9 dicembre 2011

Cara Amica, volevo scriverti questa mail molti giorni fa, ma credimi, non ho avuto un minuto per mettermi lì con calma fino ad oggi.

Dopo sabato sera ti ho pensato tantissimo. La notte, il giorno successivo e quello dopo ancora.

La cosa interessante è che mano a mano che trascorrevano i giorni, le mie emozioni, come immagino anche le tue, si sono modificate passando da un livello più irrazionale e impulsivo ad uno più razionale e moderato. E questo è un buon segno, perché dimostra che l’essere umano ha una fonte inesauribile di risorse e che di fronte alle difficoltà, con calma e a mente fredda, riesce a trovare una soluzione. Fra tutti gli animali del creato è quello con maggior capacità di adattamento (pensa a uno che rimane senza gambe dopo un incidente: salvo rare eccezioni, col tempo riprende la sua vita. Questa cosa io la trovo sempre incredibile!).

Quando mi hai dato la notizia che aspettavi due gemelli, se ti ricordi, ho detto: “Nooooooooooooo” in maniera incredula. Non ho detto: “Sììììììììììììììììììììììììììì”. Ma poi ho aggiunto: “E’ bellissimo!”.

Non mi rimangio quella frase. Non credo davvero di averla detta in modo calcolato, per farti sentire meglio (non ho avuto il tempo di pensare!). Credo sia stato l’istinto a farmela dire.

Poi a casa però ho cominciato a pensare. Caspita, che botta! Due insieme. E con uno ancora “piccolo”. Come farà con il lavoro? Riuscirà a star dietro a tutto e tutti? Insomma, tutto quello che poi hai scritto tu nella mail.

Rifletto sul fatto che io sono a casa con Pietro e Leo e passo tutto il tempo a star dietro a Pietro, mentre Leo lo ignoro, tanto che quando mia suocera porta via Pietro mi sembra sempre che Leo si svegli. Quindi o è un caso oppure gli dedico l’attenzione che merita solo quando Pietro non c’è (certo, ogni tanto un urletto lo tira anche con Pietro a casa, ma in quell’occasione mi alzo, gli metto il ciuccio e torno da Pietro).

Rifletto anche sul fatto che sono molto fortunata ad avere un bimbo così bravo.

Rifletto però anche sul fatto che ho acquisito una maturità maggiore, sono più serena e tranquilla (sebbene anche con Pietro piccolo non mi sono mai scompensata più di tanto, ma lo stress del primo figlio davvero sul secondo non lo senti nemmeno) e forse anche questo gioca sulla serenità di Leonardo. 

Il fatto è che, amica mia, le cose pratiche vengono in secondo piano.

La casa, la macchina, il lavoro, la libertà… Tutte cose vere. Che richiedono sforzi. La vita ti cambia radicalmente. Sarà difficile veramente andare in giro (io ora da sola come ben sai non mi posso muovere a piedi!) e forse il lavoro davvero non sarà più come prima.

Sono stupita di aver letto che eri contenta delle parole che ti ha detto Fabio perché, se ben ricordo, lui sosteneva che ce l’avresti fatta benissimo, che non era niente di grave. 

E io, mentre parlava, temevo che ti risentissi. Perché come ho già detto, alla fine è facile per tutti noi dire così, ma poi quella che si ritrova sul gobbo tre bambini sei tu. E si rischia di cadere nella faciloneria.

Io penso solo che è presto per fasciarsi la testa. Hai ancora ben nove mesi davanti. Per organizzarti, per elaborare, per goderti tuo figlio e per vederlo crescere e maturare, diventando sicuramente anche più gestibile di adesso. I bimbi magari saranno bravi e buoni. E, ribadisco, tu sembri proprio a tuo agio a fare la mamma, me lo ha ribadito anche la mia quando le ho dato la notizia. 

Mi hai sorpreso quando, con sincerità disarmante, hai confessato che tu di figli all’inizio non ne volevi. Fra tutte noi sei sempre quella che ha più iniziative, che il figlio se lo gode, che non se ne lamenta mai. Che gli fa fare un sacco di cose che io per pigrizia non mi metterei mai e poi mai a fare. E anche i tuoi strippi sono sempre stati giustificati, il che ti rende comunque una madre sensibile e non un automa.

Quello che mi premeva di più dirti però era un’altra cosa.

Quando sono rimasta incinta per la seconda volta, non volevo dirlo a nessuno.

