Santiago ha quattro mesi e dieci giorni e cresce. Sempre più bello, tondo, ciccione e sorridente.
I capelli sembrano un po’ più fitti, rispetto alla lanugine originaria. Rimane la chierica occipitale, nel punto dove la testa poggia sul lettino. Biondo o bruno, difficile dirlo. Avendo io fatto un figlio moro e l’altro biondo, uno riccio e l’altro liscio diciamo che mi aspetto di tutto. Anche che rimanga calvo. Lo sguardo è sempre vispo, le ciglia lunghe. Lo scambiano spesso per una bambina, anche quando è tutto vestito di azzurro. Non sembra ancora dover mettere i dentini, anche se sbava molto, infila tutto in bocca, a volte la mano intera, procurandosi anche qualche conato. Ha una lingua furbetta e simpaticissima: la tira fuori spesso, sembra farti la linguaccia o una pernacchia. Viene voglia di mangiarsela. Le guance sono paffute e liscissime, passerei ore a baciargliele attorno alle fossette. A pensarci bene in effetti è quello che faccio.
Gli piace il solletico. La filastrocca della formichina che sale sale sale dalle gambe fino alla schiena lo fa sbellicare. Adora essere baciato nell’incavo del collo. Ha dei piedini buonissimi, ogni giorno mi chiedo se sia meglio farli impanati e fritti o gustarli crudi. Tiene in mano gli oggetti e ci gioca, soprattutto si diverte con un pupazzetto arancione a forma di orsetto che ci hanno regalato. Se qualcuno lo guarda mentre è in braccio a me, fa il timido, sorride e poi nasconde la faccia contro il mio petto. Se gli rubo il ciuccio e fingo di mettermelo in bocca, allunga la mano e prende la mia tirandola verso la sua bocca aperta: “Il ciuccio è mio!”. Se gli lascio il biberon riesce a tenerlo con due mani e a berlo da solo. Ogni tanto gli scappa, ma sono cose che succedono. Tira il cordino del carillon in autonomia, tanto che se glielo lascio a portata di mano, lo fa partire nei momenti meno opportuni (durante il rogito davanti al notaio, in chiesa durante l’elevazione). La prima volta che l’ha fatto ci siamo guardati tutti interdetti: chi ha tirato il cordino? Poi abbiamo capito che lo fa da solo. Lo usa anche come “cigno” (quelle maniglie appese ai letti ospedalieri, che i pazienti usano per aiutarsi a tirarsi su): si attacca e si solleva come se dovesse fare gli addominali.
Credo che a breve dovrò archiviare la carrozzina e passare al passeggino. Anche perché è da fine gennaio che sta tranquillamente seduto nel seggiolone. Lo lascio lì quando faccio i mestieri o quando sono stanca di tenerlo in braccio. A lui piace molto, partecipa con interesse alle attività circostanti. Sta a tavola con noi nel seggiolone e ci guarda affascinato portare le posate alla bocca. Spero sia di buon auspicio per lo svezzamento che sarà previsto ad aprile. Intanto lo abituo a questa situazione al momento dei pasti, poi chi vivrà vedrà…
Un’altra sua postazione prediletta è il fasciatoio. Sembra letteralmente godere ogni volta che ce lo metto sopra e soprattutto quando inizio a denudarlo. Adora essere spogliato. E ovviamente mangiucchiato dappertutto. Ride e si dimena mentre io ripeto incessantemente la nostra personale tiritera ad libitum: “Pirillo, pistillo, fusillo, monello… pisello! Pisello, monello, pirillo, pistillo… fusillo! Pistillo, fusillo, pirillo, pisello… monello!” E così via…