22 luglio 2011

Tornati dalle ferie.

Temevo la “dura” convivenza. O meglio, temevo che Fabio mi facesse pesare la “dura” convivenza con i miei genitori. E in realtà me l’ha menata con battutine di vario genere fin da alcune settimane prima della partenza. La verità è che sono stati otto giorni fantastici.

Sveglia quando ci si svegliava (variabilmente dalle 9.00 alle 10.30, compreso Pietro, a parte una notte in cui ho avuto per un attimo la terribile sensazione di essere ricatapultata ad aprile, notte in cui Pietro è stato sveglio un’ora urlando, pieno di puntini, e grattandosi, probabilmente per un eritema solare o dovuto alla crema Nivea per bambini che gli avevo messo la mattina e che anche a contatto con la mia pelle ha dato irritazione). Trovavamo la colazione pronta con mia mamma che ci serviva caffè, latte, biscottini e schiumetta per Pietro. Poi ci mandavano giù in spiaggia, dove avevano pagato per tutta settimana due lettini + ombrellone (casa nostra è in una riserva naturale, si raggiunge tramite sterrato. C’è solo un localino sulla spiaggia che ha ottenuto il permesso di metter giù cinque ombrelloni. Per il resto è natura incontaminata). Pietro giocava da solo con la palettina e i secchielli. Non ha mai avuto la fase della “paura” della sabbia, né dell’acqua del mare. All’inizio voleva che l’accompagnassi sul bagnasciuga a prendere l’acqua (anche perché la prima volta è sprofondato nel tappeto di alghe che c’è subito prima di entrare nella sabbia e stava quasi affogando a pancia in giù). Poi ha capito che bastava essere un po’ più guardingo e andava da solo e tornava a innaffiarci i piedini. Spesso comunque mi chiedeva di giocare con lui con la sabbia e a me piaceva moltissimo (l’ultimo pomeriggio l’ho trascorso con lui e due bimbi corsi di 5 e 7 anni a fare un castello). Mi dispiaceva solo che Fabio fosse praticamente catatonico sul suo lettino e non muovesse mai un dito, nemmeno quando Pietro lo chiamava. Inutile dire che abbiamo discusso per questo. Per non parlare del bagnetto. Io prendevo in braccio Pietro coi bracciolini e lo portavo dentro, lo lanciavo in alto, lo trascinavo, lo mettevo a pancia in giù a battere i piedini per nuotare come i pesciolini. E quando era ora di uscire (acqua particolarmente fredda lì) Fabio era ancora con l’acqua sotto le ginocchia perché ci mette una vita ad entrare. Se io andavo a fare una nuotata per i fatti miei, dovevo sorbirmi Pietro che urlava: “Mamma-mamma!” dal bagnasciuga perché mio marito, impassibile, dal suo lettino non si smuoveva nemmeno per provare a distrarlo e giocare un po’. Inutile dire che al massimo facevo cinque metri al largo e poi tornavo con senso d’ansia. Usciti dal bagnetto si faceva merenda e siamo stati contentissimi che Pietro abbia ripreso ad abboffarsi di frutta come quando aveva un anno. Due, tre albicocche, pesche intere, cinquanta chiccchi d’uva…

Intorno all’una tornavamo a casa. I miei quasi sempre in tutto ciò non c’erano: ci mandavano in spiaggia, mia mamma sistemava i piatti della colazione e puliva casa e poi uscivano in gommone, per tornare tipo alle quattro del pomeriggio. Per cui anche a pranzo eravamo soli. Mangiavamo pane e salame o insalata o gli avanzi della sera prima. Inutile dire che ogni tanto abbiamo litigato anche in queste occasioni perché mentre preparavo il “pappone” per Pietro, Fabio gli dava Babybel, coppa o Pringles e lui poi non mi mangiava un cavolo. Lui sostiene che il “pappone” d’estate faccia schifo. Peccato che tutte le sere o i pranzi che glielo faceva mia mamma, se lo sbafava a quattro palmenti e chiaramente questa cosa mi frustrava un po’! Dopo di che mettevamo a letto Pietro e per due ore e mezza circa eravamo liberi. Il che significava che io studiavo un po’ o leggevo un romanzo (con grande gioia dopo tanto tempo!) e Fabio trascorreva due ore e mezza al portatile a scrivere lavori scientifici. Anche su questo abbiamo discusso, ma d’altra parte erano anche le sue ferie e forse è giusto che ciascuno occupi il proprio tempo libero come vuole, anche se io soffrivo un po’ a non condividere niente con lui (addirittura una volta mi sono incazzata perché nel tempo che ho preparato la pappa di Pietro, ho sistemato due cose in cucina e ho servito in tavola a Pietro, lui aveva mangiato da solo il suo panino e si era già bevuto il caffè).

