20 aprile 2012

Innanzitutto grazie a tutte per le risposte ai miei due papiri! Amica, sei stata puntuale e concisa, che a volte è quello che ci vuole! 

Ovviamente (ma non era chiaro?) le mail le avevo scritte prima e poi le ho divise in due parti e il gioco della depressione bipolare era proprio quello: mandarle con un minuto di distanza l’una dall’altra e finire con “son contenta” e iniziare con “son depressa”. Vabbeh, dai, lascio perdere… forse l’ho fatto per ridere un po’ io. E’ che davvero mi sento così: se vi avessi scritto che ero solo triste sarebbe stata una bugia. Io sto benissimo con i miei bimbi e mi regalano momenti di gioia infinita. Per cui ho messo insieme le due cose, ma dividendole per iscritto (anche perché così riuscivo ad analizzarle meglio!). L’effetto catartico l’ho ottenuto: da quel giorno, nonostante mi alzi almeno tre volte a notte, non faccio fatica a riaddormentarmi e tanto mi basta.

All’altra amica invece dico: non faccio la vittima, che bastarda sei! La fai facile! E invece è così e basta! E’ come se tu avessi fissato la data di una verifica e poi, con tutta la classe pronta, la spostassi. No, forse l’esempio non calza, perché immagino che tu possa davvero farlo. Insomma, io non posso decidere i miei turni. Posso cambiare delle guardie infrasettimanali, posso scambiare qualche sabato ma NON posso cambiare i festivi (anche se questo cade di sabato) perché sono contati ad personam. E tutti i suddetti cambi devono avere l’approvazione della mia capa che stila gli orari e decide quale specializzando abbinare a quale strutturato (non tutti i cambi sono fattibili). Anche per le varie pizzate la mia disponibilità la do sempre all’ultimo e vi dico sempre di organizzare la data che poi io cerco di esserci, questo perché di solito non so di preciso cosa farò quel tal giorno. Stavolta però so teoricamente con largo anticipo quando non ci sarei e quindi l’ho detto!

Detto questo, sono sincera, mi dispiaceva molto non poter partecipare. L’anno scorso non ci sono stata, ma non è stata una tragedia. Alla fine si possono fare altri incontri, ma mi piaceva l’idea di esserci tutte per una volta a festeggiare in una data unica il compleanno dei nostri figli. A proposito di questo… il mio ricordo risale al compleanno del primo anno, in cui i bimbi davvero non capivano niente e alla fine ci siamo divertiti di più noi nel guardarli, fare i confronti e vederli cresciuti. Però mi rendo conto che magari l’anno scorso è stato diverso e i bimbi hanno partecipato di più. E mi rendo conto che quest’anno sarebbe a maggior ragione più compresa da loro e che potrebbero divertirsi davvero molto a festeggiare tutti insieme.  Detto questo, ribadisco, decidete indipendentemente: io ho dato il mio parere. Se il 13 di maggio fosse accettato in quanto giorno che non cade in nessun compleanno reale, allora rilancerei quello. Ma se crea problemi ad altri, fatela il 2 giugno e morta lì (mi sacrifico io e non è vittimismo).

Stanotte è avvenuto un miracolo! Non una cosa esagerata, intendiamoci. Ma un miracolo che, sebbene ulteriormente migliorabile, per quanto mi riguarda ha del divino. Ovviamente di questo miracolo non posso parlare, ma immagino che voi abbiate capito. Fatto sta che stamane ero bella fresca. Erano aaaaannnnnnnnnniiiiiii che non mi sentivo così.

E, complice il bel tempo (e il marito di turno il sabato), siamo andati ai soliti parchetti a giocare. Ero seduta su una panchina con l’aria della madre scafata. Una signora con bambina dell’età di Pietro rimane basita quando, offrendosi di asciugare lo scivolo con il fazzolettino, si sente rispondere da me: “Pietro, scendi e asciugalo tu col sedere!”. La cosa più buffa che è successa è che, mentre Pietro correva come suo solito su per il ponte sospeso con le assicelle che portava all’imbocco dello scivolo, è caduto e (non so come) ha infilato tutto il braccio fino alla spalla tra un’assicella e un’altra rimanendo incastrato. La signora urla: “Ahhhhhhhhhhh! Oddio, Pietrooooooooooooooo!” manco fosse suo figlio. E io, impassibile, inchiodata sulla panchina nel sole del mattino: “Pietro, dai, alzati.” In realtà temevo che si fosse quanto meno lussato la spalla, ma poi ho visto che rideva… La signora ha cominciato a ridere dicendo che nella sua vita era la prima volta che vedeva un bambino cadere in quel modo e centrare con la mano il buco tra le assicelle. Abbiamo preso a ridere come due sceme. Pietro s’è gasato e ha iniziato a scendere dallo scivolo girandosi a pancia in giù a metà corsa e ogni volta la signora cacciava un urlo di terrore. Quando poi l’ha visto salire sull’altalena russa con la palla sotto il sedere mi ha detto: “Certo che… questo bambino…ne ha di inventiva!”

Ho scoperto che sua figlia frequenterà la materna con Pietro. Mi stanno simpaticissime e sono contenta!

PS Sono due giorni che Pietro va in bagno e fa la cacca da solo (nel water!). E mi dice che la fa come il suo cuginetto che compie cinque anni a maggio. Me lo dice dopo, che l’ha fatta. E ovviamente… il culetto lo pulisco in differita! Però che bello!

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