19 novembre 2009

Sono stati dei giorni veramente intensi. Il lavoro è diventato pieno pieno (ho turni ospedalieri lunedì-mercoledì-venerdì mattina e martedì-giovedì pomeriggio, mentre sono nel centro distaccato i pomeriggi e le mattine complementari.

In più giovedì abbiamo sempre un seminario alle 17.30, per cui arrivo a casa alle 19.00, quando già Pietro dorme.

Che progressi! Sta su seduto, nel seggiolone si attacca e apre la bocca quando arriva il cucchiaino. Tiene il bibe da solo fin dall’inizio. Fa partire da solo il carillon.

Sì, proprio così. Mi hanno regalato per il Battesimo un carillon a forma di orsetto di peluche da attaccare al lettino. L’orsetto è uno stantuffo con una maniglia alla fine. Tu tiri e parte la musichetta. Dicevo: “Che brutto, dura solo 10 secondi la musichetta!” Poi ho capito. Ho capito che è fatto apposta così il bimbo si attacca alla maniglia e lo fa partire non appena finisce. Ecco che così, nel cuore della notte, io e Fabio veniamo svegliati di soprassalto da Pietro che fa partire il carillon. E a turno ci diciamo l’un l’altro: “Dormi, è quello là!!!”.

Ecco che la domenica mattina, finalmente, non ci alziamo alle 8.00, bensì anche alle 9.00-9.30. E questo perché il pargolo si sveglia, caccia qualche urletto e comincia a tirare la maniglia n volte finchè non si riaddormenta da solo. Quindi, a parte lo smaronamento della musichetta che ti tiene sveglio, dopo ti riaddormenti anche tu.

Giovedì è arrivata la camera da letto (evvai!). Il frigo era già arrivato (ve l’avevo già detto?). Ora manca solo il telefono, che sembra che arriverà lunedì prossimo (speriamo). 

Infine volevo raccontarvi dell’esperienza drammatica che mi è accaduta martedì mattina. Doveva arrivare il letto, per cui invece di portare Pietro dalla suocera, ho aspettato che lei arrivasse a casa nostra. Gli ho dato quindi io il bibe della colazione. Appena finito, eravamo sul divano, si è messo a spingere per fare la cacca. Spingi e spingi…. Ha vomitato un fiotto di latte che praticamente era mezzo biberon. Una cosa pazzesca. Il vomito s’è infilato fra i cuscini del divano (oltre che nei miei pantaloni). Disperata ho preso Pietro e l’ho messo nella sdraietta, senza infilargli le gambe nell’apposito ferma gambe. Mi alzo, vado in cucina a prendere lo scottex e mentre torno assisto alla seguente scena: Pietro si era sporto a sinistra e, a rallentatore, l’ho visto cadere sul fianco. Scatto felino, ma la mamma non ce la fa. Rumore di cranio di bimbo contro marmo ghiacciato. Mi precipito su di lui e lo tiro su. Oddio, penso, avrà la testa incassata come la figlia della mia amica che cadendo dal letto s’è fatta il segno della lattina schiacciata! Invece no. Per fortuna. Il bimbo è già in apnea. Poi scoppia il pianto. Straziante. Un pianto disperato, proprio di dolore. Io lo bacio, lo stringo e mi sento venir meno. Intanto comincia a levitare un bernoccolone sulla fronte… In quella entra mia suocera. “Permesso….?”. Io la guardo e scoppio a piangere.Lei mi tranquillizza. Mettiamo un po’ d’acqua e lui piano piano si calma. Vado al lavoro lo stesso e le dico di chiamarmi per qualunque cosa, sopore, vomito, iporeattività…. 

Torno a casa e Pietro è quello di sempre. Sì, ma che paura.

Messaggio numero 1: non possiamo davvero lasciarli soli.

Messaggio numero 2: la sdraietta non la uso più. (c’è anche scritto che quando stanno seduti da soli non va più usata…)

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