Il congresso è andato abbastanza bene.
Viaggio con tre compagne di Specialità, alloggio in B&B nel cuore del Porto Antico. Serata in birreria. Gelati, frappè, una cena fuori. Insomma, la libertà.
Per quanto riguarda l’aspetto scientifico, come sempre, alcune cose belle da vedere e sentire, altre meno. Io non mi ero spiegata bene: non avevo una relazione da portare al congresso durante una sessione. Avevo un poster da appendere e da illustrare in una specifica sessione dedicata, ma solo qualora fosse venuto qualcuno a chiedere. Uno in effetti è venuto. E un altro, uno dei membri del gruppo studio di ecografia al quale mi ero appena iscritta, sentito il mio nome, mi ha riconosciuto come autrice del poster (ed è stato bello perché erano centinaia). Ma alla fine, mi sono sbattuta tanto per niente (ero anche andata il giorno prima da H&M a cercare un vestito premaman un po’ serio e a comprare delle ballerine!).
Apro, a questo punto a malincuore, il capitolo Pietro.
Brevi risposte, tanto per cominciare:
- Pietro non ha mai tagliato i capelli da quando è nato
- Non bagna praticamente più il patello di notte, ma non ho ancora avuto il coraggio di toglierglielo. Comunque, essendo le notti attualmente ancora dense di risvegli, mi chiede di fare pipì in quelle occasioni
- Beve l’acqua della vasca e io mi incazzo tutte le volte, ma confermo che, ad ora, non è ancora morto
- Ieri mi ha detto Fabio che, mentre ero a messa, ha fatto la cacca addosso (non succedeva da più di sette giorni). E poi, dopo essere stato rivestito (siccome Fabio non lo cagava per sistemare il computer), dopo qualche minuto di silenzio è tornato tutto nudo con il vasino pieno di nuova cacca (e una strisciata di cacca sulla schiena, ma pazienza, non si può avere tutto!)
Ora volevo condividere con voi il fatto che la notte non siamo ancora a posto.
Praticamente in un mese non riesco a contare più di cinque notti intere di sonno. E il bello è che, mentre ero via, ha dormito benissimo, andando finanche a letto alle 20.30! La notte di sabato invece, l’abbiamo passata in piedi. Riuscita ad ottenere che non venisse più nel lettone, mi sono arresa anche all’andare io ogni tanto nel letto singolo con lui. Oppure Fabio. Ma lui voleva me. E quando provavo a travasarlo nel lettino, si svegliava. E lasciarlo lì non si può, perché cade. E allora sabato, sfidando la sorte in un carnaio tipo spiaggia di Rimini a Ferragosto, siamo andati alla Prenatal e abbiamo acquistato la prima spondina che abbiamo visto. Stanotte ha dormito (addormentandosi però con il papà accanto) tutta notte nel letto singolo, svegliandosi solo alle 5.00 perché non trovava il succo (peccato che io poi non mi sia più riaddormentata per un’ora pensando a tantissime cose: ora il lettino lo tolgo? la culla dove la metto? cambio scrivania? etc.)
Ho cominciato seriamente a pensare che, anche se non dimostra segni di scompenso particolari, lui avverta il cambiamento del “Tellino”. Averglielo detto con anticipo, se ha fatto sì che non si trovasse di punto in bianco un bambino nuovo in casa, forse ha causato un suo stravolgimento inconscio. Molto spesso gli dà i bacini, lo tocca quando si muove, mi chiede: “‘O senti, mamma?” Ma a volte, se mi accarezzo la pancia nuda, lui arriva e mi tira giù la maglietta, dicendo di “chiudere”.
Inoltre, e qui arriva il tasto dolente, da qualche tempo Pietro ha iniziato dei veri e propri capricci. Se non fa quello che vuole lui, nell’esatto istante in cui vuole lui, urla e piange. Si lascia molle per terra per strada, nei negozi. A volte non si vuol vestire. Adesso ha preso a slacciarsi dal seggiolino auto e a scendere mentre siamo in marcia dicendo che lui sta seduto di fianco. Mi fa impazzire. Perché poi è forte e io non ce la faccio a trascinarlo sempre. La cosa peggiore però è che ha ripreso a mordere. Una volta ero al telefono e voleva la cornetta. Non mi sono accorta e mi ha morso un dito: mi ha fatto un male tremendo, da piangere. Non ci ho visto più, ho messo giù la cornetta, l’ho preso e l’ho scaraventato nel lettino, da cui poi lui si è messo ad urlare: “Aiutoooooo!”. Mi sentivo veramente male.
