12 gennaio 2012

Da dove partire!?!

Innanzitutto da dove avevo terminato! Il libro puzzle, continuo a sostenere che, se fabbricato bene, è uno spettacolo perché i pezzettini restano bene dentro alle pagine e non vanno dappertutto. E’ un gioco da fare in maniera “mirata”. Da sfoderare come fa mia suocera alla bisogna. Cioè non da lasciare alla mercè del bimbo, che in effetti potrebbe spargere pezzettini in ogni dove. 

Al bar, al ristorante, durante le noiose cene di famiglia. Il piccolo viene allettato dal gioco e, solitamente, lo gode stando sulle ginocchia di un commensale, servendosi del tavolo come piano d’appoggio. Abbiamo tirato ore intere con il libro puzzle della cicala e della formica. Il secondo, acquistato finalmente dopo Natale da mia suocera e raffigurante i cavalieri di tutti i Paesi del mondo, è meno stabile del primo e concordo con voi che a volte i pezzettini escono anche involontariamente, facendo innervosire il bimbo (e la madre).

Per quanto riguarda noi…

Il tran tran giornaliero è impegnativo, non si può negare. Non ho più un minuto per me (ma questa solfa la ripeto da quando è nato Pietro per cui o non era vero prima, o prima facevo altre cose, per esempio non avevo la donna delle pulizie. In ogni caso il dato di fatto è che non riesco a scrivere più come una volta. La sera magari è perché guardiamo un DVD, quindi una cosa piacevole, ma comunque non è “un minuto per me” come lo intendo io. Anche ora, vi scrivo che solitamente sono già a letto, ma ho detto, o oggi o mai più!).

Continuo a ritenermi estremamente fortunata per avere avuto un secondogenito così paciocco e serafico. Non piange mai, se ha fame, mi chiama con gorgheggi e vocalizzi. Dorme prevalentemente tutto il tempo, salvo le ore serali in cui, sveglio, si profonde in mille sorrisi anche con effetto sonoro tanto che il fratello maggiore lo imita sfottendolo: “Ghhhh-Ghhhhhhhhhh”. In braccio è uno scaldotto perfetto. Un perfetto compagno di risate, nella sdraietta. Nel lettino, un cherubino. Una statuina, nella carrozzina. Sì perché a spasso dà il meglio si sé, superando le ore standard di nanna (solitamente mangia ancora ogni tre ore durante il giorno!) in completa catalessi. 

Non capita praticamente mai che io debba organizzare l’uscita sulla base di quando ha mangiato. A meno che proprio non scocchino le tre ore mentre sto per uscire (nel qual caso lo attacco prima), semplicemente esco e sto quasi certa che non dovrò sfoderare la tetta fino al mio ritorno, che avverrà solo quando il giro sarà finito e non perché lui lo desidererà. Secondo me è l’effetto “imbacuccamento” nel giacchino e sacco piumino che rende più confortevole le gite e lo abbiocca senza scampo.

Di notte si sveglia variabilmente. Dipende dall’ora in cui ciuccia l’ultima volta. L’altra sera ha ciucciato verso mezzanotte (avevamo amici a cena) e mi ha tirato le 6.30! Altrimenti di solito la sosta avviene verso le 4.00.

Domani in programma vaccini. Poi il 18 la visita dalla pediatra. Mi sono resa conto che ha quasi tre mesi e lei l’ha visto solo appena nato, mentre Pietro aveva fatto una visita al mese per i primi tempi. Cresce bene, l’altro giorno era 6340g! Lo vesto sei mesi e mi sembra un torello. In faccia è tutto tondo, da mangiare!

Lo strippo latte non avrebbe senso se non che il giorno dell’Epifania mi son venute le mie cose. O almeno credo. Nel senso che, come anche con Pietro, circa tre settimane prima, nonostante avessi terminato le lochiazioni, avevo avuto qualche perditina ematica e non le avevo dato peso pensando ad una coda. Poi all’Epifania, ancora perditine ematiche. Quando ho visto che le “perditine” sporcavano l’assorbente e soprattutto duravano anche il giorno dopo, ho stabilito che fossero le mie cose. Cosa siano state le perditine precedenti non lo so. Fatto sta che però il “flusso” s’è fermato il giorno dopo e comunque è stato proprio irrisorio (rispetto ad una cosa normale). Ma io sono andata in strippo perché mi sono chiesta come fosse possibile mestruare quando attacco al seno mio figlio ancora tra le sei e le otto volte al giorno! E come con Pietro, mestruazioni = fine di un’epoca, forse per sempre = depressione. Poi ho pensato che il latte non sarebbe stato più buono e che sarebbe scemato. Una di voi mi ha rincuorato, che lei allatta ancora anche se ha ripreso il ciclo da alcuni mesi. Ma a questo s’è aggiunto il fatto che quando voglio tirare il latte (ultimo esperimento stamane, in completo relax e perseverando per mezz’ora, solo 50 ml in totale da due tette!) me ne viene poco. Oddio, poco per come penso che dovrebbe essere. Ma a volte mi viene il dubbio che sia normale tirare 50 ml in mezzora! Il fatto è che, quando ne avevo a iosa, di latte, tiravo 100 ml in cinque minuti. E che le mie poppate durano di solito otto minuti al massimo e nonostante ciò il paciocco cresce a dismisura. Ma magari era poco normale prima e ora è normale, chissà! 

