21 ottobre 2011

Esperimento numero due riuscito (o quasi). Mercoledì siamo andati in fattoria a vedere le mucche con tre amichetti. Pietro s’è divertito molto. All’inizio (eravamo solo io e lui) era un po’ titubante. Non si avvicinava molto. Poi ha visto una bimba andare a toccare e dare la paglia e si è letteralmente scatenato. Corri di qui, corri di là, sbatacchia i secchi, sbatacchia i cancelli… Insomma, è stata proprio una buona idea. Alla fine mi son lasciata convincere a fermarmi per cena. In effetti ero un po’ sulle spine, soprattutto perché quando è arrivata un’altra bimba, Pietro ha cominciato a fare il prepotente, senza però passare ai fatti grazie al cielo. La pappa è stata proprio una soddisfazione. Ha mangiato tutto (pastasciutta dei grandi con ragù dei grandi, altro che pappone!) e due fruttoli. Dopo, forse per il pancino pieno, si sono dedicati alle attività ludiche in totale autonomia e lì allora mi sono veramente rilassata. 

Oggi, finalmente, sono riuscita ad andare a trovare il secondogenito della mia amica. Moro, occhi azzurri, le orecchie cicciotte e la bocca della mamma. E’ stato proprio bravo bravo. Pietro ha reagito bene. Carezze, bacini, l’ha preso persino in braccio! E lo osservava anche in braccio a me, con uno sguardo un po’ enigmatico a dire il vero, ma mai sospetto per gelosia. Ha giocato con tutti i giochi possibili ed immaginabili della primogenita (che non c’era, ovviamente). E secondo me la padrona di casa ha pensato che fosse veramente un bambino modello, visto anche come si è scofanato il risotto con la salsiccia. Insomma, sono stata proprio contenta, “peccato” che, non essendoci la figlia maggiore, fosse tutto più facile.

La cosa che mi ha lasciato un po’ così è che sono tre giorni (compreso oggi) che ogni tanto si piscia addosso, ma proprio completo. Una volta gli ho chiesto se si fosse dimenticato e lui ha detto sì. Una volta gli ho chiesto perché l’avesse fatto e lui ha detto che era ancora piccolo. Pensavo che questa regressione avvenisse almeno dopo la nascita del “Tellino” (a proposito, credo si chiamerà davvero Leonardo, ma non ditelo a Pietro perché per lui è solo ed esclusivamente “Leo”).

Il fatto è che in questi giorni, aiutata da quel miracolo vivente che sono le due nonne, sto ribaltando la casa. Ho sistemato il mio armadio, ho ridiviso le cose del “Tellino” da quelle di Pietro, facendo altri due sacchi da dare a mia mamma, ho svuotato lo sgabuzzino e riordinato tutto, ho tirato su dalla cantina ovetto e carrozzina e lavati insieme a fasciatoio e porta oggetti sopra il fasciatoio… Insomma, sindrome del nido fatta e finita. E quando ho sistemato la carrozzina, lui ha voluto entrare seduto. Gli ho spiegato che non ci stava più, anche se era stata sua. Poi gli ho detto che lui era più grande, ma che restava sempre il mio piccolino e l’ho preso in braccio e baciato. Poco dopo, la pisciata e la risposta: “Sono ancora piccolo”. Un caso? Quel giorno se l’è fatta addosso ben tre volte. Sulla cacca invece è rimasto bravo, per fortuna!

In questi giorni è tornato anche affettuosissimo. Mi vuol baciare continuamente, anche e soprattutto sulla bocca e poi mi dice: “Tei contenta? Bacini e carezze!”

Ieri, tra le mille cose, sono andata a denunciare lo smarrimento della patente. C’è da dire che ci ho messo un secondo. Un modulo. Poi l’operatore mi ha chiesto le fototessere, supponendo che io non le avessi. Invece le avevo. Peccato che poi mi ha detto che non aveva tempo lui di farmi il documento sostitutivo, di tornare. E che palle. Mi ha detto che comunque, per circolare, basta che io abbia fatto denuncia. Poi gli ho chiesto dove avrei dovuto ritirare la patente definitiva (o se, come letto, mi sarebbe arrivata a casa). E lui mi ha detto che l’avrei ritirata. Dove? Negli “appositi uffici”. Gli ho detto che in realtà mi scadeva a fine novembre, se era sicuro che fosse pronta per allora. E lui mi ha detto che mi sarebbe arrivata già rinnovata. Gli ho spiegato che secondo me era impossibile, giacché è prevista la visita per il rinnovo. A quel punto ha ammesso di non sapere bene come funzionasse. Ovviamente era un carabiniere…

Ieri ho anche preso coraggio e chiamato il S. Matteo di Pavia, centro specializzato per citomegalo, per sapere una volta per tutte che tipo di analisi avrei dovuto far fare al “Tellino” una volta nato.