Ma poi, siccome questo gesto di stizza ha cominciato a ripeterlo con Fabio ma anche con mia suocera (quando magari lo prendono in braccio per portarlo via da dove lui vuol stare), ho cominciato a preoccuparmi. E le abbiamo provate tutte. Lo scapaccione (mezzo simbolico a cui io comunque continuo a credere anche perché dubito che sia un gesto che lui identifichi come violento e che quindi voglia emulare, tant’è che non l’ha mai fatto). La spiegazione a bassa voce, accucciati di fianco a lui. Il rimprovero sonoro. L’isolamento in punizione (nel lettino, nella sua camera). L’indifferenza. Il metodo di distrarlo. Ragazze, non so più che fare. Anche perché i morsi e i pizzichi ha cominciato a riproporli anche con altri bimbi con cui gioca. A Clara, che in effetti tentava di strappargli di bocca un cucchiaino di plastica, ha morso un dito. A un bimbo di un anno, ad una festa di compleanno, senza alcuna ragione, faceva dei pizzicottini al braccio. A volte abbraccia suo cugino Davide e poi lo mordicchia. Non si capisce davvero nemmeno se lo faccia per rabbia, per affetto o per divertimento. Alle giostre se vede un bambino su una, scende dalla sua dicendo che vuole salirci lui. Se il bimbo scende, lui ci sale per poi scendere subito. Oppure si mette davanti allo scivolo e non fa salire nessuno. Io non so più che fare perché si è ripresentato l’imbarazzo estremo di non voler sottolineare certe cose in pubblico, per cui magari cerco di distrarlo, anche se dovrei spiegargli che non si fa (ma potenzialmente provocando una crisi isterica come alla Prenatal dove un bimbo aveva il suo identico macchinino -di quelli che ti spingi coi piedi-e lui, in questo caso era difficile dargli torto, esigeva di montarci su.)
Per me è molto difficile scrivervi queste cose, anche perché vorrei che quando ci dovessimo vedere voi non abbiate preconcetti su Pietro, ma ho bisogno di un vostro parere. Mia suocera dice che è una fase. Mio marito ha escogitato il trucco della storia di Mariolino, un bambino che mordeva e pizzicava e che alla fine restava da solo perché nessuno voleva giocare con lui. L’unica cosa che una volta ha funzionato mentre era in macchina e sputava saliva sul seggiolino (pure questo fa per provocare!), è stato di dirgli che a casa avremmo tolto tutti i giochi e che non avrebbe più fatto il bagnetto.
Ieri ci ha letteralmente sfidati, davanti alla pianta della portinaia, buttando sul pavimento il terriccio del vaso mentre gli dicevamo di non farlo, di resistere alla tentazione. E il tutto con un bel sorriso stampato. Sono proprio preoccupata perché non riesco a capire dove ho sbagliato e come posso riparare. Alla fine ho pensato che in effetti anche questa storia del fratellino in arrivo sia per forza un qualcosa che loro avvertono e, nel mio caso, vivono anche. Forse ho sottovalutato questo fatto, forse non c’entra niente. Adesso starò a casa un mese, con lui. Vedremo.
Infine, aneddoto.
Ieri a pranzo. Mangiamo una mela.
“Il nocciolo?”
“Non c’è nocciolo, Pietro, è una mela, ci sono i semini, vedi?”
Gli do il suo quarto di mela. Vedo che cincischia con l’unico semino che mi è caduto sulla tovaglia.
Sposto lo sguardo sulla mia mezza mela ancora da tagliare.
“Mamma?”
“Sì, amore?”
“Semino… nel naso!”
“Cosa dici, amore?”