Fatto sta che vorrei davvero provare il tiralatte elettrico. Che scema, come tutte le altre cose (cuscino per allattamento, mangia pannolini etc) che al primo figlio non compri perché dici: “Tanto allatto pochi mesi e poi torno al lavoro”. Ma se poi pensi che di figli ne farai ancora… ti maledici per non averle prese allora, perché ora credi che “…le userai poco e poi tornerai al lavoro” e non osi comprarle ancora (il cuscino però me lo son fatto regalare!). E se poi non viene niente nemmeno con l’elettrico? Resta solo da decidere se farmelo prestare o noleggiarlo…

Capitolo Pietro. Dopo i giorni passati insieme a papà a casa dal lavoro, in cui eravamo in giro in quattro, ma magari lui spariva per mezz’ora in coda in una panetteria e io mi facevo tutta Via Carlo Alberto con due bimbi a piedi, ho realizzato che mi sento molto più sicura di me e che Pietro è diventato più bravo. Fatto sta che ora esco a piedi con i due bimbi. Pietro attaccato alla carrozzina, ha capito il significato delle strisce pedonali e del fatto che ci si debba fermare prima di attraversare. Anche in macchina vado coi due bimbi, ma solo da mia suocera o da mia mamma. Diciamo che da sola in un luogo lontano da casa a passeggiare non ci sono andata e credo che per ora non ci andrò, perché se Pietro mi facesse una qualche sceneggiata mollandosi giù come un sacco di patate, non so proprio come farei a tornare alla macchina…

Ogni tanto penso: “Che scema, avrei dovuto uscire di più con lui quando ero incinta ed ero a casa dal lavoro!”. Ma in effetti avevo il pancione e lui non era così obbediente in strada e credo che, sebbene da solo, sarebbe stato comunque pesante.

Con lui il rapporto è sempre molto bello. A volte ti sembra che non crescano più, ma se riguardo indietro a qualche mese fa, mi rendo conto che i progressi comportamentali sono tantissimi. 

Non più capricci per vestirsi, la cacca nel water (vasino abolito e scenette divertenti tipo: “Mamma, tienimi che io cado nel cesso!”), la nanna nel letto grande.

Sì, dal primo di gennaio Pietro dorme nel letto grande, che però ho spostato nella medesima posizione in cui si trovava quello piccolo in modo da mantenere i suoi riferimenti (il tasto della luce, la parete a destra). E pazienza se la porta non si chiude più perché il letto è troppo lungo…l’importante è che lui ci dorma senza problemi dal primo dell’anno. E la cosa divertente è che non è per niente geloso del suo vecchio lettino, tanto che ogni due per tre mi dice: “Mamma, metti il Leo lì!”, ma io tergiverso perché, anche se ormai la culla gli sta quasi stretta, per me il lettino sarebbe scomodo, lontano dalla porta della camera e poi il materasso è basso e finchè posso evitare di chinarmi…

Dormono assieme e per ora sembra andare bene così. Diciamo che al primo vagito mi catapulto fuori dal letto per il terrore che  Pietro si svegli. Viceversa, quando Pietro si sveglia e urla, spero sempre che poi si riaddormenti. Perché in realtà oramai non si sveglia più per capricci vari, ma perché magari fa gli incubi (“Papà butto pecchè ha tolto la canzone della Chiquita!” – dal disco del cantautore brasiliano Caetano Veloso, Muitos Carnavais, disco che conosce a memoria e che anche io mi sogno di notte, ma che non c’è verso di non ascoltare almeno una volta al giorno. Che poi basta che gli dici: “Sì, va bene, domani lo mettiamo” o qualunque cosa che gli sia di conforto e lui si riaddormenta.).

Ho abolito anche il biberon, con la scusa che s’è mangiato le ultime tre tettarelle e che al Pianeta Bimbo erano finite. Prima ho usato un thermos col beccuccio di gomma (sgranocchiato anche quello). Ora ho deciso che se ha sete, mi chiama. E io gli porto un bicchiere di succo a letto. E’ più impegnativo (anche perché lo vuole tiepido e, tirandolo fuori dal frigo, devo passarlo al microonde), significa star lì accanto per tutto il tempo che gli serve per berlo mentre praticamente dorme. Ma almeno non mi sporca i muri (non ha più le sbarre!). E le “mutande della notte” molto spesso sono asciutte al mattino dopo. Ma aspetterò un bel po’ prima di provare a togliergliele.

