13 aprile 2010

Eccomi, dopo un po’ di latitanza…

Settimana scorsa, finalmente, ferie. Non ferie al mare o in montagna. Semplicemente ferie, a casa. E vuol dir tanto, perché se penso che da quando è nato Pietro non siamo riusciti a far ferie in modo decente… Gli ultimi quattro giorni li avevamo presi a Natale…se ricordate, trascorsi a febbre e Tachipirine.

Invece questa volta no. Questa volta è andata bene. Niente di che, intendiamoci, ma è stato bello.

Mi sono “sconnessa” dall’ospedale a tal punto da dire: “Che bello fare la mamma…quasi quasi…” (quando sono in ospedale poi penso: “Noooo, non potrei fare la mamma a tempo pieno…”). Tutto il mio mondo lavorativo mi sembrava lontanissimo. Siamo andati a comprare delle rose rampicanti da mettere nelle nuove fioriere sul balcone, poi siamo andati in centro un paio di volte, su dai miei in gita, al parco, a sperimentare pop-corn e soprattutto a scoprire l’eccezionale “tazza” per bere acqua senza camomilla!), al mercato e poi, immancabilmente, in Comune a rinnovare la mia carta di identità (scaduta).

E qui racconto un aneddoto. Il 3 giugno mio marito fece una foto a Pietrino appena nato adagiato sul lettone matrimoniale a Vedano. Poi portò la foto in Comune, fece la carta di identità e la portò in Questura, dove gli rilasciarono un tagliandino. La moglie (cioè io) e madre (sempre io) avrebbe dovuto passare in Questura col suddetto tagliandino a ritirare la carta vidimata ed in tal modo valida per l’espatrio. La moglie (cioè io) e madre (…avete capito) perse il tagliandino. Quindi abbiamo pensato, già che eravamo in Comune, di rifare la carta di identità a Pietro (premetto che in tutti questi mesi covavo un’oscura ansia, terrorizzata che da un momento all’altro pervenisse a casa una mora esorbitante da pagare per il “mancato ritiro” in Questura.). Fototessera e via. Nuovo certificato, valido per sei mesi o per cinque anni qualora avessimo validato in Questura. Ok, andiamo in Questura. Anche se era un giorno feriale, la coda arrivava fin fuori. Ma…un momento… la coda per i “ritiri” è più breve. E se…? Mi metto in coda di lì. Arriviamo in fondo e: “Buongiorno… ehm… devo ritirare una carta di identità rilasciata ehm… il 3 giugno 2009… è ancora valido…? Ho perso il tagliandino…”. L’omino abbassa lo sguardo su un plico di carte esattamente sotto lo sportello. Apre il fascicolo. “Pietro?” fa lui. E io: “Ehm.. sì!” E lui: “Prego!”

E fu così che il piccolo Pietro possiede una carta di identità datata 6 aprile 2010 valevole solo per l’Italia, in cui appare ciccione e con la lingua di fuori e nella quale risulta residente a Monza e una carta di identità datata 3 giugno 2009 valevole per altri quattro anni e soprattutto per l’espatrio in cui risulta residente a Vedano al Lambro e mi guarda con un faccino tutto rosso e graffiato dalle unghiette dall’alto dei suoi 3 giorni di vita!

Il giorno del mio compleanno mi sono comprata un paio di scarpe folli, di raso lilla col tacco (già non sono una da shopping, figuriamoci questo tipo di shopping) che mi ha regalato Fabio. Poi ho preso McDonald da asporto (io lo adoro. L’ultima volta che l’ho mangiato ero incinta di Pietro). La sera siamo usciti a cena Fabio, Pietro ed io. Ed ho realizzato che non eravamo mai usciti da soli noi tre. Ha dormito tutto il tempo del “pre”, per svegliarsi quando è arrivato il filetto. Ma col panino ormai lo metti a tacere tutta sera.

