1 dicembre 2010

Il secondo dente del giudizio l’ho tolto il 18 novembre. Tutto bene. Poi mi sono dedicata alla sana attività sessuale procreativa con il risultato che ieri, con un anticipo di cinque giorni, mi sono venute le mie cose!

Sono incasinatissima in questo periodo, avrei un casino di cose da raccontarvi!

Per quanto riguarda il cibo, non mi ricordo più i quesiti. Le verdure praticamente a casa non me le mangia. O mangiava. Sì perché ieri sera s’è sbaffato le nostre VERZE! Al nido dicono sempre che mangia tutto. Comunque a casa compensa con la frutta. I peperoni non credo li abbia mai mangiati (forse una volta con la pizza, ma non ricordo). Una pizza intera nemmeno. Pizza solo a pezzi, mai provato diversamente. Ieri trooooppo fiera del mio bimbo: è stato a tavola composto col seggiolone avvicinato al tavolo e ha mangiato con noi stando seduto praticamente un’ora abbondante. Chiaro, non è assolutamente la regola. Fino a poco tempo fa gli davo da mangiare da solo e prima (anche perché alle 18.30 comincia a urlare pappaaaaaaaaaa). Poi ho avuto vari insuccessi con la cena in simultanea. Ma ieri è stato perfetto. Non è nemmeno partito con la sua ultima trovata, la cantilena QUACQUAAAAAAAAAAAAAA (“ACQUA” ndr) che ultimamente prende a dire a iosa urlando finchè non gli si dà il BICCHIERE DI VETRO per bere la nostra acqua. Vi giuro che certe volte lo ucciderei. Ma poi, dopo aver deglutito, ti guarda e schiocca la lingua e fa “Ahhhhh” come gli ha insegnato il papà e allora me lo mangerei di baci.

A proposito di nido. Vi avevo detto di quando è tornato col dito blu? Che poi l’unghia è morta e abbiamo passato giorni a scotchargliela per evitare che se la strappasse finché finalmente è caduta lasciando un povero ditino deformato e moncherino? No, perché a casa, una volta, per sbaglio, gli ho chiuso le dita nella porta del bagno e mica gli ho fatto sto danno! Quindi, come cavolo hanno fatto??? Dicono che da solo si è chiuso nella porticina della casetta di plastica. Ma se F = m x a, e la massa è una porticina di plastica, o l’accelerazione era massima o è una balla…

In ogni caso, sabato mattina c’è stata la giornata “Genitori e figli” al nido. Ok, pensiamo di andar là a rilassarci. Ci avevano detto che i bimbi potevano essere più sovreccitati data la nostra presenza. Entriamo che i genitori son seduti in cerchio con i propri bimbi in braccio. Chi si rannicchia, chi piange, chi guarda attonito. Pietro no. Lui si alza, mollandoci lì come due pisquani, e comincia a “gioppinare” correndo qua e là in mezzo al cerchio, facendo le scivolate e rotolandosi per terra. Imbarazzo. Poi si avvicina ad una bimba. Le toglie il ciuccio. Fa per metterglielo ma lei serra la bocca. Poi se lo rimette da sola. E lui lo toglie. E lì, una serie infinita di “Mi scusi signora!”/“Ma no, si figuri…!” etc etc. Finchè la capa animatrice, non sussurrando con grande carisma come mi immaginavo, bensì urlando come una strolaga strozzata comincia a richiamare la nostra attenzione nel marasma generale e dice che di solito a quell’ora si fa merenda con la frutta fresca e che oggi c’è il succo. Ok. Va bene. L’educatrice di Pietro gli versa il succo. Lui ne beve metà e poi glielo fa vedere. E lei: “Bravo!!! Tutto!!!” e tutta tronfia viene da noi (che nel frattempo eravamo pietrificati al suolo) e ci dice “L’ha bevuto tuttoooooooooo! Ora gliene do un altro.” Manco il tempo di finirlo che il momento merenda è terminato. Torna l’educatrice: “Ne ha bevuto uno e mezzo!!!” Io e Fabio sempre più attoniti. Ma dove??? E poi che fretta! E’ questo il massimo del tempo che riescono a gestire i bimbi o oggi è un giorno troppo speciale per fare paragoni? Ok, ci dividono per i vari “laboratori”. Andiamo nella prima sala e la maestra spiega che si tratta di psicomotricità: i bambini dovranno affrontare un percorso. Ok. Appena entriamo in sala, Pietro si fionda nella vasca delle palline e comincia a lanciarle fuori. Gli altri bimbi tutti a rallentatore attaccati a mamma e papà cominciano piano piano a familiarizzare col percorso. Finché comincia il dramma. Pietro esce dalla vasca. Corre verso il primo bimbo e…. lo abbraccia. Lo abbraccia con un sorriso enorme sulla faccia. Lo abbraccia senza morderlo, senza spingerlo, senza pizzicottarlo. E il bimbo piange. “No, dai, vieni via, non vedi che piange?” Lui si stacca e comincia a correre. Verso una bimba. La raggiunge e la abbraccia. Questa volta lei cade e lui, sopra di lei, continua ad abbracciarla. Lei piange. Un padre (psicopatico) grida: “Basta! Toglila di lìììììììììììììììììììììììì!” a sua moglie.

