La depressione bipolare: la fase maniacale.
Ragazze, sono proprio contenta!
Contrariamente al parere della mia pediatra, sabato sera ho deciso di provare con la seconda pappa. Ho messo il formaggino e quella sera niente verdure. Ma visto il successone, i giorni successivi ho messo anche le verdure. Leonardo si scofana il tutto con mucho gusto. Ho concluso che forse settimana scorsa era un po’ sgnecco per via della febbre ed iniziare lo svezzamento con la febbre in effetti non è il massimo!
L’altra cosa di cui sono molto fiera è la mia decisione di tornare al buon vecchio metodo della “pigiatura hand-made” delle verdure. In realtà ci vuole un secondo: le pigio sul fondo della fondina ancora fredde da frigo e poi ci verso sopra la sbobba. Giro tutto con la forchetta e oplà, il piatto è servito. Inutili tutti gli acquisti fatti all’uopo. La forchettina e il cucchiaino di Leonardo, il piattino che si riempie d’acqua calda per mantenere calda la vivanda (preso apposta per Leonardo, poiché con Pietro non avevo osato comprarlo), l’altro piattino di plastica con cucchiaino verde abbinato…
In nessuno dei sopraelencati recipienti vi è abbastanza capacità per contenere tutto il pappone. E nessuno dei cucchiaini è amato quanto il normalissimo cucchiaino di metallo della mia cucina.
Meglio così, che mi serva di lezione.
Ma il maggior successo è che, ovviamente, avendo ripreso la modalità sopradescritta per somministrare la verdura, il pargolo ha preso a cagar montagne, come si suol dire. Cacche di consistenza media, aromatizzate a pera o mela a seconda del fruttino somministrato a metà pomeriggio, anche due al giorno.
Infine, così facendo, sto riuscendo a non sfoderare alcuna tetta per tutto il periodo diurno, riproducendo in questo modo la giornata tipo dei prossimi mesi, che non potrà avvalersi della tetta che, alla bisogna, potrà essere sostituita dietro mio ordine solo con biberon tiepido di acqua con camomilla disciolta in quantità infinitesimali. E senza zucchero.
Venerdì sera poi siamo andati al concerto di Sergio Caputo con i miei genitori. E’ stato proprio divertente anche se purtroppo s’è presentato da solo, senza band. I miei li abbiamo trascinati, ma alla fine si sono divertiti anche loro. Al ritorno ho prelevato Leo a casa di mia suocera, mentre Pietro è rimasto a dormire là.
Sabato pomeriggio siamo andati in centro con la mantellina, gli stivaletti e l’ombrellino (e la cerata IMPERMEABILE per il passeggino di Leo) per la giornata della famiglia. Siamo andati al laboratorio musicale. Pietro s’è divertito un casino a picchiare con i mestoli sui coperchi e a fare il rumore della pioggia. Ma soprattutto è stato un’ora a giocare con il pongo e la macchinetta per fare le strisce di pongo. La cosa buffa è che gli organizzatori erano quelli del mio vecchio asilo nido, per cui c’è stato un momento di imbarazzo quando ci hanno visto. “Pietro! Come state? Alla fine è guarito? E l’altro sta bene? Hai visto quanta ansia per niente?” (Grrrrrr). Al che le ho detto: “Sai, quando sei incinta, ricoverata con il grande in ospedale e scopri che il secondo potrebbe essere malato e sei un medico… l’ansia non è così strana!” Poi le ho detto che sono contentissima della scelta fatta, di averli a casa tutti e due. E poi siamo tornati a giocare. Anche Leo è stato costretto a giocare con la farina per terra (anche se io non volevo per paura che la ingerisse, cosa peraltro successa – chissà che cazzo combinano quando nessuno vede all’asilo – nonostante mi fossi raccomandata) e comunque s’è svagato un po’.
Domenica mattina Pietro non voleva che andassi a messa. Così gli ho fatto promettere di fare il bravo e l’ho portato con me, promettendogli le candele per la Madonnina alla fine della celebrazione. Ovviamente le candeline son state anticipate al momento della predica, perché il bimbo era intenibile. Gli è piaciuto rispondere al salmo e alle preghiere dei fedeli. Gli è piaciuto anche il Padre Nostro. Per il resto è stato un continuo voler pucciare la mano nell’acqua santa per fare il segno della croce e continuare a muoversi con me che lo brancavo in ogni dove e che lo prendevo in braccio ogni due minuti. Io ho avuto la schiena a pezzi, ma lui non ha urlato (come l’ultimo tentativo qualche mese fa) e alla fine siamo riusciti a star dentro tutta la messa.
