15 febbraio 2012

Scusate la latitanza, cerco di rispondere alle varie cose, anche se non mi ricorderò per certo tutto.

Ho tolto (che mi facevano male!) i denti del giudizio inferiori INSIEME a 15 anni. Mi ricordo che fu molto difficile e che al momento non sentii niente se non il dentista fare molta pressione e tirare. La settimana successiva fu davvero un inferno ma fondamentalmente perché il dentista non mi aveva fatto fare la profilassi antibiotica (che confermo si parte il giorno stesso o il giorno prima) e soprattutto perché andai con le gengive sanguinanti e i punti in bocca a fare un campo di lavoro dell’Operazione Mato Grosso in Val Gerola in montagna, dove si spaccava legna e la si portava a spalla in mucchi sparsi per il bosco. Mi è venuta febbre, cefalea, mal di gola…un calvario.

Al contrario, i denti superiori li ho tolti perché cariati e perché, senza l’appoggio sugli inferiori, pare che tendano a crescere ad libitum. Li ho tolti nei mesi immediatamente precedenti al tentativo di avere un secondo figlio (in quel periodo in cui, come una pazza, ho fatto tutti i controlli possibili e immaginabili –oculistico per una piccola degenerazione retinica, neurologico per il tunnel carpale, radiologico per le mie due ernie lombari- per arrivare “perfetta” alla gravidanza; come poi si sa, le sfighe poi avvengono a prescindere – vedi citomegalo). Li ho tolti uno per volta a distanza di un mese, con profilassi antibiotica. La caverna era così grande che non mi ha messo i punti perché non ci arrivavano. Ogni ora che passava dopo l’anestesia mi dicevo che sarebbe arrivato il dolore insopportabile che ricordavo. Invece no. E’ andato tutto molto bene e non ho nemmeno dovuto prendere un antidolorifico. Il dentista mi ha chiesto chi fosse il pazzo che mi ha tolto due denti inferiori insieme (ovviamente per una settimana masticavo con gli incisivi!).

Amica, ti stimo molto quando dici che esci tutte le mattine. Io sono stupida perché la pigrizia fa sì che non esca tutti i giorni, con il risultato che poi mi deprimo a casa. Ok, magari ne approfitto per scrivere a voi, ma poi, a sera, mi sembra di aver buttato via il tempo. Anche io esco più volentieri la mattina, ma difficilmente più di un’ora. Quando era bello e non c’era ‘sto gelo e la neve andavamo al parchetto a giocare a calcio. Ora è più un casino. Ogni tanto mia suocera viene e porta via Pietro per un paio d’ore e allora mi dico: “Che senso ha uscire? Mi rilasso.” Invece poi me lo riporta e mi sembra che se fossi andata a svagarmi anche io, mi sarei sentita meglio.

La mattina dovrei impormi di uscire. Il pomeriggio però non è che mi annoio, anzi, a differenza della mattina, se non esco il pomeriggio non ne faccio assolutamente una tragedia. Dormire non mi riesce. L’altro giorno, mia mamma teneva Pietro e io mi son sdraiata con Leo: ha cominciato a sgambettare e a tirar via le coperte, mi è venuto un nervoso allucinante e mi sono alzata. Dovrei beccare un momento in cui dormono tutti (e comunque mia mamma ha fatto dormire Pietro mezz’ora e lui s’è addormentato alle 22.30, come un orologio svizzero, mezz’ora dopo!). Ora per esempio, sono ancora a casa da sola con Leo (mia suocera ha tenuto Pietro!): ebbene è qui accanto che parlotta, sgambetta e si dimena: impossibile dormire…

Lunedì, come dicevo, è venuta mia mamma. I bimbi erano irritatissimi entrambi. Hanno frignato dall’inizio alla fine e, anche se c’era lei, mi sembrava di essere sola. Ad un certo punto mi è venuta anche una sensazione come d’ansia. Volevo scappare. Ho anche quasi discusso con mia mamma perché vedeva i cartoni con Pietro e le ho detto che per fargli vedere i cartoni ero buona anche io e poi perché mi ha sgridato quando ho acceso il carillon delle apine sulla culla del Leonardo mollandolo in camera e ho preso in mano il PC.

Finalmente Leo s’è addormentato e mia mamma mi ha proposto di uscire e io… non sapevo dove andare! Allla fine sono andata a far la spesa (ho comprato tante di quelle cose inutili, Ciobar, cioccolato, caramelle, biscotti, cereali: sembravo una depressa in crisi d’astinenza!). 