Io e Fabio, imbarazzo generale.

Comincia la gara ad allontanare Pietro dagli altri bimbi per evitare che lui li abbracci e che loro piangano. Una bimba, addirittura, vedendolo avvicinare gli fa “No-no” con il ditino. La maestra mi si avvicina e mi fa: “Eh, lo fa da un paio di settimane, forse perché è un po’ nervosetto, forse per il ditino!” e io, che volevo mandarla a cagare per il ditino: “Beh, ma il fatto è che non fa niente di male!” e lei: “No, ma è un meccanismo di difesa, lui va là per spingere!” e io: “Spingere??? Ma se va a braccia aperte come fa a spingere?” e lei: “Diciamo che ho notato che se un bimbo gli ruba un gioco, lui, invece di reagire, lo abbraccia!” Allora è un Santo, volevo dire. Ora, non fraintendetemi. E’ chiaro che se fa piangere indiscriminatamente tutti i bimbi, sicuramente il problema c’è. Ma mi dava fastidio l’interpretazione che lei ne dava. Secondo me era molto contento e sovreccitato dalla situazione che lo manifestava così. Anche perché il “montone” (tutti sdraiati a terra in soggiorno uno sopra l’altro) lo facciamo anche a casa con papà e quindi so che lo fa per gioco.

E mi sento un po’ anche responsabile.

Comunque, abbiamo dovuto interrompere il gioco. Pausa canto. Lui è stato l’unico a sedersi di fianco alla maestra e a cantare le canzoni. Gli altri tutti in braccio ai genitori. Fabio interpreta tutto in questo modo: secondo lui gli altri bimbi non erano interessati ai giochi o agli altri bimbi perché volevano stare con i loro genitori. Pietro invece che, come noto, non è mai stato (purtroppo!) un mammone, era solo più eccitato, ma fondamentalmente era come sempre molto autonomo, anzi sembrava che volesse proprio farci vedere che era autonomo, farci vedere cosa effettivamente faceva quando non c’eravamo. Secondo laboratorio: disegno. Era l’unico a disegnare con i pastelli a cera il suo foglio. Poi ha cominciato a mangiarli e abbiamo interrotto anche quello. Ci chiamano di là per dire che “non li tengono più” e che quindi con anticipo dobbiamo “purtroppo interrompere la mattina”. Ma dico? Di già? Morale, momento canto tutti insieme con gli altri gruppi. Tutti seduti per terra. Ancora una volta l’unico (a parte una bimba grande) da solo in mezzo a genitori altrui e animatrici era lui. Che faceva i gesti e cantava con noi in piedi lontano contro un muro.
Alla fine mi si avvicina la maestra e mi dice di star tranquilla che è una fase che passerà. Io dico che sono tranquillissima e che in realtà mi dispiace solo il fatto che faccia piangere gli altri bimbi o star male i genitori (uno peraltro continuava a chiedermi se Pietro fosse SEMPRE “così”).

Insomma: bilancio non proprio positivo. Anche perché un mio collega mi raccontava che dove va sua figlia non hanno bisogno di urlare, che lui si fida ciecamente di tutto quello che gli dicono perché in più di un’occasione si è ritrovato (io come faccio a fidarmi quando mi dicono che mangia tutto se quando beve metà davanti ai miei occhi mi dicono che beve tutto???), che sua figlia è praticamente stata educata lì, che per esempio di notte quando chiede da bere nel sonno si tira su le maniche del pigiama perché le hanno insegnato così (lei ha due anni e mezzo). Oppure mi dice che al suo nido lui può entrare a prenderla mettendo i calzari e può vedere, senza essere annunciato, cosa sta accadendo nel nido, vedere dove si trova sua figlia e cosa sta facendo (mentre io devo aspettare nell’anticamera che mi si apra la porta ed esca Pietro). E ancora mi dice che se mio figlio grida “Quacqua” per bere è perché “glielo lascio fare” e che io sono sempre stata critica nei confronti delle mie educatrici perché si ricorda anche del periodo dell’inserimento, che mi lamentavo della modalità (ed è vero…). Insomma, da un lato diceva che il suo nido era tutta un’altra cosa, dall’altro incolpava me delle mie reazioni, facendomi passare per la classica madre che difende sempre e comunque suo figlio. E, siccome sono molto amica di questo mio collega, mi sono rattristata. Insomma ieri non è stata un’ottima giornata.

Ora, dulcis in fundo… Pietro oggi ha cagato cinque volte (non proprio diarrea, ma quasi) e ora ha 38.8°C rettali. Considerando che ha ancora tosse (come me, del resto, senza contare il mal di gola), direi che siamo proprio messi bene…

Per l’uscita insieme decidete voi che io non sono in grado. Mi piacerebbe ci fossero tutti, mariti e figli. Ma mi sembra un casino, salvo prenotare un locale intero. Comunque dovremmo esserci (salvo iperpiressie…)

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