Insomma, se non fosse stato per questi scazzi coniugali, sarebbe stato proprio perfetto. Perché poi verso le16.30 tornavano i miei, in modo che o andassimo tutti insieme in spiaggia (tranne mio papà che andava a pescare in apnea) o andassimo con mio papà sul gommone a pescare col bolentino o alla traina, lasciando Pietro da mia mamma. Senza contare che per cinque giorni sono venuti giù anche i miei suoceri (in albergo a Calvi, però) e che quindi, o la mattina o il pomeriggio stavamo insieme con Pietro. La sera cenavamo tutti insieme (se vuoi, l’unico momento di “convivenza forzata”) anche se secondo me era proprio piacevole.

Fabio oltretutto secondo me si creava proprio dei complessi dove non ce n’erano. Voleva che chiamassi io mio papà per mettermi d’accordo con lui sull’ora di andare pescare dicendo che tanto a lui non interessava e lo faceva per mio padre (il quale, per portare noi, rinunciava alla sua agognata apnea e quindi in realtà era lui che faceva il sacrificio). Senza contare che non si faceva a tempo a partire che era già lì pronto con le esche e tutto eccitato (per la serie “non me ne frega niente”…).

Una mattina si è lamentato che mia mamma ci ha “spediti” in spiaggia quando magari lui non ne aveva voglia.

“E se avessi voluto andare a Calvi in spiaggia stamattina?”

“Ma Fabio, meglio di così! Troviamo la colazione pronta, andiamo in spiaggia pagata sotto casa, torniamo che non c’è nessuno! E poi son le 11.00, cosa facevamo, andavamo a Calvi per poi tornare a pranzo dopo due ore (senza contare i dieci minuti di sterrato che i miei mi hanno suggerito di non affrontare quotidianamente a causa delle buche e dei sobbalzi)? E poi hai dato la nostra macchina (semi fuori-strada) ai tuoi per fare una gita, non ricordi?”

“Appunto! Non ti rendi conto che per far piacere agli altri siamo bloccati qui?”

Bloccati in una spiaggia di sabbia bianca, col mare celeste e il sole dorato. Insomma, un incubo.

Si diede il caso che quella mattina mi accorsi di aver dimenticato il libro che stavo leggendo nella borsa di mia suocera. Mio padre allora si era offerto di fare lo sterrato per andarlo a prendere, prima che i suoceri partissero per la gita.

“Ecco Fabio! Vai su con mio padre: tu fai un giro in paese, lui va al porto e poi tornate in gommone così stasera è già ancorato sotto casa e andiamo a pescare!”

“Adesso non ne ho più voglia”

Volevo ucciderlo.

A turno la sera i nonni giocavano per terra con Pietro e i lego, oppure lui stava a vedere i cartoni pre-nanna da solo sulla seggiola. Tre sere siamo usciti a cena: una volta ospiti dei suoceri, con Pietro al seguito; una volta tutti insieme in occasione del 14 luglio (siamo stati proprio sul porto a Calvi, con i fuochi d’artificio, che hanno terrorizzato Pietro che per il resto della cena ha dormito beatamente -udite udite- nel passeggino!); una sera solo io e Fabio, anche se sponsorizzati dai miei, al localino sotto in spiaggia con le chitarre dal vivo (ci siamo abboffati a tal punto che mi immaginavo il “Tellino” tutto bonzo a galleggiare nella mia pancia…)

La mattina toglievo il patello a Pietro appena alzato e lo mettevo a fare colazione seduto con la cerata sotto. Nonostante le raccomandazioni di dire se scappa cacca o pipì, la pipì la faceva addosso, ma sempre dopo essersi alzato e aver camminato un po’ e comunque avvisandoci (ovviamente mai per tempo). La cacca l’ha fatta nel costumino a casa solo una volta, sennò nel patello ancora nel lettino della nanna. Giù al mare si faceva la pipì addosso, sempre avvisando e sempre in piedi, a volte in prossimità del mare. 

Aneddoto: vedendolo ponzare in spiaggia gli domando se gli scappa la cacca. Lui nega fermamente e dice: “Pipì”. Ok, dico, abbassa il costumino e fai la pipì in piedi come i grandi. Lo porto dietro la sdraio e, tenendogli sollevata la maglietta, fisso il pisellino al vento e lui che, tutto concentrato, se lo guarda. Inaspettatamente, sento qualcosa di caldo e viscido sfiorarmi la mano che teneva su la maglietta dietro. In un primo momento non capisco. Poi scosto il bambino e vedo che ha depositato sulla spiaggia uno STRONZO enorme, vi giuro, non avete idea, mai fatto uno così nemmeno io! Anche mio padre è sorpreso e all’inizio rimane interdetto proponendo la possibilità che non fosse suo e che fosse lì “già da prima”. Ovviamente non poteva essere così. Tutta fiera del mio bambino, raccolgo la cacca in un patello e la butto via.

