che io poi me ne torno a letto e lui si riaddormenta quando vuole) tutte le volte, andando a finire che si scolava una bottiglietta al giorno o più. Pensavo sarebbe stato un problema qui al ritorno, ma per ora son riuscita a propinargli anche acqua pura, che beve di gusto (probabilmente ha proprio sete, Pietro non beveva mai alla sua età, men che meno l’acqua).
In compenso ha imparato a dormire nel suo lettino accanto al fratello cosicchè la culla ora la posso restituire (e anche Pietro ha imparato a non svegliarsi quando si sveglia lui).
Il viaggio in aereo è stato emozionante, con Pietro che urlava: “Che bello volareeeee!” e Leo che all’andata ha dormito come un sasso. All’atterraggio un po’ di mal d’orecchie per Pietro. Al ritorno invece Leo era iperattivo, si dimenava e ho fatto un’ora e mezza a cercare di tenere il bambino fermo sulle ginocchia con una fatica mostruosa.
Pietro dal canto suo ha un’energia pazzesca. Scappava per tutto l’aereoporto saltando le code e facendoci impazzire (s’è infilato nel gate e la Hostess ha dovuto prenderlo per il collo e riportarcelo). Alla fine siamo partiti con soli tre bagagli a mano e il passeggino prestato (che ho constatato potevo portare anche il mio che tanto lo piegano e lo mettono nella stivetta e te lo fanno trovare sotto il portellone all’arrivo). Era scomodo avere tre bagagli (che teneva Fabio mentre io tenevo il passeggino e i bimbi). Ma non oso immaginare come avremmo fatto con una valigia! In ogni caso, abbiamo portato fin troppa roba considerando che c’era la lavatrice che facevo andare ogni giorno.
Durante la vacanza mi sono vista con una mia amica di Palermo che aveva fatto un anno di specialità su da noi e poi era tornata giù e che ci ha invitato al buffet del suo compleanno nella sua casa a Mondello sul mare (spettacolo). E poi ho incontrato altri due amici che erano anche loro a San Vito e che ci hanno ospitato il giorno della partenza, quando abbiamo dovuto restituire la casa a fine mattina ed eravamo in mezzo alla strada con un caldo spaziale.
Ultime ore in casa frenetiche perché, dopo che non era successo nulla, mezz’ora prima della consegna la troviamo allagata di ritorno dal mare perché ha preso a perdere il boiler mentre eravamo in spiaggia. Poi Pietro, dio solo sa perché, guardandomi e dopo aver osservato quando fosse bello il copriletto del lettone, come un cane ci ha pisciato sopra (un po’, ma in maniera inequivocabilmente volontaria, tanto che mi è partito un ceffone sul coppino). E dulcis in fundo, Fabio, che arrivava con il piatto di pasta in mano avvisando di stare attenti che scottava, è inciampato rovesciando tutto sul povero Leo, al che ho dovuto prenderlo e metterlo sotto l’acqua mentre Fabio costernato diceva: “Oddio, oddio, oddio, l’ho ustionato!” (alla fine non s’è fatto niente).
Insomma… qualche brivido finale.
Pietro e Leo giocano insieme. Pietro sempre un po’ prepotente. Leo sempre più adorante.
Non so se vi avevo detto della visita che avevo fatto prima della partenza: Leo pesava 9.2 Kg ed era alto mi sembra 71 cm. Ora posso dargli pastina, chiccoris, pane, tutta la frutta tranne i tropicali e i frutti rossi, tutti i tipi di carne, lo yogurt e il pomodoro. La pastina la mangia anche grande. E’ sempre lento rispetto a suo fratello (che mangiava in tre minuti), ma un buongustaio. Vorrebbe assaggiare tutto ciò che mangiamo noi, ma non si può. E Pietro ogni tanto prova a dargli cibi proibiti. Stasera ho provato l’oggettino che mi avete consigliato, la retina contenitiva per il cibo da ciucciare, ma anche lui tende a ciucciare il manico a meno che non glielo tieni tu dritto (s’è mangiato mezza albicocca).
Pietro stamane ha pianto quando mi ha beccato che uscivo per andare al lavoro, povero.
“Mamma non andare, stai con me!”
“Ma devo andare, amore!”
“No… NON DEVI, ti prego!”.
In più sono un paio di sere che vuol venire da noi a dormire perché dice che ha paura (delle formiche, delle zanzare o di cadere dal letto), ma poi mi faccio dire tutte le paure e gliele risolvo in modo piuttosto razionale spiegando il perché non deve aver paura (le formiche sono nei prati, le zanzare non ti pungono perché hai messo lo spray, mettiamo i peluches così non cadi dal letto) e per ora funziona anche se alla mattina me lo ritrovo nel letto.
Sono orgogliosissima della nostra comune amica gemellare, che leggo eccezionale. Mi piacerebbe rivedere i piccoli, ma non saprei come fare. Devo portarti la sdraietta tra un po’ per cui… dimmi tu. Sei meravigliosa (e lo sai) e io concordo che devi allattare il più possibile fintanto che però per te non diventa un incubo, ma mi sembra che te la cavi bene nonostante le centinaia di poppate (e le tette come stanno?). Alla fine, il tuo latte, anche se diviso a metà con l’artificiale, sta passando tutte le cose buone (nutrienti, anticorpi…) e comunque vada da ora in poi sappi che il grosso del lavoro l’hai fatto e che sei stata una grande (senza nulla togliere a chi non l’ha potuto fare, si intende!).
Un bacio a tutte, a chi ha cambiato lavoro, a chi si appresta a fare ferie, a chi ha qualcuno a casa malato, a chi è al mare e a chi è appena rientrato.
Del mio lavoro ora non riesco a parlare: Fabio ha tenuto fin troppo i bimbi in questo tempo.
Ci sentiamo presto, spero!