22 maggio 2012

Chi non muore si rivede… (talvolta).

Uno a sentirlo non ci crede. Ma davvero non sono riuscita a scrivere fino a stasera.

E anche ora sto cercando di ignorare Pietro che, sebbene messo a letto due minuti fa, mi ha raggiunto in soggiorno dicendo di aver sentito ululare un lupo fuori.

Il lavoro è bello. Faticoso, ma bello. Io sono maturata (dopo un anno e mezzo di dialisi e due figli) e devo dire che me la cavo niente male. Reparto difficile, malati brutti, settimana scorsa sono morti due miei pazienti (non fate battute!). E anche oggi giornata campale con sospetta meningite, herpes zoster, infarti, dialisi d’urgenza…

I problemi cominciano ad esserci: non riesco mai a rincasare prima delle 18.30 circa. Solo giovedì scorso sono riuscita a tornare alle 16.30 che c’era mia mamma (e anche domani proverò a scappare prima). Poi ci sono state le guardie e lì prima delle 20.30 non sono a casa.

Arrivata a casa, Pietro (bravissimo con le nonne) ci fa impazzire. Una volta ha morsicato Leo sulla pancia e gli ha lasciato anche il segno. Poi fa i capricci urlando che vuole il Pinguì prima di cena. Poi vuole il pappone come il Leo. E poi non lo mangia se non lo imbocchi. Insomma, si fa notare e in certe cose fa la parte del bambino piccolo.

Leo, dal canto suo, appena mi vede comincia a frignare che vuole essere preso in braccio. E’ incredibile come sia bravo a comunicare! Come quando vuole il biberon di camomilla e allunga le braccine e fissa intensamente il punto del tavolo su cui è posato. E’ tenerissimo, ma appena lo prendo su, poi appoggiarlo nel seggiolone per preparargli la pappa diventa un’impresa.

Quadro serale: Leo che urla dal seggiolone e Pietro che grida attaccato alla spalliera del seggiolone. Io che preparo la pappa col sudore a goccioloni (stasera non mi ero nemmeno tolta le scarpe e mi sono accorta solo alla fine). Poi imbocco il Leo e di solito Pietro si rassegna e va in sala a guardare il cartone dei dinosauri.

Nel frattempo Fabio cucina (mi sta aiutando tantissimo!). Poi mangiamo. Mentre Fabio sparecchia, io cambio il Leo e poi gioco un po’ con Pietro (il puzzle, le figurine dell’Esselunga, il PC). Poi Prendo il Leo, vado in camera, lo attacco al seno cinque minuti finchè si rilassa e poi lo metto giù. 

E inizia la fase due. Lavo i biberon e faccio andare lo sterilizzatore. Scopo la cucina, apparecchio per la colazione. Preparo il brodo e la camomilla per il giorno dopo. Preparo la farina e l’omogeneizzato che voglio che l’indomani Leo mangi. Poi faccio il bibe di latte serale. 

Poi porto a letto Pietro. Devo dire che il rituale è stato totalmente disintegrato. E questo per mancanza di tempo (quando dico che anche senza programmi poi le cose si risolvono semplicemente perché non si ha tempo di fare tutto). E perché talvolta Fabio lo riesce magicamente a mettere a letto senza di me (cosa prima impensabile!). Pigiamino, dentini, pipì. A letto e ciao. 

Poi, se come stasera non è stanco, ogni tanto me lo ritrovo di nuovo in sala. Ma di solito, soprattutto se è il papà a metterlo giù, ci resta. Con me è più difficile. Il libro l’ho abolito. Di solito lo invoglio con qualche allettante proposta per il giorno successivo (domani viene la nonna, domani andiamo a cena dall’amico…dormi che se no sei stanco e non si fa niente!). Il succo abolito. Coccole e manina anche. Di solito sto lì i famosi “quattro minuti” e poi me ne vado.

Dopo di che faccio le faccende che restano: stendere, preparare la lavatrice per il giorno dopo o, come ieri sera, smistare i vestitini di Pietro vecchi in modo da trovare qualcosa che vada bene al Leo (che veste 9-12 mesi).

Poi mi ritrovo a guardare l’ora e sono le 22.30. Oppure, come stasera, mi rendo conto che non posso non fare una doccia. 

Vado in camera, seleziono i vestiti per la mattina dopo e li metto sul divano.