A parte questo indimenticabile episodio, non mi è successo che mi “chiedesse” di fare cacca e che la facesse in un posto diverso dal patello. Ora siamo tornati e il patello è tornato giorno e notte al suo posto. Non so come comportarmi: conto sulle prossime vacanze estive? D’altra parte io non sono a casa e non posso pretendere che mia suocera passi il tempo a raccogliere cacche e pipì sparse per casa sua…

Tornando al discorso papà/mamma/figli: credo abbiate capito che ogni tanto con Fabio sclero.

E quello che ha scritto qualcuna di voi, riguardo al fatto che il proprio marito capisce le necessità e si mette a fare delle cose in casa prima che gli venga chiesto, mi ha rincuorato. Ma la verità è che a volte mi fermo a pensare a quando saremo in quattro e a quanto litigheremo io e Fabio (se possibile, più di ora) e a quanto piangerò io.

Intendiamoci: lui mi aiuta tanto. Cucina praticamente sempre lui la sera, poi riempie la lavastoviglie. Porta giù lui la pattumiera. Tuttavia la nostra routine è:

-la mattina io porto Pietro praticamente sempre da mia suocera (prima, quando andava al nido, facevamo a turno). A me piace, alla fine sto con lui un’ora buona, ma ammetto che per facilitarmi il compito, lo prelevo dal lettino e lo adagio sul divano con il cartone di Peppa Pig già accesso (così facendo è come cambiare un bambolotto). Poi devo assecondarlo in tutte le sue manie (“Chiude io porta, chiama io acensore, apo io cancello, apo io macchina con chiave grande, siede io da tolo su seggiolino, slaccio io cintua, citofono io nonna Pea, faccio toc toc su porta”). Non so se questo sia giusto. L’altro giorno pioveva e non gli ho fatto aprire la macchina: s’è scatenato il finimondo!

-la sera lo andiamo a prendere a turno. Com’è, come non è, Pietro adora il bagnetto. Praticamente non fa in tempo ad entrare in casa che si dirige verso la vasca. Gli sto insegnando per lo meno a svestirsi tutto da solo, così io almeno piscio nel frattempo, se no, manco quello. 

-nonappena Fabio arriva in casa, si dirige verso lo stereo, mette su un CD, tira fuori dal freezer le cose da cucinare e poi va in doccia. Finita la doccia prende il portatile e si mette a lavorare (scrive articoli, studia, risponde alle mail) alzandosi per controllare il cibo. Dopo mangiato sparecchia (il problema è che da bravo uomo rovescia direttamente tutto in lavastoviglie, senza sciacquare o togliere residui di cibo). Poi si versa il suo bicchiere di vino rosso, prende un dolcetto e si siede sul divano con PC e/o TV fino all’ora della nanna (22.30-23.00)

-nonappena io arrivo a casa, faccio il bagnetto a Pietro. Poi lo cambio e sto con lui a giocare fino a ora di cena. Mangiamo insieme (una parola! Solo negli ultimi giorni finalmente mangia, praticamente da quando mia suocera ha smesso di fargli fare merenda. Secondo me gli dava chissà quanta roba e a che ora! Era un incubo. Appena ci sedevamo addentava qualcosa e poi si toglieva il bavaglino dicendo: “Mamma giù”. Sceso, mi tirava per la manica “Mamma scende, vieni a giocare!”. Inutile spiegargli che la mamma doveva finire la pappa. Quando ci provavamo ad imporre sul fatto che se apriva il Babybell doveva poi mangiarlo, scene allucinanti. Litigi tra me e Fabio perché lui allora gli dà la frutta o lo yogurt e io voglio che mangi il pappone. Poi mi viene anche da piangere perché lo sgrido e finisce in scapaccione. Insomma, le cene da noi erano sempre da cibo di traverso. Ultimamente no, dicevo, mangia con noi di tutto. L’altro ieri persino le zucchine vere in padella!). Poi torniamo a giocare insieme, anche se io magari vorrei gestire la cucina, o lavarmi, o stendere o studiare o leggere. Invece praticamente fino alle 21.30 sto seduta per terra con lui (che esige che stia lì, anche se ultimamente se gli dico che ho il “Tellino”, lui capisce e accetta che dopo un po’ vada sul divano). Poi lo cambio, gli lavo i denti (anche qui, ho tolto nuovamente il dentifricio perché lo mangiava e basta e aveva smesso di spazzolarsi anche quel poco che aveva imparato) e lo metto a letto. E i giorni che va via liscia è un bacio al Gesù Bambino e nanna. I giorni che va male è tutto un: “In baccio mamma”, “Scende”, “Io letto grande” etc… In questi casi torno magari verso le 22.00 in sala, prendo io il PC, leggo le vostre mail, faccio un giro su Facebook e mi accorgo che nel frattempo Fabio è andato a letto, a leggere. Quando poi mi alzo, magari finalmente stendo, magari faccio la doccia, ma quando arrivo a letto e magari prendo io un libro, Fabio dorme (chiaro, mica tutti i giorni però di frequente). Insomma, mi sembra certe volte che manco ci rivolgiamo la parola.

