29 novembre 2011

Ragazze, urgono aggiornamenti.

Capitolo I: della pipì e della cacca.

Ebbene, il problema s’è risolto. Che dico risolto, risoltissimo! Pietro non teme più la pipì. Arrivato sul water afferma con circospezione che il pisello non brucia più e poi la fa. Quello che trovo emozionante è che non mi fa più nemmeno il goccino. Mutande perfettamente asciutte. E, udite udite, anche la cacca la sta facendo tutta e bene nel vasino, senza lasciarsi scappare l’inizio nelle mutande. Domenica l’ha fatta dai miei seduto sul water (per noi incredibile!) oltretutto gelato perché il bagno non era riscaldato!

Capitolo II: Del “Tellino” e della gelosia

Sì, perché mi sa che ci siamo. Durante un breve tragitto in macchina qualche giorno fa, come vi ho già raccontato a voce, ha tolto il ciuccio a Leo e poi gli ha cacciato il dito in bocca. Era tenero, secondo me. Ma nel momento in cui gli ho detto perentoriamente di tirare fuori il dito, lui s’è incazzato moltissimo, premendolo ben bene in bocca. Sempre in macchina, andando verso Varese, ha cominciato a tossire affacciato alla carrozzina. Quando s’è accorto che la cosa mi scocciava (tiravo su la capote della carrozzina, gli dicevo per piacere di non farlo che gli attaccava la tosse) ha cominciato a farlo seriamente e poi a mettere le manine dentro (alla cieca però!) e io, temendo che gli cavasse un occhio, gli ho detto di tirarle fuori e lui l’ha letteralmente pizzicato sulla guancia. L’aver visto Leo piangere (un vagito, per la verità,  poi s’è rimesso a dormire) mi ha fatto uscire di senno. Mi son girata nell’abitacolo e ho afferrato le mani di Pietro gridando (urlando sarebbe più corretto) di non farlo mai più. Ovviamente lui ha cercato di divincolarsi per ripetere l’atto e poi, non riuscendo, ha cercato di mordere le mie mani e poi mi ha preso a sberlette. Insomma, io non ci ho visto più. Da un lato mi veniva da piangere, dall’altro ero incazzata nera con Pietro perché mi son sentita un leone nell’atto di proteggere il suo cucciolo.

Ieri, mentre allattavo in compagnia di mia mamma e mia suocera, Pietro s’è avvicinato con il suo bicchiere di plastica. S’è messo vicino alla testa di Leo e ha appoggiato il bicchiere sopra. Poi ha cominciato a girarlo e spingere. Io con calma gli ho detto di non farlo, che la testina è delicata e non si mette niente sopra. Si danno solo baci e carezze. Lui s’è fermato e poi ha ripreso a farlo. Io vi giuro che ero calmissima perché ho capito che se mi incazzo faccio il suo gioco. Gli ho detto di non farlo più, che gli fa male. Lui ha tolto il bicchiere, ha stretto la mano a pugno e gli ha sferrato un vero pugnetto in testa. Giuro, non ho fatto apposta, ma mi è volato uno scappellotto sul coppino (in realtà con movimento strisciato dal basso verso l’alto, quindi con impatto zero), ma poi l’ho spinto indietro per allontanarlo e lui è caduto sul sedere. Poi ha cominciato a piangere e a cercare di abbracciarmi. Io, dopo avergli ribadito che non si fa, l’ho abbracciato e gli ho detto dai, vieni qui vicino anche tu. Sedutosi accanto, dopo due minuti ha cominciato a dimenare i piedini in piccoli calcetti, sempre sulla testa di Leo. Mia madre dice che l’ho perdonato troppo presto.

Io so solo che ieri è stato insopportabile. Ha cominciato a dare sberlette a me e persino a mia mamma (mai fatto!) per ogni motivo: la porta chiusa a chiave, questo non si tocca, le cicche non si mangiano (le cicche, il caffè e l’alcol erano le tre cose che non osava nemmeno chiedere di toccare perché sa che sono completamente tabù – a dimostrazione del fatto che se avessimo voluto essere autoritari su altre cose ce l’avremmo fatta – e ora mi chiedeva persino le cicche!).

E ieri sera l’ho sorpreso accanto alla culla a cercare di pungere con la parte dura di una stringa (avete presente l’estremità delle stringhe, che hanno il plastichino duro per permettere di infilarle nei buchi?) il braccio di Leo. E quando gli ho chiesto cosa stesse facendo, mi ha risposto: “Gli faccio male, così!”

Sono veramente dispiaciuta. Ieri sera ho cercato di spiegargli che non si deve più comportare così. Ma non so che effetto ho sortito. Solo Fabio, preso anche lui a sberlette, ha ottenuto pronta risposta minacciandolo di togliergli per sempre la tivù (che peraltro ha smesso di guardare così spesso come prima) qualora avesse picchiato qualcuno ancora. Oggi ha minacciato la testa di Leo con il trattore della Lego. Quando gli ho detto di non farlo, ha provato a farlo su di sé. Gli ho detto che non volevo si facesse male nemmeno lui. E lui, per risposta, l’ha fatto su di me. Non forte, ma appena gli ho ricordato cosa avesse detto il papà, ha smesso istantaneamente. 

