30 marzo 2012

Basta chiamarle, le altre sfide, che non si fanno attendere…

Ieri nessuna necessità di tachipirina perché, nonostante un 37.9°C, ho resistito a dargliela e s’è sfebbrato da solo. Ultimi due giorni comunque da suicidio perché fondamentalmente chiusa in casa con Pietro e Leo (fatta eccezione per un’uscita meravigliosa all’Esselunga mercoledì alle 19.00 con Leo appresso).

Ieri avevo visto qualcosa di sospetto. Ma non era vescicolata. E poi era solo una. Ok, forse erano due…Stamattina guardo bene e quella lì sul collo… mi sembra una vescicola. E anche sulla pancia ce ne sono altre due, ma senza vescicola…

Chiamo la pediatra, che oggi è sostituita. La chiamo sul cellulare privato e mi dice di portarlo alla collega alla quale intanto spiegherà tutta la storia di Pietro per telefono.

Lo porto: varicella. Evvai. Ero quasi triste perché non l’aveva fatta: dopotutto sono a casa in maternità, meglio adesso che dopo. Gli fa anche il tampone perché le dico delle placche in gola. Per fortuna è negativo, se no avrebbe dovuto fare anche antibiotico. In accordo con la mia pediatra ufficiale mi dà da prendere lo Zovirax perché, vista la sua storia di dubbio Kawasaki, ma soprattutto la sua reattività dermica ai virus e il fatto che praticamente ha convissuto con Clara e quindi potrebbe considerarsi il “secondo caso” intrafamiliare (notoriamente più aggressivo), vorremmo stroncarla sul nascere. Purtroppo, nonostante avessi davvero visto delle placche in gola e avessi attribuito la febbre a quello, mi viene il dubbio che la febbre fosse in realtà l’esordio della malattia. Lo Zovirax è attivo teoricamente al massimo entro le 48 ore dall’inizio (anche se non è specificato inizio di cosa… Febbre? Vescicole?). Vabbeh, io glielo do lo stesso, poi vedremo.

Ora, il problema è cosa fare di Leo. Ok che Pietro era contagioso probabilmente da alcuni giorni e che come al solito, nonostante la febbre e i ripetuti rimproveri, gli ha ciucciato a turno tutte le dita… ma tenerli proprio stretti stretti quando siamo certi che ora sia contagioso… mi sembra una pirlata!

E qui saltano fuori gli altarini: mia suocera sostiene di non aver mai fatto la varicella anche se i suoi fratelli (e soprattutto i suoi figli) sì. Ora Pietro è da lei, ma vorremmo evitarle il rischio di fare la varicella a 60 anni… La proposta di Fabio è che io mi trasferisca con Leo per il week-end a casa dei suoi mentre lui sta con Pietro a casa nostra (con me che faccio la spola…). L’alternativa (soprattutto per settimana prossima, quando Fabio sarà al lavoro) potrebbe essere che ci trasferiamo su da mia mamma: almeno ho qualcuno che mi aiuta e la casa è grande abbastanza per chiudere i bimbi in stanze separate. Ma ci sarebbe comunque un’ora di macchina da fare tutti chiusi dentro insieme… Speriamo che Leo non se la faccia, che è piccolino!

Vorrei rispondere a voi, ma non mi ricordo molto. A parte la mitica bimba che si veste da sola (con una figlia così, potreste farne altri due… possibilmente gemelli, per supportare l’amica gemellare!) e la neomamma con i suoi strippi del rientro a casa (di cui però ho condiviso pensieri e parole al telefono).

Dunque, mi chiedevate dell’artificiale… Ebbene, io do un bibe di artificiale la sera come ultima poppata. I primi due giorni mi ha bevuto 100 ml. Ieri e l’altro ieri addirittura 150 ml. Ma la cosa bella è che dopo tre ore, puntuale come la merda, si sveglia di nuovo. E per queste due ultime notti di fila prima gli ho dato le tette e poi ho dovuto concludere che, nonostante la poppata precedente saltata e tutto il mio impegno, non fossero sufficienti perché ho dovuto preparare nel cuore della notte un altro bibe (100 ml), scolato in aggiunta.