Stamane sono andata in centro per manifestare contro la tassazione della mia borsa di studio (già prendo 10 mensilità pagando ENPAM, INPS, Ordine dei Medici e tasse universitarie, non ho maternità garantita né malattia e ora ci volevano pure tassare come lavoratori dipendenti!). Per fortuna pare che abbiano deciso di abrogare la proposta di legge. Domani è il giorno cruciale per la decisione finale.
Poi sembra che Leo abbia scampato la varicella. Ha fatto tre giorni di febbre come Pietro, ma senza nessun altro segno. Forse l’ha fatta in maniera blanda, forse era un’altra cosa. Forse però la sbatti è servita a qualcosa.
L’altro giorno ho fatto il bagno in vasca insieme ai due bimbi. E’ stato divertente, con Pietro che rovesciava l’acquetta sulla pancia di Leo (e un po’ anche negli occhi, ma pazienza)!
Insomma, come sono contenta, ragazze!
La depressione bipolare: fase depressiva
Ragazze, sono proprio depressa!
In questi giorni è subentrata una malinconia micidiale che mi prende all’improvviso portandomi alla soglia delle lacrime. Il tutto permeato da mal di testa praticamente costante da una settimana.
L’idea di tornare al lavoro ora non è così terribile: non dico che ne ho voglia, ma l’ansia iniziale ha lasciato posto alla voglia di tornare in gran forma e di fare bene. Eppure mi capita di lasciarmi prendere dallo sconforto. Lascerò i bambini a casa. Leonardo è più grande di Pietro a suo tempo, eppure mi sembrano tutti e due così piccoli e indifesi. So già che lavorerò le 12 ore il 12 maggio e il 2 giugno. Mi sento responsabile di tutte le cose a casa, anche se non è vero. Mi viene ogni tanto un senso di soffoco: “Come farò a fare tutto, le lavatrici, la lavapiatti, la gestione della casa quando sarò al lavoro?”.
Ma è molto più complicato di così. Sono depressa e non so perché. Come il mese scorso, prima di andare al mare. Come se il mio organismo avesse detto: “Stop, non ce la faccio più!”.
Perché non dormo più una notte intera da millenni. Non mi ricordo nemmeno da quando, giuro, sicuramente da molto prima che nascesse Leo, ma credo anche da prima di rimanere incinta di lui. Forse è questo, ma poi non lo so.
Dopo l’ennesima notte in cui si sveglia Leo e poi si sveglia Pietro, che sveglia Leo, che sveglia Pietro che urla che vuole che stia con lui; dopo l’ennesima situazione Cogne con me che gli tappavo la bocca e lo sculacciavo allo stesso tempo dicendogli di chiudere quella cazzo di bocca che sennò svegliava il Leo; dopo il mio successivo piangere disperata con mio marito perché così non è possibile andare avanti… l’altra notte avevamo deciso di provare il piano B: Pietro dalla nonna e Leo a casa. Leo chiuso in cucina, che non confina con niente altro che le scale e dove può moderatamente urlare. (Questo perché mio marito s’era opposto a farmi andare su da mia mamma perché dovevamo risolvere la questione qui, che poi se avessimo portato Pietro su a dormire poi magari non si sarebbe orientato di notte etc.)
Lo scopo era farlo piangere. E non dargli niente. Ieri sera, pappone, bagnetto e tetta: bambino stecchito alle 20.00. Alle 22.30 provo a dargli il bibe ma non lo vuole.
Vado a letto, ma non mi addormento fino a mezzanotte, tutta agiata per la notte che deve venire. Alle 2.22 (quasi sei ore e mezza dopo!) si sveglia e comincia a parlottare e a frignottare, ma senza piangere veramente. Mio marito, che fino a quella notte non s’è mai dovuto occupare dei risvegli vari, questa volta in stato d’allerta, comincia a dire che dobbiamo andare di là a vedere se è girato a pancia in giù, se ha qualche problema.
E: “Perché piange?” e: “Io vado a vederlo” e: “Questo bambino ha fame.”
