23 aprile 2013

Questa infelice serie di eventi sembra non avere fine. Leonardo venerdì ha cominciato ad avere attacchi di vomito subentranti. Peraltro, senza aver introdotto cibo, continuava ad avere conati a vuoto. La pediatra mi ha consigliato telefonicamente il Bioketasi supposte, che sul vomito sembrava aver sortito qualche effetto. Peccato che la sindrome sia evoluta con diarrea.

Ora, immaginatemi a casa da sola sul divano, il piede appoggiato ad una seggiolina per tenerlo sollevato. Leonardo che arriva e comincia a fare i conati a vuoto. Io che mi alzo dal divano e “corro” a prendere un secchio saltellando sul piede “sano” (quello che mi fa male per altri motivi da più di un anno e per cui ho anche acquistato i plantari specifici prescritti dall’ortopedico e che dopo questa esperienza sicuramente non migliorerà!).

Torno e mi butto goffamente a terra, il piede rotto allungato sul tappeto, il secchio sotto il mento del Leo che vomita liquami vari e subito dopo rilascia un litro di diarrea che esce dai lati del patello…

Il weekend è stato uggioso, ma nonostante questo meno peggio di come mi fossi prospettata (litigi con mio marito a parte). 

Ieri mattina sono andata in ospedale perché dovevo tenere quella lezione di cui vi dicevo e che avevo preparato in questa settimana. Per arrivare in reparto mi sono massacrata le mani e i polsi sulle stampelle: effettivamente avevo sottovalutato la fatica fisica di arrivarci. La mia capa ha fatto finta di non vedermi e comunque non ha fatto il minimo sforzo per venirmi incontro e farmi capire che cosa sarebbe stato di me nei prossimi giorni. Ho fatto la mia lezione, le sono passata davanti sei volte.

Alla fine sono andata dal primario (nonché direttore della Scuola di Specialità) il quale, basito, mi ha chiesto come mai fossi venuta in ospedale: “…che qui di medaglie non te ne danno”. E io ho risposto che ero venuta per la lezione e che comunque rimanevo a disposizione per rimettermi a fare i turni in ambulatorio, a condizione che avessi un assistente (uno studente) con me per visitare i malati. Mi ha detto che non se ne parla e di stare a casa fin dopo i ponti. E comunque di riaggiornarci quando per lo meno toglierò il gesso (cioè teoricamente domani, giorno in cui effettuerò anche il controllo radiografico della frattura). Gli ho chiesto se potessi allora quantomeno lavorare con la mia relatrice ai progetti di ricerca che avevamo in sospeso (a causa dell’attività clinica che mi lascia praticamente zero tempo per affrontarli) e lui mi ha risposto che posso fare tutto quello che voglio, però da casa, che non mi fa fare avanti indietro sulle stampelle (“Ma stiamo scherzando?!”).

Alla mia domanda riguardo a come avrei potuto giustificare la mia assenza (leggi, devo consumare le ferie???) mi ha risposto di non preoccuparmi che ci pensa lui (leggi, no, non ti scalo i giorni). Tutta contenta sono andata dalla mia capa a dire che, nonostante avessi insistito col Prof per farmi rientrare, lui si è opposto e mi ha rimandato a dopo i ponti.

Lei mi ha detto scocciata: “Cosa ti devo dire? Con questa storia ti stai saltando tutte le guardie e i sabati! Quindi quando rientri? E poi vai pure in ferie a fine maggio? E io che sabato ti metto, che mi hai anche scritto “no il 18 maggio”? E’ la terza volta che rifaccio gli orari!”

Peccato che venerdì, prima di rompermi il piede, le avevo dato un foglio con i miei desiderata (cosa mai fatta prima) in cui esplicitamente dicevo di farmi lavorare sabato 18 maggio, se possibile! E lei ha capito il contrario! Al che le ho detto: “Ma scusi, ce l’ha ancora il foglio?” E lei: “Eh, sarà di là!” Sta rimbambita!