Ragazze, mi ha risposto un medico che mi ha dato il cellulare di una sua collega, che poi ho chiamato e mi ha spiegato il tutto. Non contenta, mi ha fatto chiamare sul cellulare da un’altra sua collega che lavora in laboratorio, la quale mi ha rispiegato tutto con una fermezza, una chiarezza e una sicurezza tali da commuovermi. Mi hanno spiegato che basta analizzare le urine (meglio primo o secondo giorno) del neonato (non la saliva, che può dare dei falsi positivi nel caso allattando io gli abbia passato il virus, cosa comunque innocua – quindi allattamento al seno assolutamente tranquillo – e no sangue, che sarebbe traumatico ed inutile). Se urine negative, BASTA. Stop, finito, fine dell’incubo. Se urine positive, necessaria la conferma su sangue. Ed inizio trafila: eco cerebrale, eco addome, fundus oculi, potenziali evocati uditivi. Chiaro che se invece il bambino nasce “sintomatico” (ittero, petecchie, splenomegalia…) allora è chiaro che è infetto, per cui si fa subito esame del sangue con anche tutti gli altri analiti (ma questa ipotesi è davvero remota, viste le ecografie normali finora). Insomma, mi ha commosso perché mi ha detto che lì il risultato lo sanno il giorno dopo, mi ha lasciato il cellulare e ha detto che se voglio posso mandare mio marito con le urine del bambino senza impegnativa giù da lei a Pavia, che me le fa analizzare. Le ho chiesto se si sarebbe offesa se le avessi fatte sia da noi che da lei e lei mi ha detto: “Che senso avrebbe offendersi davanti ad un bambino appena nato e a dei genitori preoccupati?”.

Ora sono più serena, so che ho un altro punto di appoggio. Ho trovato finalmente qualcuno che sa fare il suo lavoro.

Viceversa oggi sono riuscita anche a farmi un pianto perché finalmente mi hanno chiamato dalla De Marchi per comunicarmi l’esito degli esami. VES risalita a 50, con PCR perfettamente normale. A questo punto l’ipotesi infettiva è molto difficile (a meno che la PCR fosse già normalizzata e la VES, notoriamente più lenta, stesse ancora scendendo). Poi eosinofili ancora sopra la norma (ma a parte il timo che gli aveva irritato il torace, non aveva manifestato allergie in quei giorni). La dottoressa ha confermato che da loro 11.2 g/dl di emoglobina non è anemia e che per lei è un valore accettabile. Poi ha fatto una pausa e mi ha detto: “Io sinceramente non ho nessuna spiegazione al momento per questo rialzo della VES”. Mi ha consigliato di stare tranquilla, di rifare gli esami tra uno o due mesi. Poi mi ha chiesto se Pietro avesse avuto problemi articolari (tradendosi di fatto e mettendo quindi in dubbio la sua diagnosi: l’alternativa se ricordate era un problema reumatologico, tipo artrite reumatoide giovanile). Mi è venuto in mente l’episodio di qualche giorno fa, nella vasca da bagno, dove ho trovato Pietro seduto immobile stranamente che mi ha chiesto di uscire che gli faceva male il piedino. Aveva il malleolo gonfio e rosso, ma mi ha detto che era caduto nella vasca. L’ho tirato fuori, camminava bene, il giorno dopo non ha più avuto niente. Però, cazzo, guarda caso il giorno prima di fare gli esami gli doveva capitare? E io non ero lì a vedere se davvero fosse caduto! Al che le ho chiesto se valesse la pena dosare degli autoanticorpi (anche se nel bambino possono tuttavia restare negativi e anche se lui aveva fatto la famosa infusione di immunoglobuline che non consentiva di dosarli subito dopo in quanto sarebbero venuti falsamente positivi). Lei ha detto che sì, ha senso farli. E allora mi sono presa male perché quel famoso venerdì che siamo stati ricoverati, che c’era pure lo sciopero, hanno comunque fatto i prelievi necessari e li hanno congelati in attesa di essere letti lunedì. E poi sono partiti con l’infusione. Ma gli autoanticorpi non glieli hanno fatti, dicendo poi si vedrà. Ma dopo l’infusione non è stato più possibile farli e allora dico io, non potevano farglieli subito?

Ora ho sentito Fabio che dice di stare tranquilla, che gli esami li rifacciamo prima di due mesi, però quando sta bene bene, che secondo lui erano sballati per la febbre e la tosse e che la PCR negli episodi puramente virali del bambino può rimanere anche ferma. Però cazzo, io ho parlato con una PROFESSORESSA Pediatra che mi ha detto praticamente che non sa interpretare i dati. Fabio ha letto su internet…

Che vi devo dire? Meno male che ci siete voi. E il fatto di scrivere e di sapere che qualcuno legge, per me è proprio terapeutico. In qualche modo vi sto sfruttando, ma spero mi vogliate bene lo stesso…

In risposta alle vostre domande:

-al pomeriggio va a letto verso le 13.30-14.00. Dorme di solito tra le due e le tre ore. L’altro giorno, incubo (“Papà cadutooooooo!”): sveglia dopo solo un’ora e mezza. La sera a letto alle 21.30. Se è serata buona tutto bene. Se no tira le 22.00. 

-pigiamini che gli vanno bene ne ho solo tre (dell’inverno scorso). Ieri sera ha preteso di toglierlo perché il piedino non lo vuole (sono pigiamini di felpina tutti uniti). Allora dorme con pantaloni tuta e felpina maniche lunghe. Sotto, maglietta intima maniche corte. Non ho capito cosa mettete voi: maglietta intima maniche lunghe o corte? Io lascio su la stessa che ha indosso di giorno! Rigorose calzine ai piedi. Lui odia le coperte. La coperta proprio la identifica e la butta fuori. Il lenzuolo lo stringe tutto a sé nella fase di addormentamento ma poi lo trovo sempre matematicamente scoperto…

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