“Semino nel naso, qui!” E indicando la narice destra emette un suono inalatorio.
“Starai mica scherzando!”
“Noooooo!”
Mio marito non ci vuole credere. “Pietro, per cortesia, smettila, che sennò dobbiamo andare in ospedale!”
“Sììììì! Oppedale! A togliele il picciuolo!”
Voglio morire. Prendo una piletta, guardo dentro il naso e, dietro ad un caccolone verde, intravedo il semino nero.
Fabio vuole provare a toglierlo, ma io chiamo la mia amica otorino che mi dice di portarlo in ospedale il giorno dopo. Ma quando le dico che Pietro tira su col naso, mi dice che viene lei subito in ospedale perché c’è il rischio che salga dietro ad un turbinato e, in tal caso, vada addormentato e operato.
Insomma, corriamo in ospedale dove troviamo anche una amica di Fabio di turno in otorino.
Prima hanno provato ad aspirarlo, poi ad estrarlo con un uncino. Poi, visto che non riuscivano, siamo andati in fibroscopia. Non so chi di voi abbia avuto il piacere (io sì). Ti infilano un tubino molle nel naso e te lo cacciano fino in gola per vedere con la telecamerina dentro. Ad un certo punto vediamo il semino fare capolino dalla narice. Mentre la dottoressa cercava l’uncino per recuperarlo, Fabio cerca di prenderlo con la mano e Pietro tira su col naso: il semino scompare di nuovo.
A questo punto lo sdraiamo. Siamo in sei a tenerlo. Questo bimbo è un toro, dicono. Io sudatissima. Pietro che ormai urlava da mezzora e piangeva. Io gli tenevo la testa. Era tutto avvolto in un lenzuolo, mani e piedi braccati. Lo strumento che entrava e usciva senza successo. Lui che quando gli dicevi di respirare, ogni tanto smetteva di urlare e respirava tipo corso pre-parto, da bravo bimbo. Ho retto bene. Ho retto proprio bene. Fino a quando Fabio gli ha detto di contare fino a dieci che sarebbe finito tutto. E lui ha cominciato a urlare: “Unooooo, dueeeee, teeeeeeee, quattooooooooo, cinqueeeeeeeee, seiiiiiiiii….” Lì ho cominciato a piangere, mi faceva una pena infinita. Dopo svariati tentativi la diagnosi è stata: “Il semino non lo vedo più. L’avrà ingerito”.
Controllo mercoledì. Nel frattempo vedere se per caso aumentano le secrezioni dalla narice.
E alla domanda: “Ma scusa, cosa succede se resta dentro?”
La risposta è stata: “Germoglia.”
Ora vi lascio.
E come diceva la Mondaini: “Uffa che barba, che noia, non succede mai niente…”
Tornando a noi: conto fortemente sul mese educativo con Pietro.
Intendiamoci, non dico che mia suocera sia stata troppo molle. Ma ogni tanto vedo che lui capriccia di brutto e lei applica prevalentemente i metodo del distrarlo (Oh, guarda lì, che bello vieni, ti faccio vedere una cosa!) che funziona ma secondo me non è educativo. E poi lei è molto più paziente di me e, sebbene la sculacciata (o lo schiaffetto sulle manine) l’abbia data anche lei, secondo me non è abbastanza “rigida” (sante nonne).
Anche Fabio ogni tanto prova a sminuire, perché teme che, più noi mettiamo l’accento su questo comportamento, continuando a sgridarlo, più lui persevera (avete mai provato a dire: “Non farlo!” e loro lo fanno subito? Stessa cosa).
I metodi sono stati tanti, è vero, ma vi assicuro che in un mese sono state tante anche le occasioni. In particolare, va a giorni. Il giorno “NO” è tutto dedicato alla disobbedienza (e guarda caso è sempre nel weekend, quando siamo a casa entrambi). Ci sono sere che vado a letto esausta e molto frustrata.
Ma i vostri, ditemi sinceramente, i dispetti (morsi, ostruzionismi, pizzichi o qualcos’altro, che ne so, spintoni, quello che volete) non li fanno mai?