Vostri pareri? Qualcuna di voi mi ha detto che quando vede giocare i suoi uomini e lei è in cucina a sfacchinare le girano i coglioni (quindi vale la regola che non si è mai contenti?)

Io ogni tanto vorrei avere tempo per cucinare per mio marito o per sistemare le cose COME DICO IO. Il bello è che di questo parliamo continuamente. Lui dice che deve fare per forza quei lavori al PC quando arriva a casa. Io dico che non è giusto che lui si faccia la doccia tutti i giorni e che io mi lavi i capelli una volta a settimana. Che non gioca mai con suo figlio. E allora lui si incazza e mi ricorda che tutte le volte che faccio il sabato o il turno lungo è lui che ci passa tempo insieme. Peccato che poi magari gli dico: “Corri che Pietro è sul balcone da solo!” E lui: “Sabato io ho lavorato benissimo tutto il pomeriggio e lui è stato sul balcone senza problemi!”. Insomma, secondo me c’è una bella differenza tra stare con il bambino e giocare con il bambino. L’altra sera dopo l’ennesima discussione, gli ho detto che volevo provare a lavarmi i capelli. E mentre ero lì a testa in giù in vasca da bagno arriva Pietro a pucciare dentro i giochi e a chiedermi di rifare il bagnetto. Io urlavo di venirselo a prendere e lui dal divano gridava: “Pietro, vieni qui!” Ovviamente senza risultato. Oppure se sono al telefono con mia mamma, Pietro viene a rubarmi la cornetta o addirittura a mettermi giù e Fabio non muove un dito per fermarlo, al massimo lo chiama. Ma sappiamo tutti che l’unico modo per staccarlo è distrarlo con qualcosa, qualcosa da fare ASSIEME. O ancora, io sto attenta a mettere sul tavolo le cose che Pietro “può” vedere: non gli faccio vedere il parmigiano perché so che poi lo vorrebbe svuotare tutto nella pappa. Non pronuncio la parola sale, sennò comincerebbe a chiedere: “Anch’io sale”. Non metto la frutta e il Fruttolo. Fabio tutto l’opposto. Pur di non doversi alzare una volta seduti (chiaro, lo fa anche per me!), mette tutto sul tavolo e Pietro se vede una determinata cosa, non mangia più. La sera, gli chiedo di non tirare fuori i biscotti mentre lui va a letto, se no ne vuole uno anche lui e a letto non ci va più e poi si impiastriccia tutto e magari ha anche già lavato i denti. L’altro giorno, nel bel mezzo del litigio iniziato perché gli avevo chiesto di non togliere il cartone finché non fossimo andati in cameretta (e ovviamente lui aveva cambiato canale proprio mentre prelevavo Pietro dal divano scatenando l’inferno), lui va in cucina e torna con i biscotti al cioccolato in mano!

Insomma: ho bisogno dei vostri consigli! Sbaglio ad assecondare Pietro su tutte queste cose e le sue piccole manie? Io non credo, perché non mi chiede cose assurde. Il bagnetto fa bene, aprire la macchina non è grave se non ci sono urgenze, mettere le scarpine da solo mi sembra giusto. Ma ogni tanto mi rendo conto che quando capita che non riesco ad assecondarlo lui pianta dei capricci spropositati, picchia i piedi, si dà delle manate in testa etc. Poi, è giusto limitare la libertà del marito (quello che deve dire o fare) per limitare i capricci del figlio? Infine: è giusto esigere che anche il marito giochi col bimbo per permettermi di avere qualche minuto per me quando torno dal lavoro o devo baciarmi i gomiti perché a differenza delle altre mamme, posso stare con mio figlio tutta sera?

Concludo dicendo che ho fatto l’ultima eco l’altro giorno e va tutto bene: il “Tellino” è al 50esimo percentile, tranne il femore che è al 90esimo. Non sembra avere segni patologici. Oggi ho rifatto esami del sangue: a parte l’anemia (Hb 11.2), la glicemia è 82, perfetta, e anche l’emoglobina glicata (5.3), segno che in questi mesi non ho avuto glicemie alte.

Vi  mando un bacione e vi ringrazio per la pazienza!!!

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