Ok, a casa nostra è tutto un esperimento.
Diciamo che Pietro ha continuato a non dormire il pomeriggio, ma secondo me (sarà suggestione?) sono comparse due piccole occhiaie nonostante poi il monte ore totale fosse sempre di circa undici.
E una sera è andato a letto alle 22.00. E la sera che mia mamma l’ha fatto dormire mezz’ora, è andato a letto alle 22.30. E allora togli di nuovo la nanna. E crolla alle 22.00. La sera dopo, alle 21.30. Sarà stato un caso? Intanto alla mattina però non tira più tardi delle 8.15. E vabbeh. Lo faccio venire nel lettone da me sperando che si riaddormenti, ma non vuole starci (come ai vecchi tempi). E allora mi tira giù dal letto alle 8.30. Poco male. Motivo in più per uscire la mattina (se no davvero non mi passa più!).
Ma ieri è stato veramente troppo.
Dopo cena: “Papà, posso scendere dalla sedia e andare di là?” E’ da poco che abbiamo deciso che deve chiedere il permesso prima di alzarsi da tavola. “Ok, vai pure”. Silenzio. Silenzio. Silenzio. Noi chiacchieriamo. Poi ci sorge un dubbio. Andiamo a vedere. Stramazzato sul divano. Ore 20.30. Ops. “No, dai, che poi mi si sveglia alle 6.00… Tiralo su… No, dai, aspetta, mi mangio il dolce in santa pace…!” Dopo un quarto d’ora lo preleviamo e lo portiamo in camera, per mettere il pigiamino e mettere le mutande della notte. Si sveglierà e lo rimetteremo a nanna alle 21.30. No. Niente. Nada. Il bambino è catatonico. Cambiato e vestito de novo senza un minimo battito di ciglia. Ci rassegniamo a metterlo giù. Nel frattempo quell’altro dorme della grossa. Io e Fabio ci guardiamo in questo silenzio surreale. Ma è davvero casa nostra?
Pietro s’è svegliato solo alle 4.00 chiedendomi di portarlo a fare pipì (che tesoro, povero, non l’aveva fatta nemmeno prima di cena!).
Oggi ho deciso di fargli fare un pisolino. Credo che questi esperimenti siano stati utili in quanto hanno shiftato l’orario della nanna indietro, ma adesso è troppo. Per cui oggi pome, complice il mio mal di testa farmaco-resistente (correlato comunque a quante ore dormo anche io!), ci siamo sdraiati insieme nel suo letto grande. Peccato che Leo, accanto, continuava a cacciare urletti e scalciare. Alla fine, irritata, l’ho portato in sala e mi sono messa i tappi di cera. E basta, cavolo, che pianga un po’! Anche perché non era nemmeno un pianto, ma un monologo… Totale, io non son riuscita ad addormentarmi, ma mi sono molto rilassata e il mal di testa ora è passato. Pietro ha dormito come un macigno (totale circa 40 minuti). Stasera vediamo che succede…
Leo invece mi dà da pensare. Anche ieri con mia mamma ho provato a sdraiarmi, ma la testa ha cominciato a lavorare in autonomia e io ho preso a pensare al mio rientro al lavoro e non sono riuscita a prendere sonno. Quando sono riemersa dalla camera mia mamma mi ha detto che, allo scadere della terza ora dalla poppata, Leo ha pianto. Lei gli ha messo il ciuccio. E lui s’è riaddormentato. Alla fine s’è svegliato due ore dopo. Mi son detta, stai a vedere che se riesco, lo tiro cinque ore e così lui è costretto a ciucciare bene e quindi a chiederne dopo almeno altre cinque ore (cioè secondo me il problema è che ciuccia poco e ravvicinato, tanto sa che se frigna un po’ piove la tetta). E così è stato. L’ho tirato cinque ore lì e cinque ore dopo. Ieri sera Sanremo. All’una di notte, dopo cinque ore, gli do quella che credo essere l’ultima poppata e mi dico che questa notte sicuramente non si sveglierà prima delle 6.00… Invece, ahimè, sveglia alle 3.30 e poi alle 5.30. Io ho provato a mettergli il ciuccio, ma lui sembrava proprio avere fame e io mi stavo addormentando in piedi accanto alla culla, per cui mi sono rassegnata e l’ho attaccato (almeno mi addormento seduta…).
Insomma… perché di giorno mi tira cinque ore e di notte no?