Goga dice “mamma”.
In realtà le prime sillabe che ha pronunciato somigliavano più a “da-dá”. Tant’è vero che Fabio continuava a ripetergli “pa-pá” sperando di ottenere un primato su di me. Dopo giorni interi di “da-dá”, una mattina si è sentito un “ma-má”. E piano piano è diventato una sorta di richiamo. Quando voleva scendere dal seggiolone: “Ma-ma-ma-ma”. Quando voleva la pappa che stavo ancora cucinando: “Ma-ma-ma-ma”. Quando cambiavo stanza e non mi vedeva più: “Ma-ma-ma-ma”.
E poi, finalmente, il primo “mamma”.
È stato bello sentirlo, tanto quanto è bello vederlo quando saluta con la manina ogni volta che glielo si chiede. Provo la stessa sensazione di incredulità: ma è proprio lui che lo fa? Lo stesso che qualche mese fa ciucciava la tetta, faceva la cacca e tornava a dormire nella culla (e dove lo mettevi stava)? Come cresce in fretta!
Quello che però mi ha sconvolto è stata la sua seconda parolina.
Faccio una premessa: ogni volta che lo sposto, lo tiro su dal lettino, lo metto sul fasciatoio, lo lego nel passeggino e via dicendo, sono solita accompagnare i miei gesti con la cantilena: “Uno, due eeeeee tre!” Lo faccio in automatico, mi viene spontaneo, fa parte delle abitudini di quando hai figli. Ebbene, ieri, arrivati a casa dal supermercato con i miei due grandi, mentre lo slegavo dal seggiolino auto, senza pensarci, comincio a dire: “Uno, due eee…”. In quella si sente una vocina, chiara e sicura, che distintamente pronuncia: “Ttteee!” Io e i ragazzi attoniti. Poi scoppiamo a ridere: “Bravoooo!”Santiago ride anche lui con aria furbesca. Ripete la performance anche in ascensore, chiarendo che non si è trattato affatto di un caso. Giunti a casa corriamo da papà: “Senti cosa ha imparato SG! Uno, due eee…”.
Santiago sorride, si morde una manina, strizza gli occhietti, non favella.
Un vero monello. Ma prima o poi son sicura che ci cascherà anche davanti al papà!