Poi ho notato una cosa. Sia ieri sera quando doveva andare a letto, sia oggi quando gli ho detto che Leo aveva fatto la cacca e dovevo cambiarlo oppure quando ha perso il ciuccio e sono andata a rimetterlo, Pietro mi si è avvicinato lamentoso, dicendo che gli faceva male il pisello e calandosi allegramente pantaloni e mutande: “Vedi mamma?” E io prima gli ho dato corda, dicendo che lo sciacquavamo bene di nuovo e mettevamo la cremina, poi ho cominciato a insospettirmi e lo toccavo un po’ a caso dicendo: “Qui? qui?” E lui si contraddiceva. Poi gli ho detto, ma no, che non ti fa male, è guarito! E lui ha ribattuto: “Sì che mi fa male” Insomma, credo proprio che abbia trovato un’ulteriore arma di ricatto da usare quando l’attenzione non è per lui.

Considerate che il piccolino è veramente un soprammobile. Chiaro però che, se piange, avviso Pietro che devo andare da lui e anche io devo interrompere le nostre attività (sono perennemente impegnata a giocare con Pietro per cui non saprei nemmeno come fare a dargli più attenzioni di così!). Chiaro, a volte devo anche sistemare due cose, fare la lavatrice, stendere etc. E odio che magari io gli dico: “Ora stendo e poi arrivo” e appena finito si sveglia il Leo e io devo per forza andare da lui “tradendo” le aspettative di Pietro… 

Baci e abbracci per lui sono sempre a iosa. Parole dolci di conforto anche. Insomma, cerco di non fargli pesare il fratellino ma evidentemente non c’è modo…

Capitolo III: della nanna

Finita la fase dei risvegli notturni (di Pietro!) sembra finita anche quella dell’allettamento difficile.

Ora laviamo i dentini (con il resoconto di tutti i cibi che sono passati per la bocca lasciandovi residui), pipì, mutande della notte, lavaggio naso, timo sui piedi, umidificatore acceso, goccine di fluoro e poi a nanna. Qualche tempo fa voleva il libro nuovo dei porcellini, ma ora si accontenta delle “coccole”. Rituale inventato da me in cui, appena messo giù a letto, lui richiede le coccole. Io allora gli dico, un minuto solo, eh! Lo riprendo in braccio e mentre ci abbracciamo ci diamo tutti i bacini e io gli faccio il resoconto della giornata (cose fatte, mangiate, parenti visti, amici, cene fuori, giochi, regali, ma anche capricci, disobbedienze e promesse per il futuro). Poi lo metto giù e ultimamente sembra proprio funzionare. Ciao ciao e nanna. E senza succo!!! Questa è la vera novità. Ogni tanto me lo chiede in mezzo alla notte, ma non beve più due litri di succo. Poi, avendo rotto anche l’ultima tettarella Avent (e avendo trovato Pianeta Bimbo per ben due volte sprovvisto), gli do eventualmente da bere tramite thermos con beccuccio. Per cui, forse, ci siamo liberati anche del bibe.

Capitolo IV: della tosse

Qui siamo in alto mare. E’ la terza tosse che si fa da quando sono a casa. La prima con febbre, le ultime due no. Sono sorpresa perché Pietro non va all’asilo e non so come sarebbe stato altrimenti, ma è girata in famiglia (mio marito, mia suocera). E questa tosse ha fatto sì che in realtà le ultime notti siano state un po’ difficili, con risvegli multipli, con attacchi di tosse a strozzo accompagnati da vomitino di catarro, pianto di paura e angosce genitoriali.

Ieri ho comprato il Nitossil sciroppo e glielo abbiamo dato prima della nanna, ma alle 3.30 s’è svegliato comunque. Di giorno aerosol con Clenil e Broncovaleas (il Fluibron non glielo do più perché ora è proprio grassa come tosse). Il fatto è che è pieno di catarro, ma una roba pazzesca, con naso sempre chiuso. E, mannaggia, lui il naso non lo sa soffiare! Se gli dico soffia, lui tira su!

Capitolo V: del Natale

L’anno scorso a Natale gli abbiamo preso la cucina della Scavolini. Bellissima. Un po’ poco solida. E non ci ha giocato molto (era anche troppo piccolo). Ora me la trovo in camera, semi abbandonata, piena di piatti e piattini anche derivati da altri regali, con un portello staccato e uno che se lo tiri vien giù tutto. I cibi finti sono sparsi nei vari cesti dei giochi. Spero che l’apprezzerà in futuro, ma in realtà non credo sia stato un buon acquisto. Quella dell’Ikea l’ho vista una volta ed è bellissima, ovviamente in legno è un’altra cosa!

Per il compleanno, sapendo che sarebbero arrivati tanti regali, non gli avevamo preso niente se non un quadretto (che piaceva a noi) che abbiamo appeso nella sua stanza. Quest’anno farei lo stesso. O meglio, un regalino che sia nostro glielo prenderò sicuramente (il primo anno ho preso Pluto che abbaia) come ricordo di questo specifico Natale. Pensavo comunque libri, perché gli piacciono moltissimo e piacciono anche a me. Libriccini. Oppure, che ci passa ore e ore, un libro con il puzzle da comporre ad ogni pagina (ve lo consiglio!). In fondo al cuore però un desiderio ce l’ho… lui adora i passeggini con bambolina (per il quale s’è scannato più volte con Clara). E allora, perché non regalarglielo???

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.