E finalmente, il miracolo!
Santiago Gabriele non mi ha fatto alzare di notte. Il che non vuol dire che non si sia svegliato. Né che io non mi sia alzata.
Ma andiamo con ordine.
Ieri siamo stati a trovare la zia dopo la nanna del pomeriggio. Siccome il pargolo dormiva da più di due ore ed era già tardi, l’ho svegliato io alle 15.00 (cosa mai fatta prima). Una volta arrivati, mentre conversavo con la zia, SG è stato tutto il tempo in giro a gattonare autonomamente oppure a passeggiare in braccio alla badante, con la quale ha stretto apparentemente un bel rapporto. Verso le 19.30 siamo partiti alla volta di casa e, da come si stropicciava gli occhi, immaginavo si sarebbe addormentato in auto. Invece, complici i soliti litigi rumorosi dei fratelli, ha retto fino al nostro arrivo. Il pappone servito sul terrazzo lo ha rianimato e per tutta la prima puntata di E.R. (ebbene sì, mio marito ci ha convinti a questa maratona di più di 370 episodi) è rimasto sveglio. Verso le 21.00 però l’ho cambiato e portato a nanna.
Adesso per farlo addormentare cammino avanti e indietro al buio cantando la classica Ninna Nanna Ninna Oh (questo bimbo/Santiaguito a chi lo do etc etc). Capita che non inizi subito a cantare e che lui si dimeni fino a che non intono le prime note. A quel punto si rilassa. Per fortuna sembra almeno aver perso quella brutta abitudine di sbracciare e scalciare che aveva in Corsica. La soluzione in quel caso era stringerlo forte, come se fosse in fasce: il malandrino prima urlava come un matto opponendo resistenza e poi, quando capiva che ero più forte io, lanciava una risatina delle sue, faceva un lungo sospiro e si lasciava cullare. Adesso, oltre alla camminata con la ninna nanna, pare funzionare anche il sedermi sulla seggiola tenendolo appoggiato sulle ginocchia, la mano destra sotto la testa e la sinistra ad accarezzargli il pancino. Tiene il ritmo battendo il piedino contro la mia gamba. Dopo un po’ che canto sostituisco le parole con una “mmm” intonata e poi smetto. Il difficile è sempre metterlo nel lettino senza che si svegli. Anche perché a volte non è ancora addormentato quando ce lo infilo. Ma l’epicondilite non mi dà tregua e meno sta in braccio e meglio è. Lo appoggio sul fianco destro e gli tengo la manina destra mentre sfilo il mio braccio da sotto il collo per impedire che questo movimento lo faccia rotolare a pancia in su. Poi rimango qualche secondo con le mani a contatto. Lentamente le tolgo avendo cura di stare qualche secondo ad un paio di centimetri dalla sua pelle in modo che senta ancora un po’ di calore e infine sostituisco la mano dietro la schiena con l’ippopotamo di peluche.
Sembra complicato, ma in effetti non lo è. Diciamo che funziona e tanto mi basta.
Il rituale è stato il medesimo di tutte le sere: niente di nuovo, niente di strano. Terminata la seconda puntata ho preparato tre biberon, due di latte e uno di camomilla. Prima di andare a letto sono entrata in stanza, saranno state le 23.00. Dormiva pacifico a pancia in giù (ormai si gira quasi sempre) e ci ho messo un po’ prima di riuscire a ruotarlo supino perché, nonostante non si svegliasse, opponeva resistenza. Gli ho ficcato il primo biberon di latte in bocca e ha cominciato a ciucciare avidamente. Ho incastonato la bottiglietta tra lui e l’ippopotamo e poi ho lasciato gli altri due biberon appoggiati alla spondina.
Durante la notte l’ho sentito cacciare qualche vagito, come sempre. Ma non ha mai pianto in quel modo che mi costringe ad intervenire. Fino alle 7.30, orario in cui, sentite le urla, mi sono alzata e, giunta in camera, ho potuto constatare come, durante la notte, avesse evidentemente trovato il secondo biberon di latte e se ne fosse servito autonomamente, lasciando intonsa la camomilla. Ho preparato un altro latte e gliel’ho dato. E sono pure tornata a letto fino alle 9.00.
Direi che vale come notte intera, no?
In realtà alla 1.30 ho dovuto alzarmi comunque disperata a silenziare il telefono di mio marito che continuava a sparare notifiche di messaggi a tutto volume (lui non lo silenzia mai e ha amici nottambuli). Ci ho messo poi un bel po’ a riaddormentarmi e successivamente ho avuto ulteriori brevi risvegli, a volte in concomitanza coi vagiti, a volte spontanei.
Ma insomma, ciò non toglie che Goguito abbia fatto la sua prima notte intera senza l’aiuto della mamma. Sono molto orgogliosa di lui!