Ma passiamo ai progressi:

-Gattonamento turbo. Il bimbo non è più raggiungibile. Nell’ordine ha ingerito: fili elettrici, margherite, terriccio fresco di vaso da balcone, foglioline da pianta di ginseng, elementi cartacei di varia natura, plasticume, riccioli di polvere, detriti appiccicati alle ruote del passeggino, Johnson’s Baby Softwash, estremità semovibile di penna per scrivere in plastica, un sasso (questi ultimi cavati dalla bocca infilando il mio indice a uncino da dx a sx, anche se questa manovra è sconsigliata)

-Ho riportato il box che avevo lasciato su dai miei (a guisa di lettino) a casa nostra (a guisa di box). Appena scavalchi col bambino il bordo, si levano urla isteriche. Ma almeno posso andare a pisciare.

-Nuovi alimenti: uovo di Pasqua, al latte o fondente, torta di compleanno mamma (con panna montata e fragole), fragole (che tanto temevo, trangugiate con foga e schiocchi di lingua), patatine fritte di McDonald, salamino Esselunga, popcorn, pizza, pomodoro (poco), olive.

-Pietro mi offre le cose. Quando fa colazione, dopo un po’ mi propone il biberon e non lo ritrae finchè non fingi di succhiarlo.

-Niente parole sensate. Sempre solo “Ba”, “Ta”, “Ma”. A volte “Babà”. A volte “Babba”.

-Ghigna come un satanasso quando lo insegui, soprattutto se stai gridando “NO!” con gli occhi di fuori.

-Niente scarpe. A parte che ce le hanno regalate e secondo me non son del suo numero (tutte troppo grandi). Tollera solo un paio di tela con il velcro. E per poco.

-Adora gli animali. Piccioni, cani, cigni, pappagallini, pesciolini nell’acquario. Il problema è quando è ora di andar via…

-Non puoi più cambiarlo sul fasciatoio. No. Lui si torce. Esatto. SI TORCE. Si attacca con le mani al bordo e si prona. Io gli prendo le gambine e lo torco dall’altra parte. Insomma, come quando strizzi un golf. Lui niente. E dagli la Fissan, e dagli il Softwash (e poi si sa…vedi il punto degli “oggetti ingeriti”). Niente. Urla come un pazzo. Un vero sport. Ogni tanto lo lascerei nudo.

-Non puoi più nutrirlo. No. Lui si torce. Esatto. SI TORCE. Si gira sul seggiolone e si mette in piedi. A nulla vale legarlo. Poi smanaccia. Ho provato a lasciargli prendere il cucchiaio…e a seguirne la traiettoria. Ma no, non vuole metterselo in bocca. Preferisce l’occhio dx (o l’orecchio sx).

-Oggi, Pietro ha imparato a battere le manine (con “qualche” mese di ritardo sui vostri…) e comunque l’esibizione ce la fa penare!

-Non è un coccolone, anzi. Si dimena se lo prendi in braccio. Se lo tiri su mentre gattona si incazza in un modo… Diventa isterico e urla. Si lascia prendere solo quando è cotto cotto come ieri sera (altro turno 8.00-20.00, son tornata alle 20.30), che quasi si addormentava in braccio con la immancabile camomilla. Io, che non ci sono abituata, quasi mi mettevo a piangere dalla commozione!

-Sono tre notti che si sveglia urlando. Io mi alzo dalle due alle cinque volte. Solo per rifargli il biberon e/o darglielo. Beve come un disperato. E al mattino è tutto pisciato fuori (pannolino Esselunga è buono, ma c’è un limite a tutto). Saranno i denti? Avrà incubi? Solo sete? Sente mancanza di mamma dopo nove giorni insieme? (No, ok, questa no). Io comunque dopo tre notti così e due giorni di lavoro da 12 e 10 ore rispettivamente sono già distrutta…

Per concludere in bellezza, ero convinta di essere incinta. Mi sentivo tutti i sintomi. E poi avevo un ritardo. Ieri sera ho fatto il test: negativo. Oggi mi son venute. Da un lato mi ero già figurata un nuovo pargolo a gennaio, da un lato mi sento più leggera…

Un pensiero su “13 aprile 2010”

  1. sto leggendo il blog al contrario…. cioè in ordine cronologico, e mi sono appassionata alla vita di Pietro e a tutta la famiglia.

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