A parte che di guardie per ora ne ho saltata una sola e poi avrei avuto quella del 25 aprile! E ieri una mia amica mi fa: “Guarda, la tua guardia di domani la faccio io!” “Guardia di domani? Io non avevo nessuna guardia!” “Ci ha detto la capa che era tua!” Ma pensa questa: cerca pure di farmi odiare dai colleghi! Io non ho parole!

Detto ciò, vado dalla mia relatrice e le dico che avrei collaborato via mail con lei, di mandarmi tutto via mail a casa, che avrei provveduto a stendere la versione finale dell’articolo. Ebbene: arrivo a casa e scopro che la centralina Telecom è saltata. Sono isolata col telefono fisso e con internet. Chiamo l’assistenza (richiamata anche stamane) e mi dicono che “…entro domani sera qualcuno provvederà a verificare il danno, qualora presente”.

Nel frattempo il Leo ha tre scariche di diarrea per cui decido di farmi venire a prendere da mia suocera e di portarlo dalla pediatra. Che mi conferma il Bioketasi e mi prescrive il Diosmectal per compattare le feci. Mi rassicura dicendo che non è disidratato e mi manda a casa. Alle 18.00 avevo la riunione di sezione dell’asilo per cui mi faccio portare da mio suocero. Alle 19.00 mi viene a prendere Fabio per andare a vedere gli infissi da ordinare (per poter fare la detrazione al 55%, perché se lo fai dopo il 30 giugno la detrazione non c’è più e i nostri infissi cadono a pezzi). Arriviamo a casa stravolti.

Fabio era stato in PS tutto il pomeriggio con un’amica, nostra vicina che ha scoperto per caso degli esami sballatissimi al fegato per cui doveva essere ricoverata.

Io con le ossa a pezzi, scopro che mi sono venute le mie cose, con 5-6 giorni di anticipo (probabilmente dovuto al fatto che sto prendendo farmaci a iosa, tra cui alla fine anche l’antibiotico per la sinusite che in effetti va molto meglio!).

Andiamo a letto alle 22.00, perché anche Sky non funziona più: s’è rotto il telecomando e si possono vedere solo 10 canali digitando le freccine manualmente sul decoder.

Notte poco riposata, con Leo che piange e poi rilascia un litro di merda liquida nel patello alle 4.00 di notte.

Stamane mi chiama mia mamma per dirmi che ha vomitato ed è entrata in fibrillazione atriale rapida per cui mio papà l’ha portata in ospedale per essere ricoverata. Le ultime notizie sono che son riusciti a rallentarle il battito modificando le funzioni del Pace-Maker, ma non sono riusciti a fargliela passare. Per cui ora stanno decidendo quale sarà il prossimo passo.

Vado in bagno, cerco di darmi una sistemata. Scopro che oggi l’acqua calda non c’è per lavori di manutenzione.

Ora vi scrivo sull’orlo di una crisi di pianto, consapevole che appena terminerò la mail non potrò inoltrarla perché non c’è rete. E avendo ancora il mio telefono rotto, il massimo che posso fare è ogni tanto un giro su Facebook tramite il cellulare che ho attualmente in dotazione, ma che non riesce a navigare causa lentezza inusitata.

Sono a terra. Sapevo che sarebbe arrivato il momento. Ed è arrivato. L’avevo presa troppo bene questa cosa della gamba. Invece mi sento in trappola. Chiusa in casa in precaria situazione. Con il desiderio di non pesare sui nonni e la consapevolezza di non poter far nulla per nessuno, per mia mamma, per i bimbi, per mia suocera, per Fabio. Che dal canto suo sta passando un periodo infernale, palesemente non sta bene, motivo per cui anche il nostro rapporto sta lentamente andando in crisi.

Spero che passi questo periodo. Spero davvero che piano piano le cose si sistemino.

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