9 maggio 2010

Vi aggiorno? Sono settimane che cerco di scrivere questa mail, con tantissime cose da dire ed ora non me ne viene in mente quasi neanche una!

Qualcuna di voi già sa che ho preso la bici. Ho detto a Fabio quanto tutte le mie amiche mi avessero raccomandato di acquistarne una (“Vedrai come si diverte Pietro!”). Ho detto: ancora un po’ che aspettiamo e finisce l’estate (a parte che sembra che non sia nemmeno iniziata la primavera, ma vabbeh).

Così lui ha girato la macchina e mi ha portato a prendere la bici. Appena entrati l’ho vista. Era là, rossa fiammante, classica, da donna. Gli ho detto: “Fabio, informati sul prezzo!” e sono uscita con Pietro che frignottava (come sempre nei posti al chiuso). Lui esce e mi fa: “L’ho presa”. Pazzo, come sempre. Ci ha fatto anche montare sopra un cestino nero e il seggiolino.

Pietro sulla bici si diverte davvero un mucchio. Siamo andati in giro un po’ di volte, anche appena rientrata dal lavoro (una volta ho trovato Fabio che mi aspettava col bimbo e le bici giù al parcheggio, manco il tempo di salire a far la pipì, via direttamente sulle bici!). Una volta giro al parco. E Pietro è fortissimo. Io suono il campanello e lui mette le manine ovunque. Poi se mi fermo si spinge con colpi di reni come dire: “Allora??? Andiamo!!!”. Per tutto il tragitto parla, canta, batte le mani.

Qualche giorno fa mi ha detto per la prima volta “Mamma”. Voglio dire, un conto è quando dice “Bababababababa” o “Mmmaaa” e un conto è quando dice “Mamma”. Per intenderci, ultimamente diceva anche “Babà” proprio come se dicesse “Papà” (e probabilmente era proprio quello che intendeva). Ma lo dice ad alta voce, quasi urlando. “Mamma” invece è stato (e continua ad essere) quasi un sussurro, un sospiro, di una dolcezza infinita. Magari sta giocando a qualcosa e grida “Babababababababà” e poi, a bassa voce: “Mamma”. Io mi giro: “Cosa…? Cosa hai detto…?” e lui sorride e, quasi vergognoso, si gira dall’altra parte. Sa che mi fa piacere e lo usa con moderazione!

Per quanto riguarda gli svaghi: siamo andati fuori per un concerto (Paola Turci al Blue Note). Ovviamente senza Pietro. L’altro ieri invece dovevamo uscire a cena coi miei zii e ce lo siamo portati dietro. Appuntamento alle 20.00. Mio zio si perde e arriva alle 21.00. Pietro era già nervosetto. Poi ha cominciato a sclerare e per la prima volta ho davvero temuto di dover salutare ed andare via col bimbo urlante. A parte l’intermezzo di puzza di cacca che ci ha costretto ad alzarci (“Scusate, sapete, il bimbo…”) e ad andare a cambiarlo sul water del ristorante (non c’era fasciatoio!) per scoprire che probabilmente era stata solo una puzzetta (spero almeno fosse di Pietro!), Pietro ha continuato a urlare come quando non ne può più (“Aììììììììa!”) A un certo punto Fabio ha preso ed è uscito col passeggino (fuori ci saranno stati cinque gradi!). E su e giù e innanzi e in dre’… alla fine s’è addormentato. Volevo morire. Alla fine, tipo per il dolce, siamo riusciti a stare tutti a tavola all’unisono… Ogni tanto qualche pecca ci sta!

La sera dopo invece siamo usciti per andare a casa dei colleghi di lavoro di Fabio (c’era tutto il Reparto). C’era una bimba di 14 mesi, che ancora non camminava. Sembrava una bambola di porcellana: ha dormito fino alle 22.30 e poi s’è svegliata e si è messa per terra, accanto alla sedia della mamma a sfogliare un libro (più che una bimba, un cagnolino!). Ovviamente tutta invidia, la mia. Che mi son spezzata la schiena a star dietro a Pietro che davvero è diventato intenibile. Tutto il tempo a gattonare e far danni in giro per il soggiorno. Poi la padrona di casa ha chiesto ai suoi tre figli (maschi, il maggiore di 11 anni) di stare dietro al mio mentre mangiavamo. E, vi giuro, c’era da morir dal ridere. Gli hanno portato i loro animali di plastica della giungla. Gli spiegavano i vari nomi. E lui era tutto preso. Poi hanno cominciato ad incitarlo non appena hanno visto che la sua massima passione era scagliare per terra i giochi. Per cui gli piazzavano in mano la giraffa e gli dicevano: “Lanciala a lui, Pietro!” e indicavano uno dei tre. Lui subito la lanciava e rideva (ma vi giuro, sghignazzava come un matto!) e non gli sembrava vero che più lanciava oggetti e più glieli riportavano (diseducativo al massimo). Ogni tanto andava in giro e sentivo “bong”, la testa di Pietro a terra. Davo un calcio a Fabio sotto il tavolo e lui: “Attenti bimbi, che Pietro non sta ancora bene in equilibrio in piedi!”. Non ha pianto mai. E’ andato avanti fino alle 23.00, che per lui è tardissimo! Poi ha cominciato, giustamente, a frignare. Sono riuscita a farlo addormentare sul divano. Peccato che noi eravamo in mansarda e il divano al piano terra. Per cui, dopo aver posizionato diverse barriere e acceso le radioline della chicco, siamo tornati su. Al primo vagito, un’ora e mezza dopo, siamo corsi giù, temendo che si mettesse a gattonare e si suicidasse giù dal divano. Siamo rientrati per l’una.

INTERVALLO

Ecco siamo appena tornati da un giro in bici. Sorpresi (per modo di dire, visto l’aspetto del cielo) dall’uragano, siamo rientrati in fretta e furia. Ma non prima di aver pinzato il dito medio di Pietro nella molla del freno… ovviamente lui è scoppiato a piangere… Io sminuivo pensando ad un capriccio e mia suocera (che avevamo appena incontrato) mi ha fatto notare che gli avevo chiuso il dito nella morsa e non me ne ero nemmeno accorta. Figura di merda allucinante. Pietro coi lacrimoni….e io, madre degenere, che dicevo: “No, no…non è niente…”

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