Direte voi… poi però non si sveglia più, vero? E invece si sveglia ancora tra le 5.00 e le 8.00 di mattina, in maniera variabile. Il latte glielo do la sera perché penso che sia il momento in cui ne ho di meno e soprattutto perché spero (invano!) che un bel giorno mi sorprenderà tirando la notte intera. Quando mi finiranno le mie cose valuterò bene quanto sia la mia effettiva produzione perché a sto giro, nonostante il Fitolat, mi sento un po’ vuota. Il fatto è che, comunque, tutte le mie poppate bene o male sono interrotte o da Pietro o da Leo stesso che si distrae in maniera allucinante (basta una canzone o una voce o la vista di suo fratello) oppure da me che, non appena vedo che si sta abbioccando, nonostante ciuccetti ancora, lo stacco per metterlo giù perché non vedo l’ora di tornare a dormire. Insomma, ‘sto poverino magari avrebbe bisogno di 40 minuti ma io al massimo dopo un quarto d’ora lo stacco!

Il secondo giorno di frutta è stato un successone: sembrava proprio piacergli. Metteva anche la manina paciugata in bocca e se la ciucciava tutta come faceva a suo tempo anche Pietro, il quale poi si addormentava pure… Ieri invece un disastro: sempre mela, ma stavolta era incazzatissimo. Urlava e piangeva, manco gli stessi dando il peperoncino. Ho interrotto e riprovato più tardi, ma senza successo.

Poi bello bello arriva Fabio alle sette di sera e dice: “Provo io?” Prende un cucchiaino qualunque (non il suo di plastica), un tovagliolo qualunque (non il suo bel bavaglino) e lo imbocca finendo tutto il vasetto e iniziandone uno nuovo. Misteri.

Mercoledì è finalmente venuta in prova la futura baby-sitter. Arrivata alle 15.30, pensavo andasse via dopo un’ora. Invece mi dice che resta fino alle 17.30 e poi si ferma in realtà fino alle 18.30…

L’impressione è stata molto migliore della prima volta.

Troppo forte, avrà l’età di mia suocera ed è arrivata in tuta Adidas blu a strisce gialle sotto, maglietta fuxia sopra e scarpe da tennis. Io davo la mela a Leo e lei pelava il kiwi a Pietro. Poi hanno giocato un po’. Io ho messo Leo nel lettino, anche se sveglio e urlante, e ho fatto un paio di cose in casa, cercando di stare per i fatti miei e di non interferire. Pietro è stato abbastanza bravo. Provocatoriamente s’è dipinto con i pennarelli in faccia, ma lei l’ha sgridato e l’ha portato a lavarsi. Poi ha fatto qualche capriccio con me per sistemare, ma stavolta sono stata proprio brava, non mi sentivo né osservata né giudicata e sono stata calma e fermissima nel risolvere i suoi capricci. Poi lei ha proposto di fargli fare un giretto (ma aveva un po’ di febbre) così sono usciti dopo che mi sono raccomandata di tenergli sempre stretta la manina, che lui è velocissimo a scappare. Purtroppo son tornati subito (dopo due minuti d’orologio) a causa del vento forte… Ma almeno ho visto che Pietro ci andava volentieri! L’“inserimento” proseguirà settimana prossima (un giorno a settimana) per poi ravvicinare le ultime date fino a regime a fine aprile, in vista del mio rientro al lavoro.

Per quando riguarda l’aspetto educativo… ho deciso di cambiare metodo. Hai scoperto l’acqua calda, direte voi. In effetti sì. Cerco di rimanere calma sempre, di non urlare e di non menare scapaccioni. Un conto era credere di farlo, un conto farlo veramente. Quando continua a disobbedire o fa qualcosa di grave finisce direttamente nel suo angolo in castigo. Se fa lo stupido lo minaccio di togliergli qualcosa se contunua nel comportamento sbagliato e poi lo faccio veramente.

L’altro giorno l’ho avvisato che se avesse infilato la lingua direttamente nello yogurt un’altra volta, me lo sarei mangiato io. E così è stato. Mia mamma mi guardava allibita mentre lui urlava come un matto.

Un’altra volta i vicini ci hanno invitato a bere un caffè dopo pranzo. Abbiamo detto che prima Pietro avrebbe fatto la nanna. Ha cominciato a urlare come se lo stessimo seviziando. Io stavo allattando e Leo s’è staccato cento volte e, sebbene l’istinto fosse di lanciare Leo nella culla e dare un ceffone a Pietro, ho pensato di dirgli che da Stefano non ci sarebbe più andato. Ci ho pensato bene perché ogni punizione per lui (niente bagnetto, niente TV, niente Stefano) in realtà poi si ripercuote su di me (che non ho un attimo libero). Ho deciso infine che non l’avrei davvero più mandato da Stefano. E con calma ho detto: “Pietro, se non vai subito a letto, ti prometto che da Stefano non ci vai!” Non so che magia sia accaduta: loro sentono quando pensi veramente una cosa, sanno quando la minaccia è vera e quando no. Mi ha guardato e mi ha detto: “Io vado a fare la nanna.” E vi giuro che s’è messo a letto da solo e l’ho trovato dormiente a poppata terminata.

