Sono a casa dal lavoro perché ieri sera ho cominciato a non sentirmi bene, mentre aspettavo che Fabio tornasse dal tennis. Pietro ha mangiato un uovo sodo (che ho aiutato a finire), una bananina e un Actimel. E’ stato abbastanza bravo ed è andato a nanna come di consueto alle 20.30. Io, che avevo bevuto del succo di arancia senza zucchero, ho cominciato ad avere mal di stomaco.
Arriva Fabio e mi dice che non si sente bene, ha nausea e mal di pancia. Poi però gli cuocio le bistecche e se le mangia con finocchio crudo affianco. Si beve una birra e si mangia un biscotto guardando la TV. Io comincio ad avere seriamente nausea. Facciamo per andare a letto e Pietro comincia uno show che non vedevamo da un bel po’! “Abbraccio”, “Di là!” etc. Io, che sto malissimo, penso che sia stato l’uovo (comprato ieri) e temo che lui soffra quanto me. Ma se gli chiedo se ha male da qualche parte dice no. Però a nanna non ci vuole andare, il patello non lo vuole cambiare, il latte non lo vuole, nel lettone non ci vuole stare. A un certo punto comincia: “Bibi oreccio!” E si tocca il famigerato orecchio sx. Che si fa? Gli metto le goccine che mi aveva dato l’otorino quando si è perforato e lui comincia a strillare. Fabio mi dice, diamogli l’antibiotico per bocca! Ma come? Abbiam fatto di tutto per non darglielo l’ultima volta che aveva il dito tutto viola (e alla fine ce l’abbiamo fatta!) e poi glielo diamo per un sospetto di otite? Gli siringo in bocca circa 7 ml di Tachipirina sciroppo e dico a Fabio di occuparsene lui che io non ce la faccio più.
Mi addormento tra atroci dolori e mi sveglio quando rientra nel lettone Fabio che evidentemente è finalmente riuscito a stendere Pietro. E’ circa mezzanotte. Due minuti dopo, mi alzo a vomitare. Dapprima una roba acidissima (il succo di frutta? In ogni caso non lo berrò mai più), poi litri di roba non caratterizzabile e infine (e parlo delle 7.00 di stamattina) schiuma e bile. Praticamente sono stata in ballo tutta notte. E stamattina diarrea. Fabio ha portato Pietro al nido. E’ venuta mia suocera a trovarmi e mi ha fatto la lavatrice, rifatto il letto, sistemato la cucina e pulito i pavimenti dei bagni. Poi si è portata via da stirare. E non ho potuto come al solito fare a meno di ringraziare Dio per questa benedizione.
Avrei dovuto andare a un congresso cui tenevo a Milano. E invece sono qui, uno straccetto… ma cazzo!
Ieri mattina ho incontrato la mia ginecologa in ospedale e le ho raccontato di mio fratello. Lei non è per niente un’allarmista, ma quando le ho detto del ritardo di accrescimento, mi ha detto che è probabile che dipenda proprio da quel corioangioma della placenta e che sia improbabile un’altra causa. Lei rifarebbe l’eco a distanza di meno di un mese. Se le misure si confermassero così basse, tenendo conto che siamo solo al quinto mese, mi ha fatto capire che la situazione sarebbe preoccupante. La bimba necessiterebbe di essere fatta nascere il prima possibile (non prima delle 28 settimane, comunque, e meglio dopo le 32). Mi ha confermato che i rischi sono tanti e che ci sono dei Centri dove provano a “bruciare” il tumore, ma che molto spesso l’intervento non va a buon fine (e anche loro hanno provato una volta con uno però bello grosso e non solo non ce l’hanno fatta ma è anche morto il bimbo). Insomma… in ogni caso non c’è niente da fare se non ricontrollare e pregare.
Aggiornamento lavorativo: ieri ho finito il mio anno e mezzo di lavoro in dialisi! Sono contenta, anche se ho “lasciato” i miei pazienti (qualcuno s’è messo a piangere e queste alla fine sono le vere soddisfazioni (altro che capa stronza!)). Comincio in ecografia che significa imparare un po’ di ecocardiografia (solo nella Scuola qui a Monza insegnano ai Nefrologi a vedere il cuore) e imparare bene l’ecografia dei reni e dei vasi delle braccia (che servono per fare gli interventi chirurgici di unione di una arteria con una vena per poter iniziare la dialisi). Poi avrò uno o due ambulatori a settimana. Insomma, il mio carico di lavoro, se fosse davvero così, sarebbe totalmente ridimensionato, senza contare che non ho più il fiato sul collo della capa della dialisi.. Sono contenta, perché tutti i prossimi sei mesi li farò così (e anche il tempo trascorso in piedi è di molto ridotto!)