“Insomma” gli dico “Vai, ma non farti vedere e non dargli niente, che non può avere fame un bambino che ha mangiato tutta quella roba!” Invece non solo sento una botta (verosimilmente di lui che sbatte contro la culla) con successivo sussulto e pianto a squarciagola del bimbo, ma poi piomba tutto in uno stato di silenzio e, quando vado in cucina, lo sorprendo che gli stava dando il biberon di latte che mi aveva rifiutato alle 23.00 quando avevo provato a darglielo nel sonno (oltretutto riscaldato in microonde). Mi sono imbestialita. L’ho accusato di remarmi contro su tutto e di non aver capito niente dello scopo di quella notte, che era appunto non dargli niente e farlo rassegnare al fatto che di notte non si mangia. Poi l’ho convinto a dargli solo un po’ di camomilla e, dopo qualche ciucciata, Leo s’è riaddormentato.
Torno a letto e non riesco a riaddormentarmi. I pensieri cominciano a frullarmi in testa. Pensieri di tutti i tipi, canzoni, il lavoro, un film, chi era quell’attore che, domani come mi vesto per andare alla manifestazione, troverò parcheggio, chissà Pietro dalla nonna… Insomma, guardo l’ora e son le 3.30, poi le 4.00, poi le 4.30. E io non dormo. Vado nel letto di Pietro, che è più comodo del mio e provo lì. Niente. 5.00. Mi metto a piangere come una scema e vado a svegliare Fabio. “Io non sono a posto, Fabio. Non riesco a dormire. Sono un’idiota. Mi sto rovinando la notte da sola” E giù lacrime a iosa. “Sono un’incapace, voglio andare dalla mia mamma…” Insomma, un attacco di infantilismo acuto. Alla fine mi calmo e riprovo a entrare nel letto, ma invano.
Alle 5.30 si risveglia Leo. Anche stavolta alla fine mi alzo, gli metto il ciuccino e do un po’ di camo e alla fine si riaddormenta subito. Torno a letto. 6.00 , 6.30, 7.00, 7.30. E io che non dormo. Altro risveglio mini di Leonardo, sedato con ciuccio. Fabio va al lavoro e alla fine mi addormento alle 7.45. Alle 8.45 si sveglia Leo. E io ho dormito un totale di tre ore e mezza. La testa come un pallone. Mi dico: che faccio? Sto a casa a piangere o vado a Milano alla manifestazione? Ho optato per la seconda scelta e sono corsa in stazione a prendere l’ultimo treno utile, ovviamente senza aver fatto colazione. Va a finire che camminavo come uno zombie, ma almeno ho fatto una cosa buona.
Torno a casa e alle 16.00 mi ritrovo dentro la mia vicina di casa, la quale è stata messa da un giorno con l’altro in cassa integrazione ed è a casa tutto il giorno. Dice che sta mezzora e invece rimane fino alle 18.00, ora in cui, con l’ennesima scusa, riesco a mandarla via. Alla fine torna Fabio e mi butto in doccia. Esco, pronta per scrivervi e mi piomba in casa l’altro vicino per invitarci a cena. Sta fino alle 19.00, ora in cui mi ricordo che non ho fatto il brodo e non ho più verdura!
Piena di buone intenzioni preparo una pentola a pressione razzo e intratteniamo il Leo fino alle19.30. Mi dico, stanotte andrà meglio. Mia suocera s’è offerta di tenere Pietro ancora una notte. Leonardo mangia benissimo tutto il pappone e ci guarda mangiare dal suo seggiolone. Poi gli faccio il bagnetto rapido, lo profumo tutto, lo cambio bene e gli do la tetta serale. Mi fa un po’ strano perché mangia con foga. Forse ha sete, mi dico. Ma dove lo metterà tutto il cibo? Provo a fargli fare un rutto ma non lo fa. Lo metto giù. Lavo la cucina, passo lo straccio, lavo i biberon, preparo la camomilla per la notte. Sono le 21.00 e noto che il bimbo non dorme ancora. Lo prendo su e vedo che ha avuto un rigurgitino, di quelli che ti fanno fare un colpo di tosse. Allora lo metto su ben dritto e… blurp, mi vomita addosso TUTTO in tre riprese lordando me da capo a piedi, se stesso, il pavimento della cucina appena lavato e, soprattutto, vanificando tutto: praticamente tutto quello che avevo fatto dalle 19.00 in poi era da rifare (compresa la mia doccia).