Prendo il bibe, prendo il Leo dalla culla (che ormai gli sta stretta, ma è l’unico modo che ho di tenerlo lontano da Pietro nella fase addormentamento) e gli somministro una variabile quantità di latte-con-biscottino-granulare-sciolto mentre dorme. Poi lo porto nel suo lettino.

Di notte si sveglia ultimamente alle 2.00 circa (ma gli metto il ciuccio) e poi ancora verso le 4.00 o le 5.00 (e gli do altro latte) e poi attorno alle 7.00 e allora mi alzo anch’io.

Questa cosa mi fa un po’ girare: non tanto che si svegli di notte, ormai ci ho fatto l’abitudine (e mi dicono anche che ho una cera bellissima per cui evidentemente il mio organismo non ne soffre più); mi dispiace più che altro che poi (anche di sabato e domenica) tenda a svegliarsi presto (Pietro su questo era un dormiglione). Cosicchè, anche se nel week end riesco a farlo riaddormentare magari dandogli la colazione, comunque non tiri più delle 8.30-9.00. E nella mia mentalità, non è possibile non dormire almeno nel week end… io se potessi starei a letto fino a mezzogiorno!

Pietro è meraviglioso. Chi l’ha visto alla festa dei bimbi non può non essere d’accordo con me che (quando vuole) e proprio un angelo da mangiare di baci. Vederlo lì, resistere all’impulso di soffiare le candeline o di aprire i regali (conoscendolo), con me a distanza che tenevo in braccio il Leo, mi ha fatto proprio inorgoglire perché uno dei suoi punti deboli (come la mamma) è non saper controllare le passioni. E’ intelligente. Ora è preso dai numeri, fa le somme con le ditina e ogni tanto ti fa scompisciare per i modi in cui dice cose forbite o quando usa i congiuntivi (“Scusa se ho provato a berlo: pensavo fosse pieno!”). Salvo poi cadere su verbi irregolari (“Non salio sul letto!” oppure “Ho sete perché ho corto… ah no, corruto!”).

Leo è meraviglioso. Non sa ancora stare seduto bene e credo che questo in parte possa essere dovuto al fatto che non lo lascio molto tempo a terra da solo perché Pietro ci si avventa spesso. Spero che non pregiudichi la sua “motricità”. E’ paciocco, il mio ciporlotto. Sempre sorridente. La pappa la mangia ma, almeno con me, sempre intercalando biberon di camomilla. Poi, tra un cucchiaio e l’altro, urla: a volte perché vuole subito il successivo, a volte perché non ne vuole più. E tu non capisci niente. Come cibi la mia pediatra mi ha concesso l’aggiunta di spinaci, legumi (ma non erano più in là visto che sono ricchi di proteine?), vitello e banana. Ma niente altro. La visita me l’ha fissata per il 18 giugno. Attualmente non so nemmeno quanto pesi. Dentini zero al quoto. Non so quando li metterà!

Il menage per ora funziona. La mia vicina arriva alle 7.45 (non so come faremo quando non sarà più in cassa integrazione, perché non credo che la baby riesca a venire prima delle 8.00 e io alle 8.15 devo essere in reparto!). Un paio di volte mi sono incavolata perché mi ha confessato di aver fatto assaggiare un po’ di succo (tropicale!) al Leo e una volta “un angolino del cucchiaio di gelato di Pietro”. Le ho spiegato che su queste cose non si scherza e che non deve fare o dare niente che io non la abbia concesso. Ovviamente quando si delega ad altri bisogna fare i conti anche con questi imprevisti.

Poi una volta Fabio è tornato in casa dopo due minuti perché aveva dimenticato una roba e dall’aver lasciato i bimbi dormienti, li ha trovati svegli entrambi e il Leo già in braccio a lei e mi ha chiamato incazzato nero dicendo che sicuramente li ha svegliati lei e che non sopportava questa cosa.

Amen. Che vi devo dire?

Alla fine credo che i ritmi siano un po’ troppo serrati.

Io sono felice, ma mi rendo conto che non so se resiterò ancora per molto e Fabio mi ha esplicitamente detto stasera di cominciare a darmi una regolata che non posso andare avanti a vedere i bimbi due ore al giorno.

Ha ragione.

Vi mando un bacione e spero di sentirvi presto (vi leggo sempre!).

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