Grande insegnamento questo. E soprattutto, mai fare minacce che poi non si possono mantenere.

Alle 16.30 Fabio ha portato Pietro a casa nostra e io sono andata da mia suocera con Leo. Casa tutta per me. Gli ho dato l’omogeneizzato, l’ho allattato e addormentato. Poi ho studiato! Incredibile! Due ore così! Alle 19.30 son tornata a casa lasciando Leonardo dalla nonna. Abbiamo cenato noi tre. Pietro seduto al tavolo per un’ora, incredibile (sarà che non c’era suo fratello a urlare?). Fabio è uscito per andare a parlare ad una conferenza. Io e Pietro siamo qui in sala. E io continuo a pensare che devo fare qualcosa, ma non mi viene in mente niente. Continuo a pensare che devo cambiare il Leo, fare il biberon, separare Pietro da Leo e invece… niente.

Oddio, non mi ricordavo come fosse avere un figlio solo! Quando tornerà Fabio io andrò a dormire da mia suocera…

Non è poi così male questa varicella…!

Dunque.

Situazione discretamente stabile: Pietro fa vescicole, ma non tante (forse grazie allo Zovirax). Si gratta, ma non molto. Mangia e dorme bene, grazie al Tinset. 

Leonardo sta da mia suocera.

Avete presente l’indovinello di come trasportare un lupo, una pecora e un cavolo al di là del fiume usando una barca che contiene un animale per volta e senza mai lasciare il lupo con la pecora e la pecora con il cavolo?

Ebbene… da tre giorni viviamo questo delirio (peraltro credo inutile, perché secondo me Leo è già contagiato, ma come si fa a dirlo?).

Io vado a dormire da mia suocera. Poi mi alzo, allatto, sto là fino a metà mattina, riallatto e poi vado a casa mia, dove do il cambio a Fabio (che oggi però è al lavoro e quindi ho dovuto essere qui alle 7.45). Poi si pranza insieme. Io torno da mia suocera, allatto e poi mi porto via Leo a fare qualche giretto, poi torno e gli do la frutta (non sono ancora riuscita a dare un vasetto intero), poi aspetto la poppata, allatto, torno a casa per cena, mia suocera gli dà il bibe, io metto a letto Pietro e poi esco e vado a dormire da lei. Il tutto con le variabili del week end (schiumetta fatta da Leo e Fabio coi suoi, messa fatta da me da sola), scambi di macchine, passeggini… Insomma…

Ora sto aspettando mia mamma. Appena arriva corro di là ad allattare Leo. Poi credo che tornerò qui per pranzo, ma poi tornerò ad allattare. Alle 16.00 tornerò, che mia mamma va a casa e aspetterò Fabio che torni da lavoro mentre mia suocera tiene Leo. 

Pro e contro.

Sì, perché la prima sera mia suocera gli ha dato un biberone grosso alle 21.00. Lui è crollato. Io sono arrivata alle 23.30 (Fabio era andato alla conferenza). Ho preparato un thermos con un altro biberon per la notte. Ebbene, Leonardo, che dormiva dalle 22.30, ha tirato le 5.00 di mattina! Io, che non allattavo dalle 18.00, avevo le tette marmoree come ai bei vecchi tempi! Poi ha rimangiato alle 8.00 e comunque ci siamo alzati alle 10.15! Ero contentissima! Ho detto, sta a vedere che averlo portato qui e averlo fatto mettere  a letto da mia suocera ha fatto sì che lui non si svegliasse perché pensava che non ci fossi! Ahime! La seconda notte è andata peggio: risvegli plurimi, ogni 2-3 ore, nonostante ultimo biberon di latte alle 23.00! E stanotte… un risveglio ogni ora, vi giuro, mezzanotte e mezza, 1.30, 2.30, 3.30, 4.30, 5.30, 6.30, 7.30. Volevo morire. Fondamentalmente voleva solo essere preso in braccio, con o senza tetta, con o senza ciuccio. Poi lo rimettevo giù e dormiva.

Ora: forse si sta ammalando anche lui. Forse è solo viziato. Ma giuro che, non appena Pietro sta bene, lo mando da mia suocera un paio di giorni e io mi trasferisco da mia mamma dove metterò in atto il piano B: farò piangere Leonardo per due notti di fila nella speranza che poi non si svegli più.

E Pietro? Ovviamente a casa con papà… non si sveglia mai! Peccato che Fabio debba comunque alzarsi a mezzanotte e alle 6.00 a dargli lo Zovirax!

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