Scoppio a piangere e chiamo mia mamma maledicendomi per essere stata così “ingorda” e avergli voluto dare anche la mia tetta. Mia mamma mi rincuora dicendo che se fosse stato pieno non l’avrebbe nemmeno presa e poi, siccome le ho detto che il vomito puzzava, non era un vomito da bambino pieno, ma da bambino disturbato probabilmente da un po’ di acidità. Io sono disperata perché praticamente mettevo il bambino a letto senza cena, ma lei mi ha detto che magari avrebbe dormito lo stesso. Insomma, nel frattempo Leo dorme beato. Vado a letto anche io. Si sveglia a mezzanotte e mezza e gli do camomilla zuccherata per non appesantirlo e mi tira fino alle 4.30, quando gli do un bibe di latte. Sveglia alle 9.00. Alla fine l’esperimento non è stato attuato neanche stanotte. Tuttavia direi che è stata una delle notti migliori degli ultimi mesi.
Spero vivamente di riuscire ad emergere da questo loop infinito. Soprattutto stanotte, con il rientro di Pietro e nei prossimi giorni che mia suocera non ci sarà. Magari andrò su dai miei a dormire…
In risposta alle vostre domande:
Anche io a volte mi dimentico di far lavare le mani a Pietro. Lui l’ha sempre odiato, invece ultimamente va da solo a fare la pipì e poi si lava le mani nel bidet.
Non capita che si alzi dal tavolo e prenda il boccone volante. Piuttosto capita che non stia fermo sulla sedia e continui a cambiare posizione. Ultimamente poi dice che non vuol mangiare niente, ma mangia se lo imbocchi e quindi non è inappetenza (penso un’altra forma di gelosia). In generale però è difficile tenerlo al tavolo. Ma quando scende, non mangia più!
La nanna, come sapete è diventata un po’ un punto dolente, ma ne ho già parlato precedentemente. Da mia suocera però pare si addormenti senza storie messo nel lettino. La fregatura è proprio il letto grande perché può scendere quando vuole… Il quarto punto (i risvegli notturni) l’ho già ampiamente trattato, per cui vi risparmio.
Non ricordo più cosa chiedevate a proposito del prendere in braccio. Leo è stato abituato a stare troppo in braccio e si addormentava solo in braccio (anche se ci metteva un secondo, per cui non era faticoso). Però poi ha cominciato a frignare dalla sdraietta fino a che non lo prendevi in braccio. Dopo la degenza da mia suocera, in cui lo abbiamo riabituato a stare seduto da solo e ad addormentarsi nel lettino, è molto meglio. Per cui, vedi tu che piega prende tua figlia e decidi di conseguenza. In ogni caso, sei sempre in tempo per cambiare le cose, se però ti metti di impegno!
Per la festa in fattoria: non ho ben capito. Quando io avevo proposto la fattoria intendevo una gita in giornata per esempio in quel posto là, dove si andava un pomeriggio a far fare ai bimbi i vari laboratori (dar da mangiare ai cuccioli, vedere gli animali, fare il formaggino…). Andare tutti insieme a mangiare in fattoria mi sembra un po’ dispersivo perché credo significherebbe stare a tavola un bel po’ con tutti i bimbi appresso e io non so che autonomia avrei, soprattutto con Pietro, con poi il rischio che non si riescano a fare le varie attività. Avrei poi anche io il problema delle pappe di Leo, ma posso provare con un thermos (non l’ho mai fatto, ma si può provare!).
Alla fine però non ho capito se la proposta rimane quella del pranzo o in generale di una gita e soprattutto se pranzo in fattoria = festeggiamento compleanni oppure no. Lo so che avete provato a rispondere ma sono un po’ lenta di cervello in ‘sti giorni e poi ho visto che per esempio sulla prima tabella c’era scritto 12 maggio (che io lavoro 12 ore) e sulle successive 13 maggio (che sarebbe domenica). Anzi, a ben vedere, tutte le date precedenti erano sabati (e la prima mail diceva che le attività erano di sabato) e poi sono diventate tutte domeniche! Io non ho ancora gli orari ufficiali, ma se fossero tutte domeniche, in linea di massima sono sempre libera tranne il 13, che forse festeggiamo mio papà che fa gli anni (devo però vedere quando Fabio è reperibile perché in tal caso non possiamo allontanarci da casa).
Se invece resta di sabato, io so già che il 12 maggio non ci sono e anche il 9 giugno, che ho un matrimonio. L’unica cosa che dico è che facciamo una fatica bestia a trovare una data… come si fa a trovarne due (una per i compleanni e una per la fattoria)? A questo punto io direi che il giorno che c’è più gente facciamo i compleanni! Voi che dite?