Mia madre mi diceva: “Che cosa vuol dire non dirlo a nessuno? Che se poi succede qualcosa di brutto lo diremmo comunque!” E io su questa frase mi sono risentita: perché cavolo doveva succedere qualcosa di brutto? 

Ma (e questo mi costa molto dirlo e spero mi capirai) su questo punto ho realizzato che, visto che la gravidanza era inattesa e non mi sentivo per niente pronta ed ero “imbarazzata” di essere rimasta incinta come una pivellina, il pensiero remoto che potesse succedere qualcosa di brutto l’ho avuto. Intendiamoci, non l’ho desiderato, ma ammetto che mi sono detta: “Effettivamente adesso son qui a fare tutti i conti di come farò e magari nemmeno nasce”. E la cosa terribile (e mi costa tantissimo scriverlo) è che forse questo pensiero mi è stato anche di “conforto” in quei tre giorni dopo che ho fatto il test di gravidanza, quei tre giorni in cui piangevo perché non mi sentivo pronta.

Ebbene, scusa se sono così schietta, ma quando quella mattina ho visto un po’ di sangue sulla carta igienica, mi è caduto il mondo addosso.

Quando dopo il primo controllo eco ho visto che il cuoricino batteva ho pregato con tutte le mie forze perché non accadesse niente.

E quando quell’8 dicembre di due anni fa, al secondo controllo, ho visto il cuoricino fermo e l’ecografista che cercava e cercava invano prima di darmi la terribile notizia, io avevo già capito tutto. E ho creduto di morire.

Mi sono sentita in qualche modo responsabile. Assurdo, lo so. Ma il solo fatto di aver contemplato questa ipotesi come “risolutiva” e poi di averla vista realizzarsi, mi ha fatto sentire come complice dell’accaduto. 

Non sarà mai il tuo caso, amica mia, non interpretare in senso negativo queste mie parole.

Leggi il lato buono.

Cioè che un figlio (due figli) sono un dono irripetibile.

Che sono loro e non saranno mai nessun altro.

Che nessun altro bambino sarà mai come loro né potrà mai sostituirli perché sono unici.

Che tutto, veramente tutto, persino la tua stessa vita, perde di significato di fronte alla vita dei tuoi figli, anche se ancora non li hai visti nascere.

Che saranno la cosa più bella che nella tua vita ti potesse mai capitare.

Perché sono loro il fine della nostra esistenza. 

Senza figli, non ho paura di dirlo, le nostre vite non avrebbero avuto senso né scopo.

Ti voglio molto bene e, dopo giorni e giorni di riflessioni, sono realmente felice per te e forse (e non è una provocazione) anche un po’ invidiosa.

E quell’: “E’ bellissimo” che mi era uscito dal cuore, ora mi sento di dirlo con la testa.

Goditi questa avventura e vedrai che sarai la donna più felice del mondo.

Ti abbraccio forte e sappi che ci sarò sempre.

Non è stupido pensare che il nostro stato d’animo influisca sulla felicità dei “Piselli” (non dire piselli, dai che te la gufi sulla femminuccia!)

Ti assicuro che sabato non ti ho letto in faccia niente.

Tu hai detto che la ginecologa ti aveva detto che dovevi stare a riposo e che la gravidanza sarebbe stata più impegnativa, ma quel pensiero non l’ho fatto o meglio l’ho pensato io ma non l’ho letto in faccia a te.

Per me è stato duro scriverti quello che ti ho scritto. Ne avevo parlato solo con mia mamma e con Fabio prima di dirlo a te.

Sono contenta che abbiamo condiviso questa cosa.

E mi “conforta” sapere che non sono fatta male io, ma che forse, essendo umane, è naturale avere talvolta pensieri del genere, che nel momento del bisogno e della paura si fanno inconsciamente per spirito di sopravvivenza.

Ti ringrazio moltissimo di essere stata così sincera.

Ti ho capito pefettamente.

Fammi sapere come va il controllo e stai serena.

Che io credo fermamente che tutto ciò che ci accade faccia parte di un disegno più grande, nel bene e nel male.

E che ogni esperienza, gioiosa o dolorosa abbia sempre uno scopo, anche se a noi non è dato conoscerlo.

Io ancora non mi sono ripresa, ma sono sicura che un motivo ci sarà stato.

Non è facile, ma abbi fede e vedrai che ti accadrà quello che è giusto per te.

Un bacio!

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