Ieri ho detto chiaramente a mia suocera di portarsi via Pietro a pranzo. Ho cercato disperatamente due amiche per uscire a bere un caffè, ma non mi hanno risposto e alla fine non ho combinato. Ho preso e sono andata al centro commerciale con Leo e mi son comprata degli orecchini. Poi ho preso un panino da McDonald’s (erano mesiiiiiiiiiiiiiiiii che non ne mangiavo uno!), ho preso un libro puzzle per Pietro (mi son tolta sto sfizio, finalmente!) e una calamita spiritosa per San Valentino da regalare a Fabio (corredata però di bigliettino romantico, in quanto il 14 febbraio di quattro anni fa andammo a vivere insieme!). Insomma, me la sono goduta, ma ovviamente poi non mi sono riposata né seduta un attimo perché ho prelevato Pietro direttamente da mia suocera e l’ho portato a casa.

Non contenta, ho raggiunto un’amica in biblioteca, dove mio figlio è stato molto bravo… fino al momento di andare via, quando s’è lanciato in una sceneggiata napoletana (con tanto di urla e tentativo di mordere la mia mano, cosa che non accadeva da mesi e mesi) e io mi volevo sprofondare (anche perché poco prima il Leo si era svegliato e stava piangendo nel suo ovetto e io, imperterrita, andavo avanti a chiacchierare senza accorgermene finché non ho sentito una signora dietro di me che diceva: “Ma poverino! Ma di chi è? Ma dove sono i genitori?” E io, più che altro curiosa di sapere di chi stessero spettegolando, ho alzato la testa e mi sono resa conto che il bambino era il mio. “Scusate, ah sì… è mio… ehm, credevo ci fosse ancora il papà vicino…).

Forse, come dice l’amica in questione, non è stata una scenata pazzesca quella di ieri. Ma è stata grande la mia delusione perché già lunedì gli era stato proibito di vedere il vicino di casa perché aveva messo un dito nell’occhio a Leo e, siccome sono successi un po’ di episodi così nei quali, ridendo e scherzando, gli fa dei dispetti (tipo sdraiarcisi sopra sulla sdraietta o lanciargli la copertina sulla testa) abbiamo deciso di punirlo seriamente (e lui tiene moltissimo al suo amico Stefano, tanto che lunedì ha pianto mezz’ora e io temevo che Fabio, preso per sfinimento, avrebbe ceduto e invece no!). Quindi quando ieri gli ho detto che non sarebbe andato da Stefano mi aspettavo un altro atteggiamento. Idem con la minaccia del bagnetto. Poi mi ha proprio spiazzato il tentativo di morso nei miei confronti che, come detto, non si verificava più da tanto. Insomma, è stata più la mia delusione.

Diciamo che sta migliorando molto sotto questi aspetti, ma quando più io ci tengo, riemergono proprio i lati più brutti del suo carattere. La scenetta del passeggino invece non l’ho mica presa seriamente: fa parte della sindrome nota con il nome di “Oddio, l’ho preso il bambino?”

Non l’ho raccontato a tutte, ma quando Leo era poco più di un soprammobile, una volta l’ho “mentalmente dimenticato” sul ballatoio. O meglio, sono entrata in casa lasciandolo lì come faccio sempre per spogliare prima me e Pietro, mi son tolta la giacca e ho appoggiato dei documenti importanti sul tavolo (era importante che lo facessi subito per metterli in salvo da Pietro). Poi, bella bella, ho detto, cià dai, vado a fare pipì. E mentre mi avviavo verso il bagno mi sono accorta che Leo era ancora fuori imbacuccato. Mi sono spaventata. Perché siamo sempre pronti a condannare le varie mamme che hanno dimenticato i figli in macchina, ma vi giuro che se ne hai due, di cui uno è molto bravo e l’altro molto attivo e soprattutto se sei stanco o hai mille pensieri per la testa, è più che umano rischiare di dimenticarselo. A volte mi succedeva anche con Pietro quando lo portavo all’asilo e tutti i movimenti della mattina erano così automatici che a volte mi ritrovavo sulla strada per l’asilo e mi giravo per assicurarmi di averlo messo in macchina…

Ora, il vero problema è che sono giorni in cui sono letteralmente esausta.