Forse non vi ho detto che a dicembre abbiamo controllato gli esami del sangue: perfetti e senza più un accenno di anemia. Fatto sta che abbiamo sospeso l’aspirinetta (ancora devo dirlo alla De Marchi!). E da allora Pietro mangia come un lupo. Divora qualunque cosa. E poi la frutta. E lo yogurt. E, se è stato bravo, la caramella. E, udite udite, fa colazione con me. Coi cereali e i biscotti. E soprattutto, il grande ritorno, il latte! Poco, va bene, ma dalla tazza e sempre meglio che niente! Ora finalmente so cosa vuol dire avere un bimbo che mangia bene (e posso dire con certezza che prima non mangiava affatto bene!)

Dopo le tossi di ottobre e novembre, non s’è più ammalato, salvo una diarrea fugace tra venerdì e sabato scorso (ok, me la sono gufata come al solito).

Giochiamo insieme. Forse troppo. Adoro questo aspetto dell’essere ritornata bambina. In realtà io grande non mi ci sono mai sentita. Non mi vedo una donna di 28 anni, me ne sento addosso ancora dieci di meno. A volte dico, oddio, ma ho due figli! Sono io “la mamma”! E a volte penso a come vedevo mia mamma io quando ero piccola, a come pendevo dalle sue labbra, a come ero fermamente convinta che avesse sempre ragione e che sapesse sempre esattamente cosa fare. E poi mi osservo nel ruolo di madre e dico, cavolo, non è affatto così! Da un lato mi sento “tradita”: ma come? Io pensavo che “la mamma” fosse perfetta e ora che mi ci trovo mi rendo conto che “la mamma” è tutt’altro che perfetta. Dall’altro lato mi sento a mia volta di “tradire”: chissà lui come mi vede!

In queste nostre gite ai giardinetti sotto casa giochiamo come due deficienti. Giochiamo a calcio, sull’altalena, giù dallo scivolo. Scriviamo per terra con i legnetti. Tutto quello che fa lui, faccio anche io. E a volte, come oggi pomeriggio, tiriamo anche più di un’ora. E il Leo nella carrozzina che dorme. E a volte mi sembra di trascurarlo, ma poi penso che se soffrisse lo manifesterebbe. E allora a volte mi sembra di viziare Pietro, che se avesse un fratello normale (con pianti e tutto il resto) non potrebbe certo beneficiare della mia presenza costante. 

Resta il fatto che, quando ci sono altri bimbi di mezzo, molla i giochi che sta facendo con me e si catapulta fondamentalmente ad espropriare il bimbo in questione del gioco che sta facendo o che addirittura lui pensa che stia per fare. Come ieri quando, vista una bimba aggirarsi nei dintorni dello scivolo, è scattato come una saetta facendo trenta metri di corsa per salire per primo (divertentissimo a vedersi, perché la tipa manco se lo filava, lo scivolo). Questo comportamento però mi mette tristezza perché secondo me potrebbe rappresentare il fatto che si sente insicuro e che deve in qualche modo dominare la situazione. Oggi ha fatto la stessa cosa con una ragazzina di 12 anni (l’età gliel’ho chiesta perché mi sembrava ne avesse 20, col mascara e tutto il resto!) per cui problemi non se ne fa nemmeno se la stazza è diversa dalla sua. A volte mi dico: non è che tutto questo giocare insieme a me non gli faccia bene? Non è che dovrebbe confrontarsi di più con i suoi coetanei?

Con Leo è rimasto bravo: non ha più tentato di colpirlo né di fargli male. Ogni tanto mi commuovo perché lo riempie di baci. Oppure mi chiama se rigurgita e quando piange gli dice: “Non piangee, non è suzzesso niente!”. Poi manifesta la gelosia a suo modo. Se Leo è in braccio al vicino di casa, lui quasi glielo strappa di mano dicendo: “Andiamo a giocare a casa tua!” e trascina il malcapitato a casa, magari scroccando pure la cena. L’altra sera mi ha chiesto di essere preso in braccio “sdraiato” come quando si tengono in braccio i neonati e mentre lo tenevo così e lo riempivo di vezzeggiativi aveva un’espressione tra il contento e l’imbarazzato, come se gli fosse chiaro che sapevo perfettamente che era una regressione. Ieri poi, mi ha chiesto senza preavviso: “Mamma, mi allatti?” tanto che non ero sicura di aver capito bene. Gli ho spiegato che si allattano i bimbi piccoli e che se voleva facevamo finta. Ha funzionato. Ma vi devo confessare che per un momento stavo per cedere al pensiero che il mio Pietrone si attaccasse ancora come quando era piccino…

Monello è monello. Prepotente e sbruffone. Ma sa scioglierti con una tenerezza disarmante. Io lo amo alla follia, di un amore quasi adolescenziale. Non so chi dei due soffrirà di più quando dovrò tornare al lavoro. In questo momento, nonostante gli scleri all’ordine del giorno, le discussioni con mio marito per i soliti argomenti (“Torni a casa e non stai con i bambini”- “E tu allora che sei sempre incazzata”), la pazienza in perpetuo esaurimento, le frustrazioni e gli strippi… vorrei rimanere a fare la mamma a tempo pieno!

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