27 settembre 2011

Grazie per le numerose risposte.

In primis vi dico che il lettino non è il suo luogo abituale di punizione. Ma solo qualche volta è successo, quando proprio mi tirava fuori dai gangheri, di buttarlo dentro e sbattere la porta (tanto purtroppo poi c’è il papà che lo va a prendere).

Per il resto, ho capito tutto tutto tutto quello che citate da quel libro che mi consigliate. E sono perfettamente d’accordo. Sul portarlo via da una festa (fatto), sullo sgridarlo in pubblico (fatto), sul non aggredirlo verbalmente (fatto) e sulla possibilità che loro ci riprovino per il gusto di vedere fin dove possono arrivare. L’esempio che mi fate, sul tirare i capelli, è proprio calzante: non sono morsi ma il concetto è esattamente quello!

Grazie ancora ragazze per gli incoraggiamenti.

Certo, come dite voi, Pietro è il dono più grande che mi sia mai stato fatto. E dirò di più: non prevale nemmeno il desiderio di arrabbiarmi con lui quando mi fa disperare, è più un grande senso di dispiacere e la sensazione di non capirlo che mi attanagliano quando fa il monello.

Ecco, buttare tutto per terra non lo fa e nemmeno tirare i capelli (almeno questo).

Per quanto riguarda un altro consiglio che mi avete dato, io non ho bisogno di simulare un pianto: mi ha proprio strappato un urlo l’ultima volta e son scoppiata a piangere perchè mi ha preso un nervetto sulla falange (per questo comunque sono anche preoccupata, perchè a un bimbo farebbe sicuramente molto male!).

Fabio ha ragione anche quando dice di non enfatizzare troppo la cosa, perchè sennò ci riprova apposta (come dice sempre il vostro libro).

Ieri siamo andati ai giardinetti (non sotto casa però!). Devo ammettere che ero in tensione. Avevo paura che succedesse qualcosa e mi son resa conto che però così non va bene. Appena arrivati, lui ha voluto salire su un cavallino di un altro bimbo. E io ho detto di aspettare che dopo lui lo faceva salire. Al che il bimbo ha urlato che no, non l’avrebbe mai fatto salire. E Pietro è scoppiato a piangere (più che un capriccio sembrava davvero disperato). Al che il bimbo, scocciato, gliel’ha mollato. Lui allora è salito. Gli ho detto di ringraziare e gli ho detto, vero che poi lo fai salire ancora? Ma nel frattempo il bimbo (più grande) era corso via con altri amici. E lui, vi giuro, è stato su dieci secondi, poi è sceso e ha gridato: “Bimboooooooo, ‘ove sei??? Vieni!” Insomma, ogni tanto mi commuove.

C’è da dire che abbiamo in effetti avuto un anno difficile e che per lui sarà ancora più denso di “traumi” tra poco. Spero veramente di riuscire a trasmettergli tutto il mio amore e di fargli capire che la mia attenzione ce l’avrà sempre e forse anche di più.

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