La notte, Pietro è bravo (ogni tanto si sveglia e prova a venire nel lettone, ma lo riporto prontamente di là, anche se questo mi costa una alzata dal letto). Leo si sveglia imperterrito ogni tre ore per mangiare. E io non ce la faccio più. Prima ho pensato che non mangiasse a sufficienza durante la poppata in quanto molto spesso, se non lo cambiavo, si addormentava attaccato e la seconda tetta non riusciva a prenderla. Poi ho fatto in modo di svegliarlo (cambiandolo, solleticandolo) in modo che bevesse anche dalla seconda. L’unica differenza è che, mentre se ne beve solo una, si risveglia magari dopo mezz’ora per ciucciare dalla seconda, così facendo, tira almeno tre ore. Poi capita che non riesca a metterlo giù. O meglio: Pietro a questa età lo mettevo giù direttamente orizzontale senza ruttino e si riaddormentava all’istante. A volte Leo invece sembra non svegliarsi nemmeno quando lo stacco e lo metto giù (sia che lo tiri su e che faccia il ruttino, sia che lo tiri su e che non lo faccia, sia che non lo tiri su per niente). Ma poi, non appena torno a letto e mi tiro su le coperte, parte a frignare (e anche lui tendenzialmente non sveglia Pietro, ma io per paura mi catapulto di là e magari lo prendo su o gli metto il ciuccio). Insomma…sommando tutte, ma proprio tutte le volte che mi alzo, raggiungo anche le cinque volte. E sto cominciando a perdere colpi. Ogni tanto mi vengono persino i conati di vomito (mia suocera mi diceva che le capitava tutte le volte che si doveva alzare per i figli e io mi chiedevo come fosse possibile!). La testa mi cade e ogni volta mi dico che il giorno dopo dormo un po’. Ma poi non dormo mai, perché mi sembra di buttar via tempo e poi ora Pietro non fa più la nanna e quindi come potrei farla io? Senza contare che una volta che c’era mia mamma e che mi ha detto di andare a dormire, Leo ha cominciato a piangere (insomma, non ci becchiamo mai con gli orari!).

Pietro, dal canto suo, sta tirando bene. Se verso sera dobbiamo fare anche solo 500 m in macchina è matematico che si addormenta (come ieri sera), ma dopo pranzo non chiede mai di dormire (se me lo chiedesse, ovviamente lo metterei giù almeno mezz’ora). La sera attorno alle 22.00, crolla. E io sono molto contenta. Ieri sera è crollato prima che potessimo convincerlo a mettersi il pigiamino, con il risultato che è andato a letto senza patello! Stanotte s’è svegliato e io ne ho approfittato per portarlo a far pipì! Così stamattina è andato tutto bene, letto asciutto (almeno quello!).

Ora mia madre mi attende per un panino a metà strada (a Cernusco) e, sebbene io in questo momento voglia solo dormire per sempre, credo che andrò all’appuntamento perché mi sembra che questi cinque mesi siano volati letteralmente. Me ne restano solo due prima di tornare  al lavoro (e se guardo Leo e penso che alla sua età ho mollato Pietro dalle nonne, mi viene male!) e mi sembra di non essermi goduta la libertà dello stare a casa, né studiando, né vivendo. Credo nonostante tutto che sia meglio che io mi stanchi, ma che poi vada a letto soddisfatta. Certo che se poi voglio vedere Sanremo fino all’1.00 di notte…

Riguardo al bagnetto: secondo me è anche carattere perché io il bagno caldo a Pietro lo faccio praticamente quasi tutti i giorni e ci gioca dentro mezz’ora e non mi si è mai cotto a puntino, tanto da addormentarsi secco!

Per il muro freddo accanto al letto: concordo che è un cambiamento (anche noi siamo senza testiera e molto spesso Pietro tira di quelle capocciate anche mentre dorme che tremano le pareti!)

A proposito di memoria: l’altro giorno, dopo che ho detto a Pietro di salire sul marciapiede, mi fa: “Ti ricordi quella volta che Claretta è caduta dal marciapiede e s’è fatta male al ginocchio?” E io che non potevo credere che si ricordasse l’episodio gli ho chiesto: “Quando?” E lui: “Al mare!” Verissimo, a Follonica! Ma si può!

Infine, anche Pietro è un periodo che non vuole mai uscire con la nonna o il papà. Fa i capricci e bisogna promettergli mari e monti per portarlo fuori. Quando poi fuori si diverte, mi piace dirgli: “Hai visto che hai sempre da guadagnare a uscire?”. E lui ammette che sia così, ma in queste cose, si sa,  la memoria è moooolto corta…

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